RIOTORTO. Dopo l’assemblea dei soci avvenuta lo scorso marzo a Follonica, a cui hanno partecipato più di 500 persone, si va definendo sempre più la prossima fusione tra Unicoop Tirreno e Unicoop Centro.
La posizione dei sindacati è variegata. Se da una parte la Filcam Cgil, il sindacato più rappresentativo in azienda, si dice favorevole alla fusione, nella speranza che serva a risanare le due realtà che vanno a sposarsi, dall’altra i Cobas, organizzazione sindacale autonoma, temono molto per il futuro dei lavoratori.
Una realtà consolidata come una famiglia
Secondo chi segue la vita della cooperativa dagli albori «non si era mai vista tanta partecipazione».
Così alla vigilia di una delle più importanti operazioni economiche tra due colossi del settore alimentare del centro Italia, i soci hanno espresso quasi all’unanimità il favore per la nascita di Coop Etruria prevista per l’inizio dell’estate: solo tre soci hanno votato contro, e sono coloro che vorrebbero vedere proseguire in buona salute la vita della cooperativa con le stesse ragioni fondative ancora valide e magari più forti di prima.
Non solo: sembra che proprio a quei tre sia stato chiesto anche un documento di riconoscimento a fine assemblea.
Filcam Cgil: «Favorevoli se serve a risanare»
Per capire meglio come venga vissuta dall’intera realtà Coop la prospettiva ormai vicina della fusione, ci siamo rivolti alle sigle sindacali, sia Filcams-CGIL, che quella indipendente dei COBAS.
Dottoressa Brogi, lei è da poco stata eletta come segretaria della Filcam di Livorno; ci stiamo avvicinando al 30 giugno, data fissata per la nascita di Unicoop Etruria Società Cooperativa. Il sindacato cosa ne pensa di questa fusione su cui si sta lavorando da tempo?
«La nostra posizione è sempre stata favorevole a questa fusione e l’abbiamo appoggiata in tutte le sedi dove siamo stati presenti, questo perché speriamo in un risanamento definitivo di due realtà che sono obiettivamente in difficoltà. Poi naturalmente va considerato che la trattativa si svolge a livello nazionale, anche se noi la seguiamo passo passo. Abbiamo comunque partecipato al tavolo lo scorso 26 febbraio e ci consideriamo moderatamente soddisfatti. C’è ancora tanto da lavorare».
Come proseguiranno i lavori da qui alla fine di giugno?
«Ci saranno molti altri incontri su tavoli tematici precisi, perché la realtà di queste due cooperative è complessa e ogni aspetto deve essere valutato attentamente, come per esempio logistica, sede, negozi e ovviamente le figure professionali, utili alla nuova realtà societaria ma che dovranno trovare una collocazione».
Sicuramente ci sarà preoccupazione tra i lavoratori; a febbraio soprattutto in Umbria ci sono state anche delle manifestazioni davanti alla sede logistica di Terni, il sindacato su questo cosa sta facendo?
«Quello è il nostro primo pensiero ovviamente e le trattative non si fermano mai. Alcune garanzie le abbiamo strappate come per esempio quella di lasciare la logistica e centro direzionale a Riotorto almeno per altri tre anni. Poi naturalmente per i lavoratori ci saranno gli ammortizzatori sociali, i pre-pensionamenti da valutare nonché anche i trasferimenti in ultima ratio. Ricordiamoci che con noi sono appunto coinvolti anche l’Abruzzo, le Marche e il Lazio».
Intanto i soci aumenteranno il loro potere d’azione
Buone notizie intanto arrivano per i soci che attraverso l’adozione di questo nuovo modello di governance, rafforzeranno il loro ruolo nelle scelte e nei processi decisionali della cooperativa.
Attualmente le due cooperative hanno un assetto di tipo tradizionale, mentre quello di Unicoop Etruria sarà basato su una divisione chiara di ruoli tra chi rappresenta i soci e chi ha la responsabilità della gestione, ovvero rispettivamente il Consiglio di sorveglianza e il Consiglio di gestione.
«Con questo tipo di organizzazione verrà dato maggiore potere e capacità di indirizzo ai soci».
I Cobas: «Siamo molto preoccupati»
Di parere completamente diverso è l’altra parte del sindacato, i Cobas, cioè l’organizzazione sindacale autonoma nata nel 1986 il cui esponente dell’esecutivo nazionale è Graziella Barazzuoli la quale non nasconde ansia e preoccupazione.
«Anche alla luce degli ultimi avvenimenti – spiega Barazzuoli – come le assemblee dei soci e la firma dell’accordo di fusione, confermiamo un forte senso di preoccupazione per il futuro della Cooperativa e soprattutto incertezza sulla stabilità occupazionale come già abbiamo espresso mesi addietro».
Cosa sembra non convincervi di questa operazione che dovrebbe concludersi nel mese di giugno prossimo?
«Si tratta della fusione di due grandi Cooperative operanti su territori profondamente diversi e lontani, accomunate solo da una seria crisi economico gestionale; unendosi creeranno un colosso con le gambe di argilla dal nome non certo beneaugurante: Unicoop Etruria. e non possiamo fare a meno di confrontarci con la realtà. Il direttore generale Gianni Tarozzi, in occasione dell’incontro nazionale del febbraio scorso a Roma, ci ha comunicato di lavorare per la cessione dei negozi della Versilia, della provincia di Lucca e di Massa Carrara. In seguito non esclude di vendere anche i punti vendita della provincia di Livorno».
«Temiamo che diano a Unicoop Firenze i negozi migliori»
«In pratica si tratta di dare ad altri “le galline dalle uova d’oro” della Unicoop Tirreno a Unicoop Firenze. Quel bacino di utenza è quello che ci ha reso finora più di qualunque altra zona: con quello che incassavano in Versilia spesso si riusciva ad andare in pari in altre zone meno frequentate per esempio. Già da qui si capisce che la si tratta di un pessimo accordo».
«L’attenzione e la maggior parte delle risorse – prosegue Graziella Barazzuoli – saranno poi impegnate per far decollare i negozi di Roma giudicati ad alto potenziale a differenza di quelli toscani valutati ormai senza più margini di sviluppo. Ci sono quindi tutti i motivi per essere in ansia, sia per la sorte dei lavoratori che per i territori storici di riferimento».
Sono però stati concordati dei passaggi importanti che garantiscano per esempio il mantenimento della sede di Vignale Riotorto, mentre sui posti di lavoro è stato garantito che non ci sarà un licenziamento di massa, almeno così ci è stato detto dalla segretaria della Filcam Cgil di Livorno.
«Il futuro della sede di Vignale Riotorto e del relativo magazzino è veramente incerto perché sono stati garantiti solo i primi tre anni. Non può bastare, come ci siamo sentiti dire nel corso dell’incontro con la nuova presidente, che l’importante è che i negozi mantengano l’insegna Coop; è inaccettabile che per risparmiare sul costo del lavoro si cedano i punti vendita più redditizi ad Unicoop Firenze ed è molto probabile che questa non prenderà alle proprie dipendenze le maestranze, ma crei piuttosto una s.r.l. (come fatto con i negozi del senese già acquisiti da Coop Centro Italia e confluiti poi in Terre di Mezzo) o come la s.r.l. romana, ceduta a privati quando non più redditizia».
Quindi la vostra preoccupazione deriva dal risultato di altre fusioni simili e/o modifiche societarie che hanno interessato altre cooperative del passato?
«Esattamente. Il timore che si stia consumando un altro abbandono è grande. Nonostante la mancanza di chiarezza da parte della cooperativa e lo sterile confronto sindacale (gli incontri nazionali con i sindacati sono stati solo tre dall’ottobre del 2024), il progetto di fusione è stato ampiamente argomentato nelle assemblee dei soci. Il punto è: quanto gli stessi soci hanno capito ciò che si apprestavano a votare? Non sarà stato il litro d’olio in regalo ad influire sulla partecipazione, senza però che le persone avessero davvero capito cosa andavano a votare? Purtroppo ciò che succederà in futuro è stato comunque votato in sede di assemblea, approvando il progetto di fusione, ma anche lo stipendio del presidente del comitato di controllo, gli strumenti finanziari partecipativi e tutte le proposte presentate. A noi oramai non resta che difendere i posti di lavoro».
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Collaboratrice di MaremmaOggi. Il turismo e l'accoglienza sono nel dna familiare, ma scrivere è l'essenza di me stessa. La penna mi ha accompagnato in ogni fase e continua a farlo ovunque ce ne sia la possibilità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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