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La Serenissima alza bandiera bianca: dichiarato il fallimento

La sentenza del Consiglio di Stato sulla rivalutazione dei terreni del Peep Pizzetti è stato il colpo di grazia per la cooperativa
Gli appartamenti realizzati al Peep Pizzetti e pubblicizzati dalla cooperativa

GROSSETO. Ha alzato bandiera bianca, dopo più di trent’anni alla guida della cooperativa La Serenissima, Roberto Gucci, e ha portato i libri contabili in tribunale. È finita con una sentenza di fallimento firmata dalla giudice Claudia Frosini l’epopea della cooperativa fondata nel 1974 e che da allora ha costruito più di mille appartamenti in tutta la provincia. Appartamenti  venduti ai soci a prezzi accessibili anche a chi aveva minori possibilità economiche. L’ultimo intervento è stato quello del Peep Pizzetti e ora, a far saltare in aria il banco è stato proprio il debito per la rivalutazione del terreno delle sorelle Cavalli, sancito dal Consiglio i Stato. Oltre al terreno del lotto 18 che non è stato costruito e che, da un milione e 200.000 euro ora ne vale poco più di 400.000 euro

Un esproprio pagato a caro prezzo

La crisi dell’edilizia ha fatto il resto, ma l’inizio della fine, per la cooperativa grossetana è stata la vicenda della rivalutazione dei terreni del Peep Pizzetti. «La mazzata alle cooperative è arrivata quando è cambiata la legge sugli espropri – spiega il presidente Roberto Gucci – Quando insomma, dovendo trovare un accordo con i proprietari, i prezzi dei terreni sono diventati come quelli sul libero mercato». La vicenda del Peep Pizzetti ricalca quel modello.

Il Consiglio di Stato ha dato ragione alle sorelle Cavalli e il loro terreno, pagato dal Comune 8,6 milioni di euro, è stato rivalutato 16 milioni di euro. Di questi, 400.000 euro già iscritti a ruolo dal Comune, sono a carico della Serenissima.

L’avvocato Francesco Amerini, che ha seguito tutta la vicenda per la cooperativa, aveva eccepito la legittimità costituzionale di quella richiesta proprio perché le abitazioni della Serenissima erano realizzate e vendute a famiglie che non si sarebbero potute permettere case a prezzi di mercato. «Avevamo già presentato istanza di fallimento un anno fa – spiega Gucci – ma il giudice non aveva accolto la nostra richiesta perché il ricorso che avevamo presentato, se fosse stato accolto, ci avrebbe permesso di andare avanti. Però così non è stato e noi non abbiamo avuto alternative». 

Il giro di vite che ha strangolato la Serenissima è stato simile a quello subito da altre cooperative edili in Toscana e non solo. «Insieme al lotto 18 – aggiunge il presidente della cooperativa – si è generata per noi la tempesta perfetta. In tutta questa vicenda ci abbiamo rimesso più di un milione di euro, quando, solo nel 2010 avevamo un patrimonio di 2 milioni di euro che però abbiamo investito». Realizzando appartamenti da affittare, questa volta, alla cui costruzione aveva partecipato con un finanziamento la Regione Toscana. Affitti a prezzo calmierato, a Follonica, ma anche a Santa Fiora, a Seggiano, alla Zancona e a Sasso d’Ombrone. «Solo a Follonica non abbiamo avuto problemi – aggiunge Gucci – A Seggiano e a Sasso d’Ombrone, ad esempio, non abbiamo potuto nemmeno finanziare le opere con un mutuo, abbiamo dovuto utilizzare i soldi che avevamo. E quegli appartamenti sono rimasti vuoti». 

I debiti con le banche e l’affare sfumato a Castiglione

Al Peep Pizzetti sono rimasti solo tre o quattro appartamenti invenduti. «Abbiamo cercato di evitare il fallimento in ogni modo – dice Gucci – ma alla fine ci siamo dovuti arrendere. Le banche hanno chiuso i rubinetti, qualcuno ha presentato decreti ingiuntivi e pignoramenti verso terzi. C’è poi quel debito di 400.000 euro con il Comune del Peep. È stata una concatenazione di eventi alla quale abbiamo cercato di far fronte. Un rammarico lo abbiamo: non abbiamo potuto costruire gli 8 alloggi previsti del Peep Poggetto a Castiglione della Pescaia e abbiamo dovuto restituire ai soci circa 30.000 euro a testa. Questo è successo per i forti contrasti che ci sono stati con l’impresa dell’appalto. Abbiamo restituito al Comune il terreno e per tutelare i soci abbiamo inserito la clausola del patrimonio destinato: in questo modo avranno diritto di prelazione sulle costruzioni». 

Roberto Gucci, presidente della Serenissima

Ora che lo stato d’insolvenza è stato dichiarato dal tribunale, che ha nominato curatore fallimentare il commercialista Roberto Pellegrini, Roberto Gucci guarda con tristezza i depliant che venivano distribuiti ai soci durante la presentazione del bilancio della cooperativa. «Facevamo una grande festa – ricorda – la presentazione del bilancio sociale e poi la cena al Granduca. Io sono stato presidente dal 1989, la cooperativa era stata fondata nel 1974. Sono di Boccheggiano e sono abituato a farmi carico delle cose. Nell’edilizia è cambiato il mondo. Tutta questa vicenda mi ha provato molto, ma arrivati alla fine, non abbiamo avuto altre alternative». 

 

 

 

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