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«Se scopro che mi tradisce l’ammazzo»

Omicidio di Capalbio: i rapporti della coppia passati al setaccio. Il dolore della mamma di Elena Luminita: «Adrian, folle di gelosia»
Elena e Adrian Luminita
Elena Madalina Luminita con il marito Adrian in una foto pubblicata su Facebook

GROSSETO. Come un’incessante marcia di lunghe gocce, che una dopo l’altra si fanno strada nella roccia, così le parole pronunciate dai testimoni hanno colpito come sassi, uno dopo l’altro, Adrian Luminita, 40 anni, accusato di aver ucciso a coltellate la moglie Elena Madalina. 

Lui, chino su se stesso, dentro a una felpa grigia con cappuccio, non ha mai alzato lo sguardo. Né sui testimoni, né sulla corte d’assise del tribunale di Grosseto, presieduta dal giudice Adolfo di Zenzo (a latere Laura Previti). Gocce pesanti tonnellate, come la coscienza di Adrian, reo confesso dell’omicidio della moglie Elena, avvenuto il 6 dicembre 2020 a Capalbio.

Dopo la ricostruzione dell’omicidio (portata in aula il 23 febbraio 2022), oggi, 23 marzo, le testimonianze hanno contribuito a descrivere il quadro della situazione. Quadro che è emerso anche grazie all’esame dell’avvocato della difesa, Paolo Malasoma. Elena e Adrian sembravano una coppia felice prima dell’omicidio. O almeno questo è quello che è stato raccontato in aula. 

Le puntuali osservazioni della sostituta procuratrice Valeria Lazzarini hanno scandito il ritmo del racconto dei testimoni.

Il dolore nel racconto della madre di Madalina

«Ultimamente mia figlia aveva cambiato comportamento, non ero voluta entrare nei loro fatti privati, non ho chiesto molto altro, la vedevo sempre sorridente e non mi sono intromessa». Sono un colpo al cuore le parole di Aurica Baduta, madre di Elena. Si è vista portare via il bene più prezioso che la vita le avesse dato, una delle sue figlie. Ha pianto in aula, il suo racconto è stato spezzato più e più volte dal dolore. 

I familiari di Elena Madalina sapevano che Adrian era gelosissimo. Lo aveva dimostrato spesso, con continui scatti d’ira. «Una volta dal dentista in Romania – racconta Aurica –  ha aggredito mia figlia verbalmente perché non era rimasto contento del lavoro fatto dal dentista. Madalina, in quell’occasione, guardò sua sorella e le disse: “Vedessi come mi tratta“».

Tutti i testimoni più vicini alla famiglia sono stati concordi nella ricostruzione dei fatti: nel tempo le frequentazioni degli amici erano state ridotte, Elena risultava essere sempre meno libera. Per andare al lavoro prima utilizzava la sua auto, nell’ultimo periodo invece era Adrian ad accompagnarla, anche per fare la spesa o per  altre commissioni.

Giampiero Bagnati durante la ricostruzione dell'omicidio
Il luogotenente dei carabinieri Giampiero Bagnati durante la ricostruzione dell’omicidio del 23 febbraio

«Non era libera di andare a prendere un caffè con un’amica o farealtre piccole cose – racconta la madre di Elena – dove c’era lei, c’era sempre anche lui».

Circa un anno prima dell’omicidio della donna, Aurica aveva contattato la mamma di Adrian per accertarsi su alcuni problemi di coppia che sembravano esserci tra i due giovani sposini. Qualche volta infatti, avevano litigato sempre per la gelosia di lui. Come quel giorno che Elena e la sua amica tardarono a tornare e suo marito fece una scenata plateale dando delle “poche di buono” ad entrambe.

Adrian avrebbe più volte detto frasi come: «Se sento che mia moglie mi tradisce la ammazzo». Parole che sono state sentite anche dal suocero.  Parole che oggi, di fronte al terribile omicidio per il quale Adrian Luminita è a processo, suonano come una terribile profezia.

Parole, quelle pronunciate da Adrian, che sarebbero state pronunciate anche ad altri parenti: «Se scopro che mi tradisce l’ammazzo – avrebbe detto Adrian –  la metto nei sacchi neri e la butto in mare».

«Ci ha strappato un angelo»

Il racconto della madre di Elena si interrompe d’improvviso: «Ci ha strappato un angelo», singhiozza. Il dolore innaturale che è stata costretta a provare quando sua figlia Elena Madalina è morta, uccisa da 28 coltellate, l’ha ammutolita più volte in aula. Con la mente prima e con le parole poi ha dovuto ripercorrere la vita di sua figlia, ha dovuto condividere di nuovo le sue scelte, le decisioni di una giovane che aveva scelto di sposarsi con Adrian. 

I genitori della donna, inizialmente, non erano d’accordo sul matrimonio, come racconta la madre di Elena: «Poi abbiamo visto la felicità negli occhi di lei – dice –  e allora non abbiamo opposto resistenza, volevamo vederla felice».

E così, felice, sembrava la coppia agli occhi di chi li vedeva, eccezion fatta per qualche episodio provocato sempre dalla gelosia. Amici e parenti hanno raccontato di non aver mai notato gesti di violenza. Elena Madalina era sempre sorridente anche quando insieme al marito frequentava la comunità ortodossa di Civitavecchia. Avrebbero trascorso un anno in Italia, i piani erano di tornare poi in Romania, vicino ai parenti, rimasti in gran parte là.

Anche i proprietari della villa, i coniugi Tonci, per i quali Adrian lavorava, sono rimasti senza fiato. I rapporti con la coppia erano buoni, non avevano mai avuto alcun contrasto. Così come i medici che hanno avuto in cura la coppia non avevano ricevuto particolari confidenze né avevano notato segni di violenza. Carlo Nobile, medico andato in pensione il 31 dicembre 2019, aveva diagnosticato ad Adrian un’ipertensione arteriosa, anche in seguito a un uso smodato di alcol.

Poi, una volta pensionato, il medico di famiglia, Jacopo Demurtas, presi in carico i coniugi, decise di prescrivere un antidepressivo ad Adrian, per alcuni disturbi di ansia, consigliando al quarantenne di farsi visitare da uno psicoterapeuta, che però sembra essere stata solo prenotata, ma mai avvenuta. A spingere Adrian verso controlli più approfonditi era sua moglie soprattutto, che faceva da tramite per lui.

Purtroppo, ogni sforzo è stato vano, davanti a una violenza che improvvisamente si è abbattuta su di lei non lasciandole scampo. Una violenza subita proprio da quella persona che lei aveva scelto per condividere un percorso di vita insieme e che chiamava amorevolmente “pulcino“.

 

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