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«Troppe ore di lavoro e malpagate»: parlano gli stagionali

Con l’arrivo della stagione estiva le attività hanno problemi a reperire gli stagionali. Che si lamentano per orari pesanti e stipendi bassi
Uno dei tanti lavoratori stagionali in un ristorante
Uno dei tanti lavoratori stagionali in un ristorante

di Marina Caserta

GROSSETO. Con l’arrivo della bella stagione, arriva anche il problema dei ristoratori nel trovare personale. E non solo loro, lo stesso discorso vale anche per le altre categorie che lavorano soprattutto nella stagione estiva.

Se da un lato, quindi, abbiamo ristoratori disperati perché non trovano il personale, dall’altro ci sono ragazzi in difficoltà per le condizioni di lavoro proposte e gli stipendi. Troppo pesanti le prime, poco appetibili i secondi.

«Quando ho fatto la stagione, l’anno scorso – racconta Silvia, che ha lavorato in uno stabilimento balneare – la vita consisteva nel dormire e andare al lavoro per 10 o 12 ore al giorno. Non avevo tempo per fare altro, non avevo nemmeno il giorno libero e riuscire a riposarsi dopo tutte quelle ore era difficilissimo. Sono solo pochi mesi, è vero, ma ti consumano come oltre un anno». 

Il nodo degli stipendi

C’è poi il nodo degli stipendi.

Qualcuno dice infatti che una parte viene pagata “in bianco” e una parte “in nero“. E che anche i contratti non sono tutti regolarissimi.

«Mi è capitato anche di non ricevere tutti i soldi, ma alla fine non posso fare niente per prendere la parte che mi era stata promessa in nero – racconta Matteo, anche lui stagionale in un ristorante – e io quelle ore le ho lavorate. Solo che a inizio stagione ti fidi, a fine stagione rimani fregato».

Anche per questo si crea molta incertezza per le persone che decidono di fare la stagione.

Inoltre questi contratti che non coprono tutte le ore di lavoro fanno abbassare notevolmente la quota di disoccupazione mensile (Naspi) per i mesi di “non lavoro”, eppure questa “paga” è diventata fondamentale per i ragazzi che decidono di lavorare durante la stagione estiva e studiare durante i mesi freddi. Sono molti di più di quanti si creda.

Ma la colpa, a quanto pare, non è solo dei datori di lavoro. Per la legge dei grandi numeri c’è qualcuno che sfrutta il personale per il proprio orticello, ma altri sono in difficoltà per il peso della tassazione sul lavoro, che in Italia è altissima. E scoraggia anche chi avrebbe buona volontà.

«Nessuno vuole non dare quello che spetta alle persone – spiega il titolare di un ristorante – ma come facciamo con questa mole di tasse? Il costo di ogni singola assunzione, anche a tempo determinato, è altissimo».

In effetti il costo del lavoro è del 120%: questo vuol dire che per ogni euro dello stipendio pagato, l’azienda ne paga due e venti centesimi, e se ci sommiamo tutte le altre tasse che devono affrontare le imprese, si crea un quadro di disagio, non solo per chi fa la stagione estiva come dipendente, ma anche per chi offre il lavoro.

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