GROSSETO. L’unica verità è che il Grifone è malato. Dentro. In maniera decisamente grave, suscettibile di aggravarsi. Le pareti dello spogliatoio hanno la febbre alta, il virus ha attecchito, trovando terreno fertile.
Il Grifone non è una squadra, viceversa è un’accozzaglia di giocatori capaci solo di dare il loro peggio nella maniera più brutta. Non esprimere un minino di calcio significa rasentare il masochismo, incrociare l’autolesionismo.
Da farfalla a crisalide
La rosa non crede alla maglia biancorossa, al progetto, nemmeno a se stessa, vaga nel limbo di se stessa, nel torrido deserto del nulla.
Il disappunto è maggiore considerando che a Livorno, come l’anno scorso, la squadra ha evidenziato che sa giocare a calcio, per poi svanire nel nulla. Da quel momento, come l’anno scorso, ha iniziato a decrescere, da quel momento è diventata crisalide. «La rosa è di qualità», grida la società, lo hanno ripetuto, fino alla nausea, i due allenatori passati sulla panchina (Bonuccelli e Malotti) adesso lo replica Consonni.
Anche gli avversari parlano del Grifone elencando con ammirazione i nomi di chi lo compone varando la parola «fortissimo». La realtà dice chiaramente il contrario. Lo ha certificato il Trestina, formazione dignitosa, umile e chiaramente compatta di fronte alla quale i biancorossi si sono auto cancellati dal campo sotto il peso di chissà quale pesante problematica, tremolanti e imbelli.
Un completo disastro sportivo, a cui occorre dare uno stop perché non diventi una comica farsa.
La parola al sodalizio
La parola passa alla società chiamata a intervenire con determinazione, se serve con durezza. I virus si sconfiggono con antidoti precisi, soffocandone la propagazione e annullandone le cause. Occorrono incisioni chirurgiche esatte per guardare all’interno, vedere e curare. Le decisioni di Lamioni siano sincronizzate con l’esperienza del dg Vetrini, il tempo per non retrocedere non manca.
Si guardi anche alla Juniores per ripescare elementi promettenti e nostrani allontanati dalla prima squadra.
L’uccellaccio può e deve uscire da questa terra di nessuno e imboccare una strada più luminosa. L’esempio è il successo dei playoff pochi mesi fa. Quando, cioè, lo spogliatoio decise, altro mistero, a giocare il calcio che è capace di proporre.
Perché, come dice il buon Vasco “Nessuna notte è infinita”.
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Collaboratore di MaremmaOggi. Ho viaggiato sulla carta stampata, ho parlato alla radio e alla televisione. Ora ho la fortuna e il privilegio di scrivere online su maremmaoggi.net. Come lavagna uso il cielo. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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