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Export: la Maremma fa impazzire gli U.S.A.

Due prodotti su tre volano oltreoceano. Il primo paese europeo a importare prodotti maremmani è la Germania
Export: little Italy a new york
Little Italy a New York

GROSSETO. Export agroalimentare da record per la Maremma. Mai così tanto olio, vino, carni e formaggi made in Grosseto sono stati venduti nel mondo.

Con 185 milioni di euro di prodotti dell’agroalimentare commercializzati oltre i confini nazionali, la provincia di Grosseto fa registrare un tasso di crescita a doppie cifre (+14%). Il secondo migliore in Toscana dopo Firenze.

A dirlo è Coldiretti Grosseto sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi al 2022.

Il mercato americano si conferma il più importante: due prodotti su tre volano oltreoceano monetizzando un valore di 127 milioni di euro. In Europa il primo paese per importazioni è la Germania con 12 milioni di euro (+15%).

Boom in U.S.A.

Fabrizio Filippi, delegato confederale di Coldiretti Grosseto delinea una stagione d’oro per l’export maremmano. «Dieci anni fa la Maremma esportava complessivamente poco più di 100 milioni di euro di cibo e bevande – dice Filippi – Parliamo quindi di un incremento di quasi l’80% in una decade. È un risultato maturato, soprattutto negli ultimi anni, in un contesto sanitario e geopolitico complicato. Questo rafforza il primato di riconoscibilità internazionale delle nostre produzioni e dimostra la straordinaria capacità di penetrazione nei mercati delle nostre aziende agricole».

Fabrizio Filippi
Fabrizio Filippi

«Soprattutto per prodotti come vino e olio – conclude Filippo – da soli valgono il 90% dell’intero volume acquistato dai paesi esteri e più in generale per tutto il paniere. C’è una grande fame di Made in Tuscany nel mondo da soddisfare. La Maremma ha ancora ampi margini di crescita».

Stati Uniti e Canada primi, segue l’Europa

Il mercato europeo intercetta, da solo, poco meno di 40 milioni di euro. Mentre quasi 140 milioni finiscono tra Stati Uniti e Canada che ha consumato nell’ultimo anno 10 milioni di prodotti.

Tra i paesi del vecchio continente più fedeli ci sono la Francia con 4 milioni di euro (+15%) la Spagna con circa 2,5 milioni di euro (+137%) ma anche il Regno Unito. Nonostante la Brexit le esportazioni sono aumentate dell’8%. Rimane ancora marginale il mercato cinese con appena 1 milione di euro.

Bene olio e vino, ma anche salumi e formaggi

L’olio è il prodotto più richiesto dai consumatori stranieri con quasi 137 milioni di euro in valore. Un dato questo che conferma la grande vocazione olivicola della maremma con quasi 20 mila ettari dedicati. Un’azienda su due è iscritta al Consorzio di tutela per l’extravergine Toscano IGP sinonimo nel mondo di qualità, tracciabilità, trasparenza e territorio, dove operano colossi come l’Olma.

capocollo
capocollo

Il vino è il secondo prodotto più esportato con circa 25 milioni di euro (+16%) poi seguono le piante con 10 milioni di euro (+26%). Poco dietro le carni preparate e lavorate con 8,5 milioni di euro (+20%) e i formaggi con poco più di 3 milioni di euro (+17%).

La minaccia delle etichette e della carne sintetica

«Insieme alle nostre eccellenze stiamo esportando un modello di alimentazione sano alle fondamenta della dieta mediterranea – dice Filippi – Purtroppo, la visione miope e discriminatoria di alcuni paesi dell’UE vorrebbe imporre etichette allarmistiche sul nostro cibo e sui nostri vini equiparandoli alle sigarette. Pura follia. Stiamo combattendo per evitarlo».

Ma non è l’unica insidia. «L’altra grande minaccia arriva dalle multinazionali del cibo sintetico pronte a inondare il mercato mondiale di carne, pesce e latte prodotto nei bioreattori spezzando per sempre il legame tra uomo, natura e paesaggio – dice Filippi – Per fermare la deriva dei cibi artificiali serve una legge del nostro Governo: la proposta di un disegno di legge c’è già, ora serve un ultimo sforzo per discuterla ed approvarla in Parlamento. La nostra mobilitazione va avanti. In pericolo ci sono 10 mila imprese agricole, 12 mila occupati nelle campagne e tutto l’indotto diretto ed indiretto del turismo rurale di cui gli agricoltori sono indispensabili protagonisti».

L’export italiani frenato dal falso made in Italy

Coldiretti Grosseto sostiene che l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale. «il suo valore è superiore ai 6 miliardi di euro – sostiene l’associazione – anche sulla spinta della guerra che frena gli scambi commerciali con sanzioni ed embarghi, favorisce il protezionismo e moltiplica la diffusione di alimenti contraffatti che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale».

«Il falso made in Italy – conclude Coldiretti Grosseto – danneggia le imprese agricole, la nostra economia, l’immagine della Toscana e dell’Italia nel mondo. Impedisce anche la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro lungo tutta la filiera. Oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre venduti all’estero non hanno alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese».

Per difendere il primato italiano e toscano nell’UE, Coldiretti ritiene sia molto importante arrivare che la riforma del sistema europeo delle denominazioni di origine (IG) arrivi a compimento.

Coldiretti, tra le prime in Italia a muoversi a sostegno della riforma, considera importante la volontà del Parlamento di indicare obbligatoriamente la provenienza dei prodotti a indicazione geografica protetta, così da proteggere i consumatori dagli inganni.

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