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Parte la stagione ma mancano i cuochi

Secondo gli operatori del settore la filiera del lavoro stagionale avrebbe bisogno di circa 10-15mila persone in più, in particolare molti specialisti
Un cuoco in cucina

GROSSETO. Fra qualche settimana la macchina del turismo si rimetterà in moto ma a sentire gli addetti del settore però le avvisaglie sono contrastanti.

Se da una parte gli operatori annunciano un aumento esponenziale delle prenotazioni (rispetto al 2022) per alberghi, agriturismo e casa vacanze, da l’altro a fa preoccupare la mancanza cronica di personale. Soprattutto quello specializzato, cuochi in particolare e camerieri. Insomma, se si guardano le richieste dello scorso anno, mancano nel territorio dai 10 mila ai 15 mila lavoratori.

La tendenza della ricerca del personale non cambia da anni

La ricerca del personale, fin dall’inizio dell’anno, è dunque una delle priorità di imprenditori e aziende. All’ultima borsa del lavoro erano presenti circa 250 aziende a caccia di dipendenti e sembra che solo due cuochi “professionisti” siano stati ingaggiati tramite l’evento.

Eleonora Angeli, coordinatrice Ebtt e general manager dell’Hotel Rombino e dell’Hotel Cala di Forno a Fonteblanda, conferma che la situazione è davvero difficile. 

«L’evento della borsa mercato, dove le aziende incontravano direttamente i candidati per la stagione, è stato un po’ sottotono – dice – Non si sono presentate tutte le persone che erano iscritte nel database. Ad abbassare l’età media dei candidati c’erano molti dei ragazzi maggiorenni provenienti dalle scuole del territorio ma abbiamo riscontrato una presenza di molte persone tra i 48 e i 62 anni».

«Noi continuiamo comunque a fare reclutamento e pre-colloqui tramite il nostro centro servizi – dice Angeli – Basta solo che le aziende e i lavoratori ci contattino. Oggi, per esempio, sono arrivati solo per la mia azienda 10 curricula. Ho l’impressione che molti non si siano voluti presentare all’evento anche per evitare la calca e la confusione. Per ora ne ho già selezionate 4, poi vediamo gli altri profili».

Problemi per arruolare personale su tutta la costa

«Ormai da anni la situazione è questa – conferma Adalberto Sabbatini, responsabile balneari della Cna Grosseto – anche se c’è un risveglio dei giovani in cerca del primo impiego, praticamente in tutti i settori. Servono però gli specialisti, appunto cuochi o camerieri, e qui purtroppo i nodi vengono al pettine e trovare il personale giusto per le attività è davvero difficile».

Anche un luogo considerato d’elite come Castiglione della Pescaia si sta preparando al via della stagione, che di solito coincide con l’arrivo della Pasqua. Secondo Acot, l’associazione degli albergatori, c’è un risveglio delle prenotazioni come non si registrava da prima del Covid, che fa ben sperare per tornare ad avere tante presenze turistiche. E Castiglione, secondi i dati della Regione Toscana, ormai è ai vertici della classifica con circa 200 mila arrivi che si trasformano in 1,7 milioni di presenze.

Il rifiuto del lavoro stagionale e il problema degli alloggi

Tutti gli imprenditori lamentano però che se da un lato c’è chi si propone per lavorare tutta la stagione dall’altro, ormai da anni, viene fatto presente che c’è bisogno di alloggi per il personale. Anche i costi del viaggio per un pendolare, e gli orari “lunghi” di chi lavora d’estate, mettono in difficoltà, e le stesse famiglie chiedono per i propri figli un posto dove stare direttamente sul posto di lavoro: una situazione anche questa difficile da soddisfare, considerando i costi di un affitto al mare e la scarsa disponibilità.

«La carenza di lavoratori stagionali non è ovviamente solo colpa del reddito di cittadinanza – dice Eleonora Angeli – Molti cercano un orario part time o lo spezzato. Specialmente i genitori che devono seguire i figli. A volte è anche la distanza a preoccupare. 30 km spesso è una distanza proibitiva, sia per chi ha una sola auto in famiglia, sia per chi, pur volendo, non riesce a raggiungere la destinazione per carenza di mezzi pubblici».

«Forse anche le amministrazioni potrebbero dare una mano su questo frangente – conclude Angeli – alcuni rifiutano anche perché cinque mesi di lavoro sono pochi, ma è da dire che la stragrande maggioranza dei datori non ha la possibilità di assumere per più mesi».

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