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«Devi morire»: i ragazzini chiedono scusa

I cinque ragazzini sono indagati per stalking con l’aggravante dell’odio etnico e razziale: i messaggi venivano inviati sulla chat della scuola
Polizia postale
La polizia postale

GROSSETO. «Gli avevamo chiesto scusa, e ora lo facciamo di nuovo». Lo hanno detto tutti e cinque, i ragazzini indagati dalla Procura dei minori, per le chat dell’orrore, per i messaggi mandati a un loro compagno di classe, gravemente ammalato, che aveva potuto frequentare la scuola solo per pochi giorni prima di essere ricoverato per essere sottoposto a cure estenuanti

Il blitz della polizia all’alba

Residenti in diversi comuni della provincia, i cinque ragazzini che frequentano una prima superiore, sono stati svegliati alle 5.30 di lunedì 7 marzo dagli uomini della polizia postale, che si sono presentati nelle loro abitazioni prima che prendessero l’autobus per andare a scuola. 

A tutti e cinque sono stati infatti sequestrati i cellulari e i tablet, su disposizione del procuratore generale presso il Tribunale dei minori Francesco Sangermano. Quando i cinque ragazzini si sono trovati davanti ai poliziotti, hanno spiegato di aver già chiesto scusa al loro compagno di classe, costretto a seguire le lezioni in Dad a causa della sua malattia. 

Offese razziste e cyberbullismo

Il ragazzo, di origini straniere, è stato più volte offeso per il colore della sua pelle e anche per il suo accento. Alle offese razziste si sono aggiunte anche quei messaggi terribili, inviati al quindicenne mentre si stava sottoponendo alla terapia: «Speriamo che tu muoia», gli scrivevano. 

Quando la preside della scuola ha saputo dalla mamma del ragazzino l’inferno che l’alunno, già costretto a combattere contro la malattia, stava vivendo, ha sporto denuncia. I cinque ragazzini hanno chiesto scusa.

 Probabilmente non si erano accorti, “armati” del cellulare che avrebbero dovuto utilizzare, in quella chat della classe, per scambiarsi i compiti o per darsi appuntamento per due calci a un pallone, che le loro parole erano lame per il quindicenne che, a causa della sua malattia, non poteva nemmeno frequentare le lezioni se non a distanza. Costretto a lunghi periodi di ricovero in ospedale, il ragazzino è stato perseguitato a causa della sua malattia e a causa del colore della sua pelle

Al momento ai cinque ragazzini viene contestato il reato di stalking aggravato dall’odio etnico e razziale

 

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