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Fallimento Serenissima, in 8 fanno ricorso

Il contenzioso era partito dai lavori di rifacimento di un tetto: i creditori sostengono che la cooperativa non poteva essere messa in liquidazione
Il rendering del progetto della Serenissima a Villa Pizzetti

GROSSETO. L’inizio della fine, per la cooperativa La Serenissima, è stata la vicenda della rivalutazione dei terreni del Peep Pizzetti.

Vicenda alla quale poi si è aggiunta anche la crisi dell’edilizia. Tanto che, lo scorso mese di aprile, Roberto Gucci, per trent’anni presidente della cooperativa di costruzioni, ha alzato bandiera bianca e ha presentato istanza di fallimento

Fallimento al quale però si sono opposti, attraverso un reclamo presentato dall’avvocato Alfredo Bragagni alla Corte d’Appello di Firenze, otto creditori che avevano già chiesto e ottenuto alcune procedure esecutive tra le quali anche il pignoramento delle quote del capitale sociale della Serenissima Abitare srl, controllata dalla Serenissima. Quote stimate 950.000 e messe in vendita a 300.000 euro. E che non possono essere al momento riscosse dai creditori.

Il pomo della discordia

Gli otto creditori che attraverso l’avvocato Bragagni si sono rivolti alla Corte d’Appello, che ha fissato l’udienza davanti al giudice Edoardo Monti il 30 settembre, avevano fatto causa (poi vinta) alla cooperativa per i lavori di rifacimento del tetto della palazzina dove abitano, appena fuori dalla città. La somma totale da recuperare è pari a 85.000 euro. È stato questo il pomo della discordia tra i soci della Serenissima e la cooperativa. Dopo aver ottenuto la vendita delle quote societarie, gli otto creditori non sono ancora stati liquidati.

Da qui è partito il ricorso, che arriverà in aula alla fine di settembre. 

Il ricorso scritto dall’avvocato Bragagni ripercorre le tappe della vicenda: da quando, nel luglio dell’anno scorso, la cooperativa aveva richiesto la dichiarazione del fallimento. Richiesta che era stata respinta perché la cooperativa non aveva fornito la prova del proprio stato d’insolvenza. La società aveva quindi presentato ricorso alla Corte d’Appello che aveva però respinto il ricorso e pochi giorni dopo, la Serenissima aveva reiterato la richiesta al tribunale di Grosseto che ha dichiarato il fallimento della cooperativa, nonostante il parere negativo del Ministero dello Sviluppo economico. 

«Mancano i requisiti di fallibilità»

Il reclamo presentato dall’avvocato Bragagni si gioca tutto sul concetto di fallibilità della stessa cooperativa, il cui onere di prova, non è stato assunto dal debitore, ovvero dalla cooperativa, quando ha presentato la richiesta di fallimento.

«La proposizione dell’istanza di fallimento in proprio da parte del debitore – scrive infatti l’avvocato Bragagni – non esonera il tribunale dalla verifica della sussistenza dei requisiti di fallibilità, in specie in una ipotesi controversa come quella in esame». 

La Serenissima, come cooperativa infatti, era una società che aveva scopo mutualistico, una cooperativa di consumo, nelle quali il socio acquista beni ottenendo prezzi e condizioni migliori rispetto ai non soci. E questo scopo mutualistico, la Serenissima, lo ha perseguito da sempre, permettendo anche ai meno abbienti di acquistare un’abitazione a prezzi agevolati. Elementi questi, che non consentirebbero alla cooperativa di essere ammessa al fallimento.

L’udienza davanti al giudice della Corte d’Appello è fissata il 30 settembre: è in quella sede che verrà deciso dei gli otto soci che hanno presentato il reclamo abbiano avuto o meno ragione di farlo. 

 

 

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