Puzzi in città, sequestro al depuratore: tre indagati | MaremmaOggi Skip to content

Puzzi in città, sequestro al depuratore: tre indagati

Al centro dell’inchiesta della procura il trattamento dei fanghi: l’inchiesta è partita dopo che i cittadini avevano segnalato più volte i miasmi insopportabili. Contestato il reato di inquinamento ambientale
Puzzi in città, il depuratore di San Giovanni sulle Collacchie
Puzzi in città, il depuratore di San Giovanni sulle Collacchie

GROSSETO. Due avvisi di garanzia, per permettere ai consulenti tecnici della Procura di prelevare campioni al depuratore di San Giovanni e agli indagati e alla società Adf di nominare consulenti propri per le controanalisi.

È un atto dovuto quello notificato martedì 27 dicembre dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura, che si sono presentati in tarda mattinata all’impianto sulla strada delle Collacchie.

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Giampaolo Melchionna, vede al centro il depuratore di San Giovanni, che è stato, negli ultimi due anni, oggetto di lavori di ammodernamento da parte della società.

Depuratore dove vengono trattati i fanghi.

Ed è proprio su questa parte del trattamento di depurazione che si è concentrata l’attenzione della Procura: sulla base delle analisi effettuate nei mesi scorsi dai carabinieri e dai consulenti tecnici, non sarebbero stati infatti rispettati i parametri di legge per quanto riguarda la concentrazione di alcuni inquinanti, tra cui alcuni idrocarburi. Oltre a reiterati superamenti dei limiti emissivi, relativi all’idrogeno solforato e all’ammoniaca.

L’indagine si è estesa anche al fosso dei Mulini e al collettore Morelle, arrivando fino al parco della Maremma, dove le criticità hanno portato a un deterioramento dell’ecosistema.

Cittadini esasperati dai miasmi

A dare il la alle indagini sono stati i cittadini, che soprattutto a partire da giugno del 2021, quando il nuovo depuratore per il trattamento dei fanghi è entrato in funzione, hanno presentato una sessantina di esposti.

L’odore acre e insopportabile che spesso ha esasperato i cittadini, è stato infatti segnalato da più parti e i carabinieri, coordinati dal pm Melchionna e con il supporto dei consulenti tecnici hanno rilevato che qualcosa, in quel ciclo, non avrebbe funzionato in maniera corretta. Perché nei fanghi che arrivano in acqua, attraverso il fosso dei Mulini, ci sarebbero concentrazioni di idrocarburi superiori a quanto consentito.

L’indagine della Procura, sfociata questa mattina con la notifica degli avvisi di garanzia e con un’ispezione e alcuni prelievi nell’impianto, segue, a distanza di qualche anno, l’inchiesta “Black Water”, fatta dalla polizia stradale e della polizia municipale che avevano passato al setaccio proprio l’appalto per la realizzazione dell’impianto. Le accuse nei confronti dei vertici di Adf sono state poi archiviate, mentre sono rimaste in piedi quelle nei confronti della Newlisi spa, la società che si era aggiudicata i lavori. 

Ora un nuovo filone, che ha al centro proprio il trattamento dei fanghi.

Ipotesi inquinamento ambientale

Sono tre al momento i nomi iscritti nel registro degli indagati: quello di Michela Ticciati, responsabile tecnico della società, di Cristiano Capocci, responsabile dell’Unità approvvigionamenti e controllo e quello di una ex dipendente che oggi lavora come funzionaria in Comune, per la quale però al momento non è stata applicata alcuna misura. 

A firmare l’ordinanza di sequestro è stato il giudice per le indagini preliminari Marco Mezzaluna: l’impianto, ovviamente, non si fermerà.

Il sequestro serve, al momento, per permettere alla Procura di effettuare ulteriori accertamenti tecnici irripetibili: sarà però fermato il ciclo di trattamento dei fanghi entrato in funzione da un anno e mezzo e verrà riattivato quello utilizzato fino all’apertura del nuovo impianto. 

La Procura ha contestato agli indagati i reati di emissioni in atmosfera, inquinamento ambientale, emissioni in atmosfera (per i cattivi odori), getto pericoloso di cose, per lo scarico in acqua di fanghi con concentrazioni di idrocarburi, soprattutto azoto nitroso, superiori al consentito. 

Alta concentrazione di metalli pesanti 

La Procura, nei mesi scorsi ha raccolto decine di campioni sui fanghi trattati scoprendo che le concentrazioni di idrocarburi e metalli pesanti fossero superiori a quanto consentito. Rilievi che erano stati fatti anche da Arpat, che aveva elevato alcune sanzioni alla società Adf. A finire nel mirino della procura è stato il trattamento degli extraflussi provenienti dall’idrolisi dei fanghi che arrivano al depuratore da fuori. 

I carabinieri e i consulenti tecnici della procura hanno anche prelevato alcuni campioni di fanghi in quattro stazioni vicine allo scarico: solo le acque direttamente provenienti dal fosso dei Mulini hanno quelle concentrazioni, che diminuiscono mano a mano che ci si allontana.

Segno che, ipotizza la procura, quelle concentrazioni dipendono direttamente dai fanghi trattati. Per questo il pm ha disposto la chiusura della nuova linea di trattamento dei fanghi. 

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