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Gli agricoltori: «Latte più caro o abbattiamo gli animali»

Rimarcata la necessità di unione anche con associazioni e amministrazioni locali, chiudere le aziende significherebbe ulteriore crisi e abbattimento dei capi
Agricoltori - MaremmaOggi
Una foto dello striscione “basta” vicino con una serie di mezzi agricoli dei partecipanti al presidio

GROSSETO. Le immagini del presidio degli agricoltori alle porte di Grosseto stanno facendo il giro del web. Le adesioni di allevatori, agricoltori e altri soggetti interessati, in questi giorni, si sono sommate.

Giuseppe Rustici, allevatore locale, rimarca la volontà del presidio di unire e di quanto sia importante che la realtà produttiva locale venga ascoltata: «La crisi delle stalle è palpabile, abbiamo da subito invitato le associazioni di categoria a partecipare al presidio, come del resto tutti gli altri, dagli autotrasportatori ai meccanici, fino ai cittadini che acquistano al supermercato i nostri prodotti. In questi giorni abbiamo avuto un bel riscontro».

Uno striscione con scritto “Basta”

La parola “basta” scritta su uno striscione messo in prossimità del gazebo, ha iniziato ad essere il simbolo di questa protesta, che sta riscuotendo, a onor del vero, anche solidarietà dagli attori locali della grande distribuzione, che non si dimostrerebbe così insensibile al problema.

Lo striscione, ben visibile dalla strada

«Il prezzo del latte – ricorda Rustici – deve aumentare, come si sono adeguati nel tempo i salari, andrebbero adeguati i prezzi del latte. Magari anche tramite l’Ismea, o ritornando ai tavoli di contrattazione in camera di commercio, tra distribuzione e attori locali, serve un cambio di direzione immediato»

«La grande distribuzione organizzata – sottolinea Rustici – deve dare un segnale concreto, se le aziende zootecniche dovessero chiudere, ricordiamo che anche a loro rischierebbero di sparire sia la qualità dei nostri prodotti che una parte di fatturato, e si andrebbe anche incontro all’abbattimento di molti animali. Nelle grandi aziende che scelgono di chiudere, si parla di decine di abbattimenti».

Come ricorda Giuseppe Rustici “L’arca non è chiusa”, e al presidio si aspettano ancora più partecipazione.

Un presidio che coinvolge tutti

Nel frattempo, ci hanno dormito anche alcune persone, «Stanotte – ricorda Rustici – ci ha dormito un imprenditore di una piccola officina meccanica. Se muore il nostro settore, muore anche la sua attività. Anche l’indotto va considerato. E se chiude una azienda agricola con dei dipendenti, quei dipendenti cosa faranno dopo?».

Il gazebo del presidio

Volendo accantonare per il momento gli oramai annosi problemi della mancanza di infrastrutture nei contesti rurali, della carenza di acqua, del cambiamento climatico, dei lupi e delle predazioni (fattori assolutamente non marginali), Rustici inizia a tirare le conclusioni con un’ultima nota: «È bene che alcune misure siano state adottate, a partire dalla possibilità di ricoltivare terreni lasciati incolti, ma ricordo che tramite politiche comunitarie, spesso si è pagato anche per non produrre, per lasciare i terreni fermi».

«Serve di rimettere in moto il mercato interno – conclude – per divenire sempre più indipendenti anche dal punto di vista produttivo. Adesso a nostro avviso servono due mosse importanti: un adeguamento importante dei prezzi del latte e dei ristori sulle perdite: perché i mangimi di settimana in settimana salgono di prezzo, e anche noi abbiamo avuto i rincari dell’energia da sostenere. Se le spese aumentano, senza sostegni, non basteranno neanche aumenti di 10 centesimi al litro in più sul latte».

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