GROSSETO. Nessun maltrattamento, ma una condotta persecutoria nei confronti dell’ex compagna. La donna, martedì 7 marzo, aveva chiesto l’intervento della polizia che, nella notte, aveva arrestato un tatuatore di 42 anni: agli agenti aveva detto di essere stata picchiata dall’ex compagno che se n’era poi andato dall’appartamento portando via anche due telefoni cellulari.
Accusato di stalking e rapina
Il 42enne venerdì 10 marzo è stato interrogato dal giudice Sergio Compagnucci che ha convalidato l’arresto. Difeso dagli avvocati Elisa Costantini Giannetti e Carlo Valle, l’artigiano ha risposto alle domande del magistrato. L’interrogatorio è durato mezz’ora, un tempo durante il quale l’uomo ha cercato di spiegare cosa fosse avvenuto la sera di martedì quando la sua ex ha chiesto l’intervento della polizia denunciando di essere stata picchiata.
L’accusa di maltrattamenti, dal momento che la coppia non era convivente stabilmente, è stata riqualificata in stalking, così come richiesto dall’avvocato dell’uomo. Il sostituto procuratore Salvatore Ferraro aveva chiesto l’applicazione della misura cautelare in carcere, ma il giudice ha acconsentito alla richiesta dell’avvocato Valle: l’uomo è ora ai domiciliari.
Resta invece l’accusa di rapina, per i due telefoni cellulari portati via dalla casa dove la donna viveva temporaneamente.
Assistita dall’avvocata Sabrina Pollini, la trentenne è stata sentita a lungo, l’8 marzo, in questura.
«Ti sfiguro con l’acido»
Sono due versioni che si contrappongono, quelle emerse durante l’interrogatorio. Quello della donna, che ha raccontato mesi di maltrattamenti alla squadra mobile, che ha condotto le indagini e quella dell’uomo, che ha deciso di rispondere al giudice, spiegando di non aver picchiato la sua ex, la sera del 7 marzo, ma soltanto di aver preso i cellulari (entrambi intestati a lui) che le aveva regalato.
La donna aveva spiegato agli agenti della questura, che gli episodi di violenza fisica erano cominciati nel 2021, tanto che in più occasioni era intervenuto il personale della polizia. Una volta, mentre la coppia era in auto, lui le avrebbe detto: «O con me o sotto terra, se ti ammazzo non ho niente da perdere».
La donna, nel mese di gennaio, era all’estero quando il 42enne avrebbe detto a un’amica di lei che stava aspettando che tornasse per sfigurarla con l’acido. Minaccia, questa, che l’uomo ha ammesso di aver fatto, dicendo che «gli era scappata in un momento di rabbia – si legge nell’ordinanza firmata dal giudice – senza alcuna reale intenzione di attuarla. L’episodio, tuttavia dimostra come l’indagato sia letteralmente in balia delle sue reazioni emotive e dunque incapace di dominare le proprie reazioni».
Durante l’interrogatorio, il tatuatore ha invece dato una versione differente, dicendo al giudice di aver voluto aiutare la donna a risolvere i suoi problemi di dipendenza dall’alcol e dalla cocaina e di non averla mai picchiata: semmai, aveva cercato solo di tenerla con le mani a distanza quando era lei a picchiarlo.
Ai domiciliari senza il braccialetto elettronico
Il giudice ha ritenuto credibile il racconto della donna «in quanto – scrive il giudice – trova riscontro sia nelle lesioni personali risultanti dai certificati del pronto soccorso, sia nello stesso atteggiamento tenuto dall’indagato nel momento in cui veniva fermato dalla polizia». Quando la donna, rimasta senza cellulari, è uscita da casa per chiedere aiuto, la vicina ha chiamato il 118 e la polizia, che sono intervenute nell’abitazione della trentenne.
Quando la donna è stata portata via con l’ambulanza, i sanitari l’hanno dovuta sedare
Non è credibile, invece, secondo il gip Compagnucci, la versione dell’indagato.
Il 42enne è accusato di stalking, lesioni e rapina: stalking perché «la ripetizione nel tempo delle aggressioni fisiche e le modalità violente con cui le stesse sono state perpretate – scrive il giudice – consentono ragionevolmente di ritenere che le stesse abbiano provocato nella vittima un serio stato di angoscia e di timore».
Il pm aveva chiesto il carcere. Per il giudice però, ad evitare che l’uomo torni a tormentare la sua ex, bastano i domiciliari, senza il braccialetto elettronico. «Il ripetersi delle condotte persecutorie – scrive il giudice Compagnucci – dimostra l’urgenza di applicare la misura cautelare, al fine di interrompere questo pericoloso crescendo criminale, prima che possano prodursi conseguenze anche più gravi. D’altra parte, il movente della gelosia alla base dei suoi comportamenti persecutori e ossessivi è un fatto che rende altamente probabile il rischio di reiterazione».
«Al momento siamo soddisfatte di questa decisione», dice l’avvocata Pollini.

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