Omicidio di Gavorrano: condannati a 14 anni, non c'è stata premeditazione | MaremmaOggi Skip to content

Omicidio di Gavorrano: condannati a 14 anni, non c’è stata premeditazione

I due imputati hanno aspettato per quasi tre ore la decisione dei giudici: in aula c’erano anche le loro famiglie
I carabinieri davanti al bivacco
I carabinieri davanti al bivacco dov’è avvenuto l’omicidio

GAVORRANO. Ultima udienza del processo per l’omicidio del Filare di Gavorrano: Mirko Meozzi e Sonia Santi, sono stati condannati per l’omicidio di Bouazza Jarmouni, lo spacciatore 25enne che l’11 agosto 2019 avevano deciso di rapinare.

Entrambi sono stati condannati a 14 anni di reclusione e al pagamento delle spese processuali. «Non c’è stata premeditazione», ha detto il presidente della corte Adolfo Di Zenzo che ha così accolto la richiesta formulata dall’avvocato Roberto Cerboni, difensore di Meozzi, di accedere all’abbreviato.

Meozzi e Santi sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e dovranno anche risarcire il danno al ventenne che si è costituito parte civile e che quella notte fu ferito da un colpo di pistola all’addome. Immediatamente eseguibile una provvisionale di 30.000 euro.  Meozzi è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali per la parte civile.

La sentenza davanti ai genitori

La sostituta procuratrice Anna Pensabene aveva chiesto per entrambi l’ergastolo. I due imputati erano di nuovo seduti uno dietro l’altro, con gli avvocati Roberto Cerboni e Donatella Panzarola (difesa Meozzi) e Loredana Giuggioli (difesa Santi) nell’aula d’assise del tribunale di Grosseto, di fronte al collegio composto dal presidente Adolfo Di Zenzo e dalla giudice Laura Previti. In aula c’era anche Rahaal El Jamouni, il ventenne che era rimasto ferito la notte dell’agguato nel bosco dei bacini di San Giovanni al Filare di Gavorrano. Il ragazzo, parte civile nel processo.

Sonia Santi ha voluto parlare in aula: «Nella vita ho fatto tanti errori, che se potessi tornare indietro non rifarei. Quella sera non volevo uccidere nessuno, non l’ho fatto – ha detto ai giudici – Volevo solo un po’ di droga. Ora sono una mamma e non sono più la persona che ero prima. Spero che questa corte mi permetta di continuare a fare la madre».

In aula, ad attendere la sentenza, c’erano i genitori di Meozzi e la mamma di Sonia Santi, che hanno aspettato la decisione dei giudici che sono rimasti per quasi tre ore in camera di consiglio.

 

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