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Biogas, che fine ha fatto il nuovo progetto dell’impianto?

Roberto Barocci, del Forum ambientalista di Grosseto denuncia la mancata pubblicazione del progetto per l’impianto, con le modifiche richieste dalla conferenza di servizi
biogas - roberto barocci
La localizzazione dell’impianto a Pian del Bonucci e, nel riquadro, Roberto Barocci

ROCCASTRADA. Si riapre la discussione sullimpianto per la produzione di biometano a Pian del Bonucci, nel comune di Roccastrada, a due giorni dalla terza conferenza di servizi che avrebbe dovuto decidere sul destino del progetto. Manca, infatti, all’appello l’ultima versione del progetto stessooggetto della conferenza di servizi del 23 marzo, con le varianti che la società proponente – la Mpn1 Green Energy di Verona – ha previsto in base alle richieste degli enti coinvolti nell’iter autorizzativo.

Sulla sezione del sito della Regione Toscana dedicata a queste procedure ancora non risulterebbe pubblicato questo nuovo progetto, quello che Roberto Barocci, del Forum ambientalista di Grosseto, chiedeva di poter visionare per produrre e inviare alla Regione le proprie osservazioni.  

È lo stesso Barocci a richiamare l’attenzione su questo non trascurabile aspetto, che già due volte aveva fatto presente, denunciando la scarsa trasparenza degli uffici rispetto al procedimento, peraltro iniziato il 23 aprile 2021, con la presentazione del progetto da parte della società di Verona.

«Sul sito regionale risulta pubblicato solo il progetto iniziale, mentre la società proponente ha nel frattempo presentato almeno due varianti in risposta ai chiarimenti e alle integrazioni richieste dai vari Uffici pubblici. Pertanto chiediamo nuovamente che sia rispettata la
norma regionale per consentirci di presentare osservazioni più coerenti al progetto in esame», scrive Barocci.

Tre punti sui quali deve essere fatta chiarezza

«Dagli atti prodotti ultimamente dagli enti locali, siamo molto preoccupati – riprende Barocci – poiché il Comune di Roccastrada, l’Unione dei Comuni e la Provincia di Grosseto, che si dichiarano contrari alla realizzazione dell’impianto per motivi urbanistici, sembrano ignorare che per la tipologia dell’impianto stesso, qualora gli altri Enti coinvolti lo approvassero, sarebbero automaticamente superati i vincoli urbanistici, essendo la stessa autorizzazione considerata per legge una variante urbanistica.

Viceversa osserviamo che molti singoli cittadini che vivono nella zona hanno manifestato la propria opposizione al progetto, affidandosi a professionisti competenti e attenti, che rilevano diverse carenze:

  1. dove sono collocate le centinaia di ettari di terreno agricolo in cui verrebbero smaltiti i digestati in uscita dall’impianto?
  2. Dove sono i titoli di possesso di tali terreni?
  3. Quali sono i caratteri chimici dei digestati, tali da rispettare i limiti di legge di contenuto in azoto previsti dal Dm 5046 del 25 febbraio 2016?

Per ora non c’è traccia di questi atti necessari», prosegue Barocci.

Barocci: «Il Comune si affidi a consulenti esperti»

La relazione che il legale di alcuni cittadini e aziende che vivono nella zona ha inoltrato alla Regione dettaglia in 80 lunghe pagine tutti gli aspetti critici del progetto, a partire dalla omessa assoggettabilità alla Valutazione di impatto ambientale, che invece si profila coma la scelta più probabile per la conferenza di servizi, fino all’incoerenza con gli strumenti di pianificazione urbanistica del Comune di Roccastrada.

Da qui la proposta di Barocci:

«Sembrerebbe che il Comune di Roccastrada e gli altri Enti locali non siano a conoscenza che il necessario Piano di utilizzo agronomico,  previsto dalle norme, è nella sua verifica e controllo di esclusiva competenza comunale.

C’è poi il serio problema di garantire l’integrità di un vicino pozzo di acqua potabile da possibili incidenti e inquinamenti. Non sembra funzionale che le tutte acque piovane dilavanti i digestati stoccati all’interno per 120 giorni siano versate nel digestore..

Allora una domanda: perché il Comune di Roccastrada, se è davvero contrario al tale impianto, non si affida a consulenti capaci e competenti, come hanno fatto i residenti locali?», conclude Barocci.

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