PORTO SANTO STEFANO. Non gli era servita a fermarsi nemmeno la sentenza di patteggiamento discussa poco meno di un mese fa. E non gli era servito nemmeno il divieto di avvicinamento e l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico.
Aveva continuato a maltrattare la sua ex moglie, che dopo il patteggiamento per maltrattamenti del marzo scorso, aveva deciso di riprenderlo in casa. Ma la vita della donna, non era cambiata: era stata costretta a subire di nuovo le sue offese, ad essere sopraffatta dall’ossessione della sua gelosia, dalla sua violenza che poteva scatenarsi in ogni momento, anche di fronte al loro bambino, di appena 5 anni. O contro la figlia di lei e il suo fidanzato.
L’aggressione alla fermata dell’autobus
La donna, che aveva dato il permesso all’ex marito di continuare a frequentare casa sua per stare insieme al loro bambino, dal 5 aprile aveva visto di nuovo precipitare la situazione. Quella sera, dopo aver mangiato tutti insieme, aveva detto all’uomo di andarsene. Lui si era messo a urlare, prima in casa, poi davanti al palazzo.
La mattina successiva si era ripresentato per entrare in casa ma di fronte al no della donna, si era di nuovo messo a urlare contro di lei, tentando di sfondare la porta a calci.
Non contento, intorno alle 11.25 del 6 aprile, si era presentato alla fermata dell’autobus e dopo aver offeso la sua ex, sua figlia e anche il fidanzato della ragazza, era riuscito a prendere la donna per il collo. Lei aveva cercato di difendersi allungando una mano davanti a sé. Il cinquantatreenne, dopo avergliela afferrata, le ha strappato l’unghia del dito medio costringendola a rivolgersi al pronto soccorso.
Un’aggressione scattata davanti a una coppia di turisti che si era fermata pochi minuti prima a chiedere indicazioni alla donna. L’uomo era riuscito poi a bloccare il 53enne di Porto Santo Stefano, che continuava ad offendere e spintonare anche la sua compagna.
«Mi accusa di tradirlo»
Le botte, le urla, le offese. E l’ossessione che non abbandonava mai l’uomo, convinto che la moglie lo tradisse. Centinaia di messaggi inviati su Whatsapp ripetono infatti la stessa tiritera: l’uomo non faceva altro che accusare la moglie di tradirlo con il suo ex datore di lavoro.
Dopo l’aggressione subita alla fermata dell’autobus, la donna ha chiamato i carabinieri che sono intervenuti subito. Mettendo questa volta la parola fine a tutti i soprusi e le vessazioni subite.
Il sostituto procuratore Giampaolo Melchionna ha infatti chiesto al giudice per le indagini preliminari Sergio Compagnucci un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Il 53enne è stato arrestato dai carabinieri e portato in via Saffi. Scrive il giudice nell’ordinanza: «allo stato, l’unica misura in grado di soddisfare l’esigenza cautelare suddetta è quella carceraria, avendo l’indagato dimostrato nei fatti di restare totalmente invulnerabile agli effetti deterrenti di misure diverse».

45 anni, redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l’ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi
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