GROSSETO. «Non mi dimetto certo per questa bischerata»: a una settimana abbondante dall’esplosione del caso Schlein, che tanta eco ha avuto a livello nazionale, il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, davanti alla commissione pari opportunità, affida la sua difesa, e le rinnovate scuse, a 5-6 minuti di arringa a braccio.
5-6 minuti nei quali riconferma il diritto a fare battute goliardiche.
«Mi rendo conto di essere una persona istituzionale, ma anche di essere in un paese libero. Magari resterò antipatico a qualcuno, ma non sono né maschilista, né sessista. Mi scuso ancora e mi pento di aver fatto quei post, che non rifarei mai. Ma se qualcuno si aspetta che per questo motivo dimentichi cosa stiamo facendo per la città, non avrà soddisfazione. Continuerò a fare il sindaco, sia chiaro e si ci saranno altre occasioni politiche, ci sarò».
Alza anche i toni, il primo cittadino, chiarendo che lui per primo è stato oggetto nel tempo di battute sulla sua fisicità.
«E dopo quei post – ha aggiunto – le offese sono aumentate e c’è anche chi mi ha minacciato di morte. Sono in partenza 250 denunce». Poi si alza e lascia la sala del consiglio comunale, mossa che non piace a molte commissarie, che lo accusano di «non restare a sentire cosa abbiamo da dirgli».
In sala c’è comunque l’assessore Luca Agresti, che incassa e poi risponde. Anche il pubblico, numeroso, si fa sentire.
Succede un po’ di tutto nella sala del consiglio comunale dove le commissarie sono sedute più o meno secondo la propria collocazione politica. Sono una davanti all’altra le sorelle Rampiconi, Maria Claudia e Maria Cristina, a rivendicare posizioni diverse sulla vicenda, pur nella condivisione della condanna. Sono una davanti all’altra anche Gabriella Capone e Simonetta Baccetti, che si sfidano verbalmente sull’interpretazione delle scuse.
Ma c’è un vulnus, che ammanta la sala, ed è la tempistica.
Perché la commissione pari opportunità viene convocata una settimana abbondante dopo i fatti, dopo che è stato scritto e detto di tutto a livello nazionale, tanto che Maria Claudia Rampiconi distribuisce quella che chiama una “rassegna stampa dell’orrore“.
Una settimana dopo, la presidente Minacci si giustifica con l’organizzazione logistica e la disponibilità della sala, quando l’eco sulla vicenda inizia a calare, tanto da dare alla mattinata un sapore da scontro politico, più che da scontro sulla questione in sé. Che tutte condannano, con toni più o meno forti, ma che sembra restare sullo sfondo di un attacco alla figura del sindaco.
Il quale, va detto, finita l’arringa la questione l’ha chiusa. Si è scusato, non si dimette e va avanti. Ci sono ancora tre anni e mezzo, al momento è solido al timone, poi si vedrà. Peraltro si sente anche pronto ad altre candidature, a livello regionale e nazionale.
Maria Claudia Rampiconi: «Imbarazzo a livello nazionale»
La commissaria Maria Claudia Rampiconi, introducendo il dibattito dopo le parole del sindaco, consegna quella che chiama rassegna stampa degli orrori.
«Rassegna che ben riassume – spiega Claudia Rampiconi – quello che la nostra città ha dovuto letteralmente subire dal 1° marzo in poi. Per il sindaco si è trattato solo di sarcasmo e goliardia tipiche della maremmanità-toscanità; per l’assessora Amante si è trattato di una “uscita perdonabile” e infine per la presidente di questa commissione la questione ha generato giusto “un po’ di imbarazzo”, per cui vi invito a rileggere ogni titolo, ogni passaggio ogni articolo e ogni singola parola scritta sulla vicenda per verificare che la condanna è unanime e trasversale».
E ancora: «Dissociarsi fermamente e pubblicamente come commissione da certe uscite sessiste e gravemente offensive per qualsiasi donna, indipendentemente dai suoi colori politici, era il minimo sindacale richiesto vista l’estrema gravità della situazione. Non averlo fatto equivale a un tacito assenso verso le gesta del primo cittadino. E tale circostanza non mi rappresenta, ma crea in me profondo disagio, al punto di farmi concretamente valutare la fuoriuscita da questa aggregazione priva di identità o forse, al contrario, fin troppo identitaria».
Gabriella Capone: «Sottovalutare è sbagliato»
«Sottovalutare – ha aggiunto la commissaria Gabriella Capone – è lo sbaglio più grande che si possa fare. Quanto accaduto ci sta facendo correre il rischio di minimizzare il bullismo – perché inutile girarsi attorno – di questo stiamo parlando, bodyshaming nello specifico. Lo ha sottovalutato il sindaco, dapprima nel farsi trascinare nella trappola della rete, da ultimo, con le parole con le quali avrebbe “giustificato” il suo comportamento».
«E credetemi ricevere offese ed insulti di questo genere, seppur per molti strappano una risata, non fortifica affatto il carattere di chi li subisce. Non reagiamo alla stessa maniera. Per alcuni restano cicatrici. Per altri producono sofferenza. Per diverse persone comportano, addirittura, cambiare il proprio stile di vita, una socialità mancata, la rinuncia a condividere esperienze, per un senso di inadeguatezza che può nascere “banalmente”, ma può crescere smisuratamente».
«Quando qualcuno fa dell’ironia – aggiunge Cecilia Buggiani -, l’effetto sulla persona a cui è rivolta è quella di suscitare una risata, di stimolare una riflessione, di farlo sentire guardato da occhi benevoli quand’anche esprimono una critica. Quando invece si fa del sarcasmo l’effetto sull’altro è quello di pungere, ferire la sua sensibilità, di farlo sentire svilito , oppure in colpa o in difficoltà e ricercare un proprio vantaggio e, nel suo caso, una visibilità mediatica notevole. L’ironia dunque se ben dosata è creativa e fa bene alla salute , il sarcasmo è sempre nocivo».
Maria Cristina Rampiconi: «Vedo un lato strumentale»
Dall’altra parte dell’assise, la posizione di Maria Cristina Rampiconi ha toni diversi.
«Non è piaciuta neanche a me l’esternazione del sindaco – dice -, come non mi sarebbe piaciuta nei confronti di un uomo. Non ci dimentichiamo che questa è la commissione pari opportunità fra uomini e donne».
«Il problema è che questa commissione dovrebbe avere un ruolo importante sempre, non solo in questa occasione. Abbiamo fatto manifestazioni contro i femminicidi, ma non hanno avuto la stessa rilevanza e la stessa partecipazione. Mi dissocio dalle esternazioni del sindaco, lo ripeto, ma questa volta ci vedo anche un lato strumentale nel peso che stiamo dando alla vicenda».
Luca Agresti: «Vicenda strumentalizzata per scopi elettorali»
Assente il sindaco al dibattito, la “voce” dell’amministrazione è di Luca Agresti. Che parla a braccio e “bacchetta” alcune commissarie.
«Avete parlato di rassegna stampa degli orrori, sindacate sulle scuse e la loro modalità, ne pretendente anche di ulteriori, avete chiamato in causa il bullismo, parlate anche di emergenza sociale e ci dite che siamo senza coraggio. Inoltre vorreste affrontare i temi di governo della nostra città, invece che perdersi in queste situazioni. Date lezioni. Sono uno che nelle istituzioni ci è cresciuto e so benissimo che Antonfrancesco ha fatto un errore, ma lo sa anche lui, perché l’ha riconosciuto, l’ha detto, ha spiegato. E si è scusato».
«Ha chiesto scusa. Cosa deve fare di più, riconoscendo l’errore? Ha fatto un gesto che va riconosciuto o vogliamo sindacare anche su questo? Non ripianerà quello che ha fatto, ne subirà le conseguenze, ma ha chiesto scusa»
«E quindi mi chiedo, perché continuare un’azione così forte, che sta diventando strumentale? Diventa un attacco politico su un argomento che mi rendo conto che si presti bene alle accuse, ma mi stupisco anche di chi riveste il doppio ruolo di commissario e consigliere comunale che possa pensare che questo possa essere tema di confronto. Sono altri i temi del territorio da affrontare, sui quali invece l’opposizione si sente assai meno. C’è più voglia di incalzare su temi come questi, deviando dai temi del governo della città. Se per voi l’aver chiesto scusa non è sufficiente è solo per strumentalizzare una vicenda a scopi elettorali. Avete anche chiesto le dimissioni del sindaco».
E Simonetta Baccetti torna sul ruolo della commissione stessa.
«Sono state fra le prime a condannare il sindaco, per un errore grave che ha commesso. Io sono qui oggi a riportare questa commissione sulla dritta via, cioè a preoccuparsi dell’uguaglianza dell’uomo e donna. Non accetto che si dica che questa commissione è priva d’identità, perché non è così».
Carla Minacci e Angela Amante: «Sono state scuse sincere»
La presidente della commissione, Carla Minacci: «Il primo cittadino si è scusato e questo deve avere una valenza, Magari lo ha fatto con il suo carattere, ma lo ha fatto. Io non trovo niente di sessista nei suoi post, io mi sento offesa come persona, non come donna».
L’assessora Angela Amante: «Sono stata accusata di essere stata in silenzio e non è così. Lo sbaglio è stato fatto, ma crocifiggere una persona dopo che ha chiesto scusa mi pare davvero troppo. Mi dispiace che non abbiate la fortuna che ho io, di conoscere Antonfrancesco come uomo e come amico. Ha condiviso un post con leggerezza e superficialità, ma non con cattiveria e malizia».
Rita Bernardini: «Mi hanno dato della scema, aspetto le scuse da 18 mesi»
La chiusura è per Rita Bernardini, da poco passata dal Pd al gruppo misto di opposizione. Che attacca alcune consigliere su una vicenda, analoga, che la riguarda. E che risale a un anno e mezzo fa.
«Sono sorpresa della purezza di alcune commissarie. Oggi abbiamo parlato di bullismo e parole ostili. Vi ricordo che 18 mesi fa, in consiglio comunale, sono stata offesa in pubblico. Mi fu dato della scema. Da allora aspetto le scuse che non sono mai arrivate. Eppure il Pd non ha mosso un dito per me. Pare che i diritti valgano solo per certe persone e non per altre».
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Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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