Peste suina, focolai a nord di Roma. Si teme per la Maremma | MaremmaOggi Skip to content

Peste suina, focolai a nord di Roma. Si teme per la Maremma

Sale la preoccupazione in Maremma. Senserini (Federcaccia): fondamentale il ruolo dei cacciatori per contenere il problema, ma il mondo venatorio non sia penalizzato dalla restrizioni
un esemplare di cinghiale

GROSSETO. È allarme per la peste suina africana anche in Maremma, dopo che un cinghiale malato è stato ritrovato in una zona a nord-ovest di Roma. Nel frattempo la Regione Lazio ha disposto una “zona rossa” di circa 65 chilometri quadrati che arriva a sfiorare Città del Vaticano, ma i timori sul rapido avvicinamento dell’infezione sono ora più che fondati.

Il ritrovamento della carcassa di un ungulato infetto, testimonia un pericoloso “salto” della malattia a diverse centinaia di chilometri dal primo focolaio italiano, situato in un’ampia zona fra la Liguria e il Piemonte, senza che ci sia alcun collegamento diretto tra le due zone. 

In Maremma, ad oggi non sarebbero stati segnalati casi sospetti, ma la guardia è molto alta e la preoccupazione investe il mondo dell’allevamento e quello venatorio. La malattia, infatti, è assolutamente innocua per l’uomo mentre è letale nella maggior parte dei casi per cinghiali e maiali, con tutti i rischi legati alla tenuta degli agli allevamenti e di tutta la filiera che, nel caso di espansione dell’epidemia, ne uscirebbero devastati.

Federcaccia: cacciatori insostituibili per contrastare l’epidemia, ma non siano penalizzati dalle restrizioni

L’allarme arriva da Federcaccia Grosseto e dalla Confederazione cacciatori toscani (Cct). «Il mondo venatorio rischia di subire i colpi negativi di questa malattia – spiega il presidente di Federcaccia, Davide Senserini – dato che nelle zone rosse sono vietate tutte le attività all’aperto, compresa la caccia in tutte le sue forme».

Davide Senserini
Davide Senserini

«Nell’emergenza, già dalle prime fasi di definizione delle aree infette, si è evidenziata l’insostituibile importanza dei cacciatori sia nelle azioni di ricerca e segnalazione di eventuali carcasse sia nel contenimento numerico dei suidi selvatici, contribuendo così a rallentare il contagio. In Toscana la situazione è tranquilla anche se, con un focolaio a nord e uno a sud della regione, la sorveglianza, come la preoccupazione, è alta».

«Anche nella nostra provincia il ruolo dei cacciatori e soprattutto delle squadre di caccia al cinghiale è e sarà determinante: questi gruppi organizzati di cacciatori infatti vivono il territorio quotidianamente, anche al di fuori della stagione venatoria, e costituiscono delle vere e proprie sentinelle, capaci di far scattare immediatamente l’allarme nel caso di rinvenimenti di carcasse sospette. Le squadre inoltre gestiscono i loro territori di caccia mantenendo accessibili le strade di bosco e viottoli che consentono di poter raggiungere anche zone difficilmente accessibili», continua Senserini.

Maremma, terra di cacciatori pronti a fare la propria parte

La Maremma è la patria della caccia al cinghiale in braccata e sul territorio grossetano ancora oggi operano oltre 100 squadre. L’attività venatoria contribuisce a tenere sotto controllo il numero di cinghiali presenti nelle aree a caccia programmata: in Toscana vengono abbattuti ogni anno una media di 70.000 cinghiali di cui circa l’80 % attraverso la caccia in braccata. Nell’Atc  7 Grosseto sud, lo scorso anno sono stati abbattuti complessivamente circa 7.200 cinghiali di cui 6.500 dalle squadre organizzate.

«Di fronte a questi aspetti, tuttavia, si continua ad attaccare i cacciatori con fake news e articoli fuorvianti, che in molti casi additano questa categoria come prima responsabile dell’aumento dei cinghiali in Italia, quando invece i numeri e le situazioni che si riscontrano dove non viene effettuato un prelievo venatorio (vedi la zona periurbana di Roma) testimoniano un’altra storia», continuano Federcaccia e Cct.

Le guardie venatorie di Federcaccia già informate per attivare i presidi contro la mattia

Qualche giorno fa, in un incontro organizzato dalla Confederazione dei Cacciatori Toscani, i responsabili del servizio veterinario regionale hanno incontrato le guardie venatorie della Federcaccia di Grosseto per dare loro le necessarie informazioni per attivare il presidio contro la malattia.

«I cacciatori sono pronti e disponibili a dare il loro contributo a fronteggiare la minaccia della peste suina africana anche nella nostra regione. Noi chiediamo certezza del diritto e misure di prevenzione del contagio che non vadano a penalizzare inutilmente la nostra categoria.
La caccia al cinghiale in braccata in Maremma è una realtà che va tutelata come componente culturale della nostra terra e come suo insostituibile presidio», conclude Federcaccia.

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