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Nasce un museo dedicato ai butteri maremmani

L’idea è stata lanciata dall’associazione Buttero di Maremma. E ci sarebbe anche la location ad Alberese, ma serve l’impegno delle istituzioni

ALBERESE. «Ritti a cavallo i butteri assonnati,/mentr’escono i puledri dal mandrione,/fischian fra i denti una rozza canzone/ne’ capaci mantelli avviluppati». Eccoli i butteri maremmani, immortalati in una celebre poesia del poeta soranese Manfredo Vanni, all’inizio del secolo sorso.

La loro immagine, insieme ai cavalli bradi e alle vacche maremmane, dalle grandi corna a lira, è da sempre il simbolo della Maremma. Oggi i veri butteri, quelli che ancora fanno questo mestiere, si possono vedere solo ad Alberese, dove l’omonima azienda agricola regionale, ancora alleva bestiame brado che, in quei numeri e in quegli spazi, non può essere gestito altro che a cavallo.

Intorno a loro, tuttavia, ruota un mondo di cultori della memoria, di appassionati di monta maremmana, che contribuiscono a mantenere viva la tradizione e lo stile di questi straordinari uomini di cavalli. I “pungolatori di buoi”, secondo la traduzione alla lettera della parole greca ” butóros” da cui “buttero” deriva.

Ma non basta, serve molto di più perché non vada dispersa l’immagine e del simbolo della Maremma, ora che le mutata situazione economica e zootecnica rischia di veder scomparire questo mestiere.

L’associazione Buttero di Maremma per salvaguardare storia e tradizione

Proprio con questo obiettivo, nel 2014 è stata costituita l’associazione Buttero di Maremma, che da allora sta lavorando per creare a Grosseto un museo dedicato alla figura del buttero, dove conservare e tutelare oggetti, utensili, vestiario tradizionale, selle e finimenti. E non solo.

L’associazione è nata da un incontro e tra veri e propri “nomi” del mondo del cavallo e della monta maremmana. A partire dalla sua presidente Giovanna Petrucci, figlia del mitico Mario, il buttero più famoso, non fosse altro per la foto in sella al suo amatissimo morello Orfeo (Archivio Gori), che rappresenta la Maremma nel mondo. Lo scatto lo ritrae in momento di lavoro, in mezzo alla piana maremmana, in piedi sulle staffe.

La celebre foto del buttero - archivio Gori
Mario Petrucci – Archivio Gori

Con lei, Ambra Famiani, scrittrice e storica, Andrea Poggiaroni, veterinario, esperto e grande appassionato di cavalli e monta maremmana, Luisella Meozzi, giornalista esperta di temi ambientali, Renzo Mancioppi, scomparso nel 2020, cui si deve una straordinaria collezione di “pezzi” che troverebbero la loro ottimale collocazione nel museo. Altre persone si sono aggiunte nel tempo, tra cui Simona Falorni, che sta ricreando o stile maremmano in sartoria con il marchio “Etrusco autentico stile toscano”. Una preziosissima collaborazione per conservare il caratteristico stile del buttero maremmano.

«Sono anni che cerchiamo di trovare una location adatta al museo, che dovrebbe avere una parte multimediale oltre espositiva, fruibile da tutti: turisti, residenti, scuole», spiega Ambra Famiani. «La tradizione e la figura del buttero maremmano sta scomparendo, anche dalla memoria e dalla conoscenza di chi abita in Maremma». E pensare che la transumanza, per citare una tradizione che è legata anche alla figura del buttero, è patrimonio dell’Unesco e Alberese fa parte del progetto Interreg che la promuove.

«È singolare che le istituzioni non ci abbiano ascoltato in tutti questi anni, su un tema e un progetto che valorizzerebbe la storia più profonda della Maremma, che porterebbe benefici anche economici, oltre che visibilità», aggiunge Giovanna Petrucci, mostrando commossa la copertina del libro che ha dedicato all’indimenticabile figura del padre.

«Abbiamo fatto addirittura una raccolta fondi per acquisire alcuni dei tanti pezzi della collezione Mancioppi, che vorremmo esporre nel museo – aggiunge – insieme ad altri che sono stati raccolti nel tempo».

I promotori dell'iniziativa con fausto Turbanti
I promotori dell’iniziativa con il presidente del Consiglio comunale, Fausto Turbanti

La location per il museo c’è, basta volerlo

E già ci sarebbe una location ideale per la collocazione del museo: quello delle ex scuole di Alberese, costruite dall’Opera nazionale combattenti negli anni ’20 e donate al Comune di Grosseto nel 1961 (Alberese ne è diventata frazione nel 1958). È il consigliere della proloco Alborensis, Moreno Mencagli a lanciare l’idea davanti al presidente del Consiglio comunale Fausto Turbanti, che raccoglie la palla e rilancia con la «disponibilità del Comune a collaborare e a trovare una soluzione condivisa per il progetto del museo».

Moreno Mencagli mostra il contratto
Moreno Mencagli mostra il contratto

E lo fa mostrando il contratto di cessione firmato dall’allora sindaco Renato Pollini, nel quale si specifica che l’uso dell’immobile deve rimanere di natura sociale e culturale. Niente di più adatto quindi «anche per rilanciare il ruolo di Alberese – dice Andrea Poggiaroni – denominato “il paese dei butteri”, ma dove i butteri tra qualche anno rischiano di non esistere più. E con loro, la loro memoria».

Arriva la terza edizione del trofeo intitolato a Mario Petrucci

Intanto, il 23 ottobre, all’azienda “Il Bivacco” ad Alberese, è in programma la terza edizione del premio di eleganza, stile e armonia assegnato al miglior binomio cavaliere e cavallo maremmano, intitolato a Mario Petrucci.

Del resto, con il suo stile in sella, il suo abbigliamento, la sua innata eleganza, rappresentava un modo di andare a cavallo. Da qui l’idea di dedicare un trofeo all’eleganza nella monta maremmana, da promuovere come biglietto da visita, cultura tradizione – ma non folklore – di tutto il territorio.

La giuria è composta da 4 giudici, che valutano cavallo e cavaliere a passo in un tondino: non la monta vera e propria, ma la sella, gli stivali, la giacca, il cappello, la camicia, il panciotto, il morso, ovvero abbigliamento e accessori che devono rispettare la tradizione maremmana come da regolamento del trofeo. 

«Quest’anno – spiega Poggiaroni – c’è una grande novità: il premio, che il cavaliere vincitore conserva per un anno e passa a quello dell’edizione successiva, è stato offerto dall’azienda di Alberese, è un piedistallo di legno di olivo che arriva da Cisterna di Latina, su cui è montata una silhouette di Mario Pertrucci su Orfeo, offerta dalla figlia Giovanna. Sotto c’è uno scrigno chiuso a chiave dove saranno custoditi i crini del cavallo vincitore. 

Chissà che tra 100 anni, da quei crini non possa essere un giorno tratto il dna del cavallo maremmano di oggi», conclude Poggiaroni.

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