GROSSETO. Nel progetto per la risistemazione di piazza della Palma ci sono, soprattutto, le vie adiacenti. In particolare via Garibaldi, via Corsini, largo Gentili, fino a piazza Martiri d’Istia, quella messa peggio, dove i commercianti che sono nei dintorni, scherzando, parlano di “fossa delle Marianne” riferendosi al vistoso avvallamento di parte delle pietre. Qui, negli ultimi mesi, ci sono state anche numerose cadute.
Ma il progetto è più ampio e comprende, d’accordo la Soprintendenza, di coprire con le pietre anche la grossa cisterna di largo Gentili. Quella, per capirsi, che è circondata da una ringhiera metallica e che in pochissimi sanno cosa sia. Peraltro non è illuminata, non ha un cartello che spieghi almeno di cosa si tratti e di fatto serve, per lo più, come gigantesco cestino dei rifiuti.
Tutta l’area, compreso il riquadro adiacente che dovrebbe essere un giardino, ma che in realtà è solo un rettangolo sterrato, sarà coperta dalle stesse pietre della strada. Diventerà davvero un “largo”, dedicato a quel Carlo Gentili (1910-1996), pittore e scultore, che proprio lì davanti, dove ora c’è un ristorante, aveva la sua bottega.
Almeno lui, ma è solo una chiosa, sarà ricordato in qualche modo dai grossetani. Non come Randolfo Pacciardi (1899-1991), politico repubblicano originario di Giuncarico, a cui sarebbe dedicata piazza della Palma, ma che i grossetani chiameranno sempre con quest’ultimo nome.
Una cisterna medicea, realizzata a fine XVI secolo
La cisterna di largo Gentili non è di origine romana, come molti pensano, ma assai più recente. Fu costruita dai Medici, più o meno nel periodo della realizzazione delle Mura. Quindi fra il 1565 il 1593.
E in città ne furono realizzate parecchie. Due sono sotto a piazza Dante, sul lato che guarda Canapone. Un’altra è sotto al pozzo della Bufala, nel chiostro di San Francesco, realizzata nel 1590. La leggenda vuole che il nome derivi da una bufala che, per fuggire al macello a cui era destinata, entrò all’interno del chiostro precipitando e morendo nell’enorme buca che era stata scavata per la costruzione del pozzo.
È invece più antica, la cisterna che si trova sotto al pozzo dello Spedale (o pozzo delle Corna), in via Ginori. Fu realizzata per approvigionare, appunto, l’ospedale, che era dove ora c’è l’università, e risale al 1465. Ospedale risalente al XIII secolo e, in origine, gestito dai Francescani.
«Abbiamo chiesto il permesso alla Soprintendenza – spiega l’assessore ai lavori pubblici Riccardo Ginanneschi – per dare un volto più ordinato a tutta l’area. Del resto è una cisterna come ce ne sono altre in città, tutte coperte, e non ha gran valore artistico e turistico. E, purtroppo, diventa spesso un cestino per i maleducati».
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