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Gessi rossi: urge un nuovo sito di stoccaggio

La Cgil entra nel dibattito sullo stoccaggio dei gessi rossi e chiede un tavolo di confronto alla presenza della Regione
la Venator a Scarlino
Lo stabilimento della Venator a Scarlino

SCARLINO. La Camera del lavoro di Grosseto entra nel dibattito pubblico sull’individuazione di un nuovo sito di stoccaggio per i gessi rossi prodotti dal ciclo di lavorazione del biossido di titanio negli stabilimenti di Venator Italy srl. Per il sindacato occorre trovare rapidamente un nuovo sito di stoccaggio e chiede l‘intervento della Regione.

«Per la Cgil è sempre stato chiaro che il diritto al lavoro dovesse andare di pari passo con quello alla salute. Si tratta di una premessa che è doveroso fare, perché per la nostra organizzazione non si può barattare l’uno per l’altro. Ciò detto, considerata l’evoluzione della vicenda dei gessi rossi, a questo punto non è più rinviabile un confronto tra tutti gli interlocutori che hanno voce in capitolo rispetto ai problemi ancora oggi irrisolti», scrive la Camera del lavoro di Grosseto.

«La Rsu aziendale ha chiesto alla Provincia di Grosseto di convocare un tavolo di confronto al quale partecipino anche l’azienda e i Comuni delle Colline metallifere. Condividiamo questa scelta, ma sin dalla prossima riunione, il tavolo va integrata l’invito a partecipare alla Regione Toscana, nella sua veste di Ente che ha competenze specifiche su lavoro, crisi aziendali, autorizzazioni ambientali e salute».

Integrazione, a detta della Cgil che si rende tanto più necessaria dopo la bocciatura della cava di Pietratonda (Campagnatico) come sito di stoccaggio dei gessi, cui non è seguita una nuova localizzazione «in grado di prevenire la crisi alla quale stiamo andando velocemente incontro – continua la Cgil – che minaccia di avere come esito la sospensione del ciclo produttivo del biossido di titanio da parte di Venator».

Cittadini e lavoratori hanno diritto di essere informati

«In altre parole, – riprende il sindacato – è il momento per sapere in contraddittorio dove stiano le responsabilità dei ritardi che oggi minacciano il posto di lavoro di circa 1.000 persone tra addetti diretti e indiretti. Siamo convinti che lavoratori e cittadini residenti nella zona abbiano diritto di sapere con trasparenza come stiano veramente le cose e per quali motivi si è arrivati a questo ritardo.

«La Cgil, fin dalla prima assemblea con i lavoratori Venator dell’11 aprile scorso, ha condiviso l’urgenza di riunire tutti i soggetti interessati in un’unica sede di discussione, per evitare che qualcuno potesse sottrarsi strumentalmente al confronto. Ma anche per scongiurare il rischio di dare l’impressione di addossare pregiudizialmente responsabilità a un soggetto piuttosto che a un altro».

Da qui la richiesta del sindacato di integrare entro tempi strettissimi il tavolo di confronto con la Regione Toscana.

«Da parte nostra ribadiamo di avere rispetto per tutti, ma di non essere sodali di nessuno. E di non avere altro interesse che quello di salvaguardare i lavoratori, garantendo loro occupazione e tutela della salute sul luogo di lavoro, ma anche i cittadini. È arrivato il momento di trovare una soluzione percorribile e chiudere questa storia, pretendendo da ciascuno l’assunzione delle responsabilità che gli competono.

Se davvero vogliamo risolvere il problema – conclude la segreteria della Camera del lavoro – ci sarà da rimboccarsi tutti le maniche; ed il primo passo non può che essere quello di abbandonare sterili posizionamenti ideologici contrapposti, andando a vedere una buona volta come stanno effettivamente le cose. Noi siamo pronti ad assumerci il nostro pezzo di responsabilità».

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