GROSSETO. Chi non è abituato a frequentare le aule del tribunale, non sa mai che reazione potrebbe avere di fronte a un processo. Né quando viene chiamato come testimone, né quando si trova seduto sul banco degli imputati.
Quello che però si sa, o comunque si deve sapere, è che le sentenze non si commentano. Magari, si impugnano e si propone appello. È questo quello che farà una donna di Grosseto, condannata per diffamazione per aver apostrofato un medico no vax, dandogli del “cialtrone”.
L’appello per ribadire un principio
Il processo, che si è celebrato in tribunale a Grosseto, vedeva sul banco degli imputati la donna, madre di un ragazzo al quale, nel 2014, è stato diagnosticato l’autismo. All’inizio la donna non sapeva dove sbattere la testa e si iscrisse ad alcuni gruppi di genitori che da prima di lei si erano trovati ad affrontare una diagnosi simile.
Ma tra i tanti genitori che cercavano di supportarsi a vicenda, ce n’erano diversi che mettevano in correlazione il vaccino con l’autismo, genitori disposti a portare i propri figli in Russia per sottoporli all’elettrochoc e medici, come quello che lei definì “cialtrone” in un post su Facebook, che affermavano di poter curare questa sindrome con pratiche di dubbia valenza scientifica, anche con l’omeopatia.
Quel medico, al quale all’epoca furono dedicate anche diverse trasmissioni sulle televisioni nazionali, la querelò e la sostituta procuratrice Anna Pensabene, chiese il rinvio a giudizio della donna che pochi giorni fa, difesa dall’avvocato Alberto Bancalà, è stata condannata a due mesi di reclusione con pena sospesa (condanna chiesta dal vice procuratore onorario Alessandro Bonasera) e al pagamento di una multa da 2.000 euro, oltre alle spese processuali dal giudice Adolfo Di Zenzo.
Condanna contro la quale la donna ha deciso di presentare appello. «Non per la condanna in sé – dice – ma per ribadire un principio. Per mesi e mesi sono stata letteralmente bullizzata da decine di genitori no vax per la mia posizione. Non posso fermarmi qui».
Denunciato il testimone con sindrome dello spettro autistico
Post velenosi, minacce di morte, continui attacchi: la donna, da quando ha scritto quel commento, è stata travolta dalla macchina del fango sul web. E anche in aula, dove un ragazzo anche lui con sindrome dello spettro autistico è stato chiamato a testimoniare in favore dell’imputata, qualche schizzo pare essere arrivato: il giovane è stato denunciato dal medico, per la sua deposizione, ritenuta anche questa diffamatoria.
Peraltro, durante l’udienza, le ripetute sollecitazioni da parte dell’avvocato del medico nei confronti del testimone con sindrome dello spettro autistico, ha provocato nel teste un cosiddetto “meltdown”. Ovvero, una crisi tipica di chi soffre di questi disturbi, che lo ha mandato in confusione.
La difesa della donna si era articolata su due concetti: il diritto di critica, per quelle pratiche omeopatiche presentate come alternative alla medicina tradizionale nella cura della sindrome dello spettro autistico e la risposta che la donna aveva dato alle centinaia e centinaia di attacchi e provocazioni subite sui social.
La vicenda giudiziaria, in primo grado, si è conclusa con la condanna della donna. Ora, l’unica cosa da fare, sarà proporre appello.

45 anni, redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l’ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi
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