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Casa di comunità: «Senza personale non basta»

L’inaugurazione della struttura è un passo avanti nella sanità territoriale. Serracchiani (Alternativa): «Serve una rete provinciale e maggiore attenzione alla salute mentale»
L’inaugurazione della Casa della salute

ORBETELLO. L’inaugurazione della nuova Casa di Comunità segna un passo avanti per la sanità territoriale in Maremma, ma «non può essere considerata la soluzione a tutti i problemi». A sottolinearlo è Chiara Serracchiani, esponente di Alternativa e membro del gruppo consiliare di minoranza, intervenuta ieri sulla nuova struttura.

«Serve una rete vera, non solo muri»

«In territori come il nostro, ampi, scarsamente popolati e con ospedali depotenziati – spiega Serracchiani – questo modello può rappresentare un cambio di passo. Ma le strutture da sole non bastano. Serve una rete territoriale forte, continua e integrata, che copra davvero tutta la Maremma».

Per funzionare davvero, le Case di Comunità devono essere complete di personale stabile e sufficiente, servizi diagnostici e specialistici reali, medicina generale, infermieristica di comunità e assistenza sociale integrata. «Occorrono anche spazi per la salute mentale, presa in carico delle fragilità e attenzione specifica a medicina di genere, disabilità e anziani soli», aggiunge.

Ospedali periferici in sofferenza

Il nodo resta il depotenziamento degli ospedali di Orbetello e Pitigliano. «Riduzione di posti letto, chiusura di reparti, accorpamenti forzati e perdita di diagnostica in loco – denuncia – hanno costretto sempre più cittadini a recarsi a Grosseto per prestazioni un tempo disponibili vicino a casa».

Secondo Serracchiani, rilanciare questi presidi è centrale. «Orbetello serve la costa sud e un bacino turistico stagionale enorme; Pitigliano è punto di riferimento per le aree interne e montane, dove ogni minuto è prezioso in caso di emergenza. Continuare a ridimensionarli significa negare di fatto il diritto alla cura».

Le proposte

Per la consigliera di Alternativa le priorità sono chiare: potenziare e ripristinare i reparti essenziali, garantire personale stabile con incentivi per attrarre medici e infermieri nelle aree periferiche, e puntare all’integrazione tra ospedali, poliambulatori e servizi domiciliari.

«Una visione coraggiosa»

«La sanità pubblica deve essere vicina, umana e giusta in ogni angolo della Toscana – conclude – Per riuscirci serve una visione chiara e la volontà politica di investire davvero nei territori, senza lasciare indietro nessuno». 

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