Femminicidio di Capalbio: Adrian rischia l'ergastolo | MaremmaOggi Skip to content

Femminicidio di Capalbio: Adrian rischia l’ergastolo

Il processo si aprirà il 22 dicembre: il giudice non ha concesso l’abbreviato, si va in Corte d’assise
Elena e Adrian Luminita
Elena Madalina con il marito Adrian Luminita

CAPALBIO. Ha ricominciato a studiare in carcere, intraprendendo così un percorso per cercare di comprendere, profondamente, quello che ha fatto la sera del 6 dicembre 2020, quando ha ucciso a coltellate sua moglie, Elena Madalina Luminita e poi ha tentato di darle fuoco. 

Adrian Luminita, 40 anni, questa mattina, martedì 19 ottobre, si è trovato davanti al giudice per l’udienza preliminare Marco Bilisari. La sostituta procuratrice Valeria Lazzarini ha chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo arrestato con l’accusa di omicidio aggravato. Il suo difensore, l’avvocato Paolo Malasoma ha chiesto invece che il suo assistito venisse giudicato con il rito abbreviato, grazie al quale sarebbe potuto partire da una pena base di 24 anni, evitando così l’ergastolo.

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L’avvocato Malasoma ha puntato molto sul percorso che il quarantenne sta facendo in carcere a Siena, dov’è rinchiuso da quando è stato dimesso dall’ospedale: era stato ricoverato a causa delle ustioni riportate la notte dell’omicidio, quando aveva tentato di dare fuoco a sua moglie.  Il giudice però, ha deciso che per Luminita sarà necessario il processo di fronte alla Corte d’assise che comincerà il 22 dicembre in tribunale a Grosseto.

L'avvocato Paolo Malasoma
L’avvocato Paolo Malasoma

Adrian Luminita ha sempre raccontato di non sapere perché quella sera scatenò tutta la sua violenza nei confronti della moglie. Probabilmente la donna, che lavorava come colf per due famiglie di Pescia Fiorentina, non voleva tornare in Romania con il marito. Stava bene a Capalbio, era molto stimata e molto amata.

L’omicidio avvenne nella dependance della villa della quale Adrian era il custode. Quando arrivarono i carabinieri, chiamati dal quarantenne che si era ustionato ed era rimasto intossicato dal fumo, il quarantenne era in stato confusionale. Al pianterreno della dependance, dove fu trovato il cadavere di Madalina, era tutto buttato all’aria: i due probabilmente avevano litigato, poi lui, dopo averla accoltellata prendendola alle spalle con una lama lunga 9 centimetri, le aveva messo un coltello in mano, forse nel tentativo di simulare un’aggressione. Non ha mai raccontato quello che è avvenuto quella notte.

Per giorni ha pianto, dicendo di non ricordare nulla. Ora avrà la possibilità di spiegarlo di fronte ai giudici della Corte d’assise e alla giuria popolare, chiamata a decidere sul destino dell’uomo che rischia l’ergastolo.

 

 

 

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