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I carabinieri celebrano la Virgo Fidelis

I carabinieri hanno celebrato la santa patrona dell’Arma: dal 1949, con questo appellativo, Maria madre di Gesù fu scelta come protettrice
Un momento della celebrazione

GROSSETO. I carabinieri, martedì 21 novembre, hanno celebrato la patrona dell’Arma, laVirgo Fidelis, nella cattedrale di Grosseto.

La funzione religiosa nel Duomo Grosseto è stata presieduta da don Paolo Gentili, vicario del vescovo, alla presenza delle autorità civili e militari della provincia, e di tanti carabinieri in sevizio e in congedo, che ogni anno tengono ad essere presenti a questa ricorrenza.

L’anniversario della difesa di Culqualber

Al termine della funzione, il comandante provinciale dei carabinieri di Grosseto, il colonnello Sebastiano Arena nel ringraziare tutti i presenti, ha ricordato che ricorre la “Giornata dell’Orfano” dei militari dell’Arma dei carabinieri nonché l’82° anniversario dell’eroica difesa del caposaldo di Culqualber. Il 21 novembre 1941, il 1° Battaglione carabinieri e Zaptiè mobilitato si sacrificò in una delle ultime cruente battaglie in terra d’Africa.

Un carabiniere alla celebrazione della Virgo Fidelis

In quella circostanza, la Bandiera dell’Arma ricevette la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, con la seguente motivazione: «Glorioso veterano di cruenti cimenti bellici, destinato a rinforzare un caposaldo di vitale importanza, vi diventava artefice di epica resistenza. Apprestato saldamente a difesa dell’impervio settore affidatogli, per tre mesi affrontava con indomito valore la violenta aggressività di preponderanti agguerrite forze, che conteneva e rintuzzava con audaci atti controffensivi, contribuendo decisamente alla vigorosa resistenza dell’intero caposaldo. Infine, dopo aspre giornate di alterne vicende, segnò per l’ultima volta in terra d’Africa la vittoria delle nostre armi. Delineatasi la crisi, deciso al sacrificio supremo, si saldò graniticamente agli spalti difensivi e li contendeva al soverchiante avversario in sanguinosa, impari lotta corpo a corpo, nella quale Comandante e Carabinieri, fusi in un sol eroico blocco, simbolo delle virtù italiche, immolavano la vita perpetuando le gloriose tradizioni dell’Arma».

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