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Infermiera aggredita, la Cgil: «Solo parole inutili. L’Asl faccia qualcosa»

Gallotta (Funzione pubblica): «Con l’estate i problemi aumenteranno. La direzione aziendale faccia finalmente qualcosa»
La nuova ala ospedale Misericordia di Grosseto
L’ospedale Misericordia di Grosseto

GROSSETO. La funzione pubblica della Cgil grossetana interviene sulla questione spinosa e le aggressioni al personale sanitario impegnato nei pronto soccorso, nei reparti ospedalieri della provincia e nel servizio di psichiatria. E chiede che si smetta, una volta per tutte, di usare le solite parole di circostanza e, invece, si risolvano i problemi. Che poi esistono da anni.

«Dopo gli ultimi eventi che hanno coinvolto tre operatori sanitari che lavorano nei pronti soccorsi maremmani e nel servizio di psichiatria – spiega Salvatore Gallotta, segretario provinciale della Funzione pubblica Cgil – non possono più bastare gli attestati di solidarietà a lavoratrici e lavoratori colpiti dalla violenza. Ai quali siamo vicini, consapevoli dello stress lavorativo cui sono sottoposti».

Quasi 200 accessi al giorno nei pronto soccorso

«Per capire bene di cosa parliamo bisogna fare esempi concreti. Nel 2019, hanno antecedente alla pandemia di coronavirus, il pronto soccorso di Grosseto ha registrato 72mila accessi (altri 25mila a Orbetello), con una media mensile di 5.791 persone, equivalenti a 193 persone al giorno. Media mensile alla quale si devono aggiungere almeno 1.000 accessi nel mese di luglio, e almeno altri 1.500 nel mese di agosto».

«Nel 2020, col picco di covid-19, il numero degli accessi è crollato, per poi risalire in modo consistente lo scorso anno. Quest’anno è chiaro che torneremo sostanzialmente ai livelli pre-covid ed oltre. Lo scorso aprile, ad esempio, gli accessi mensili sono stati 5.117 per 170 persone passate dal pronto soccorso del Misericordia mediamente ogni giorno».

«Questi numeri sembrano un po’ freddi, ma per capire l’impatto sul lavoro del personale, basta considerare che per ogni paziente ci sono triage (attribuzione di un codice d’urgenza), prelievi, visite specialistiche e generiche, esami radiologici di diversa natura. Per cui ogni persona rimane mediamente in pronto soccorso 4-6 ore, quando tutto fila liscio, ma anche fino a 8 o 12, nei casi più complicati che portano magari a un ricovero. Questo ogni giorno della settimana, e non distribuito così regolarmente».

«In estate, naturalmente, le cose si complicano ulteriormente non solo in termini di numero di accessi, ma anche di aumento dell’incidenza dei casi gravi dovuti ai numerosi incidenti stradali, ai malori causati dal caldo, alle risse e a ogni altro tipo di problema legato alla stagione estiva. Facendo da tappo al pronto soccorso e rallentando i tempi di risposta. Quest’anno, da una prima proiezione, le presenze turistiche incrementeranno di circa il 30% sull’anno scorso, che già aveva manifestato una notevole ripresa».

«Il pronto soccorso di Grosseto, in particolare, ha una dotazione organica di 70 infermieri, 35 Oss e una trentina di medici, suddivisi su tre turni di lavoro giornaliero, che nel mese di agosto si troveranno mediamente a dover gestire almeno 245 accessi giornalieri».

«È del tutto evidente che, in questo quadro, il problema delle aggressioni al personale sanitario da parte di soggetti con problemi psichiatrici o con grave disagio sociale nel proprio vissuto, incide sull’operatività del pronto soccorso e sulla sicurezza del personale in maniera esponenziale».

«Motivo per cui, non solo è necessario perfezionare il protocollo di intervento delle forze dell’ordine e dei vigilantes a sostegno del personale sanitario che opera in pronto soccorso, ma bisogna che questo sia incrementato in maniera adeguata in modo strutturale per i tre mesi estivi di picco degli accessi».

«Così come va adeguata immediatamente la pianta organica della psichiatria, visto anche la chiusura dei servizi psichiatrici periferici in provincia. La pianta organica non solo è incompleta da troppo tempo, ma è anche sottodimensionata rispetto all’aumento delle persone prese in carico in seguito agli effetti della pandemia. Un settore che necessita sicuramente di una riorganizzazione. Tutto ciò, anche tenuto conto del fatto che il personale non può continuare a rinunciare alle proprie ferie, e che negli ultimi due anni, in conseguenza della pandemia, chiunque acceda al pronto soccorso deve essere sottoposto a tampone, e se risulta positivo va gestito con un percorso separato. Cosa che avverrà anche quest’estate, perché il covid non va in vacanza».

«Come Cgil – conclude Gallotta – abbiamo più volte segnalato queste criticità gravi alla direzione sanitaria, ma nonostante gli impegni presi ci ritroviamo alla vigilia dell’estate 2022 con gli stessi problemi di sempre. Aggravati oltretutto dal fatto che alcuni reparti non chiudono più come una volta, e non è possibile compensare la presenza di personale trasferito da altre aree dell’ospedale. Va bene la solidarietà ai dipendenti dei pronto soccorso, ma a questo punto non ci accontentiamo più delle parole di circostanza. e chiediamo alla dirigenza della Ausl Toscana sud est di passare dalle parole ai fatti».

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