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Tesoro a Montecristo, chiesta la messa alla prova

L’imprenditore naufragato al largo dell’isola e salvato dai carabinieri di nuovo di fronte al giudice: se la richiesta verrà accolta svolgerà lavori socialmente utili
Davide Pecorelli - tesoro di Montecristo
Davide Pecorelli davanti alla caserma dei carabinieri

GROSSETO. Autocalunnia, sostituzione di persona e presentazione di documenti falsificati: per questi reati, giovedì 16 febbraio, Davide Pecorelli si è trovato di fronte al giudice Marco Mezzaluna, per l’udienza preliminare, durante la quale sarebbe dovuto essere deciso il rinvio a giudizio dell’imprenditore umbro. 

Udienza rinviata a giugno

L’udienza è stata rinviata al prossimo giugno: Pecorelli, assistito dall’avvocato Andrea Castori, si è presentato davanti al giudice e ha chiesto la messa alla prova che la Riforma Cartabia rende ora possibile anche in casi come quello dell’imprenditore. 

La messa alla prova infatti permette la sospensione del procedimento penale e lo svolgimento di un programma di trattamento, come lavori di pubblica utilità. L’esito positivo della prova ha il rilevante effetto di estinguere il reato. Con la Riforma Cartabia, sono aumentati i reati per i quali la richiesta della messa alla prova è ammesso.

Il pm aveva già chiesto l’archiviazione del reato di ricettazione, richiesta che era stata accolta dal giudice. 

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