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Il mondo del jazz piange Paolo Rubei

Direttore artistico dell’Orbetello jazz festival, è stato ucciso da un infarto: aveva solo 49 anni
Paolo Rubei, direttore artistico dell’Orbetello jazz festival

ORBETELLO. Raccontare Paolo Rubei è spiegare una parte della storia del jazz in Italia. Storia che ha travolto anche Orbetello, che oggi piange la scomparsa, a soli 49 anni, del direttore artistico del festival che dal 2016 ha portato grandi musicisti in riva alla laguna.

Rubei ha lottato a lungo contro la malattia, ma non è riuscito a vincere la sua ultima battaglia: un infarto lo ha ucciso sabato 5 febbraio. «Sono davvero addolorata per la sua morte – dice l’assessora alla Cultura del Comune di Orbetello Maddalena Ottali – Ho conosciuto Paolo nel 2016 ed è stato amore a prima vita. Venne a propormi la sua idea di organizzare un festival jazz qui a Orbetello, e io ne fui entusiasta. Da allora è stato sempre una presenza costante nella mia vita».

Il figlio d’arte che ha scelto l’Argentario

Paolo Rubei era nato a Roma ma qualche anno fa decise di trasferirsi con la madre, la signora Laura, a Porto Santo Stefano. Il padre, Giampiero Rubei è stato un imprenditore e direttore artistico italiano che nella capitale aveva fondato l’Alexanderplatz jazz club, che da 37 anni organizza concerti ed eventi con i più grandi artisti del panorama jazz mondiale. Paolo, come il padre Giampiero e il fratello Eugenio, ha respirato musica e note fin da bambino e quando si è trasferito a Porto Santo Stefano, è stato per lui naturale cercare di creare qualcosa di simile sulle rive della laguna.

Maddalena Ottali e Paolo Rubei durante un concerto a Orbetello

«Aveva tantissimi progetti in mente che meritano di essere portati avanti – dice l’assessora Ottali – Il fratello di Paolo, Eugenio, collabora con noi, anche lui è tra gli organizzatori dell’Orbetello jazz festival. Paolo era molto attaccato a questa terra alla quale ha dato veramente tanto. Come amministrazione ci stringiamo al dolore della mamma e del fratello e ci impegneremo per portare avanti quello che lui aveva cominciato con grande passione».

Colto, brillante, eclettico, Paolo aveva vissuto la nascita dell’Alexanderpltaz, nel 1985, dove aveva potuto ascoltare dal vivo i mostri sacri del jazz, da Chet Baker a Chick Corea, Wynton Marsalis, Michel Petrucciani e tanti altri. Fino a mercoledì 9 febbraio, giorno in cui saranno celebrati i funerali di Paolo Rubei a Roma, il tempio italiano del jazz resterà chiuso per lutto.

 

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