GROSSETO. Arera, Ato, Tari: tutte sigle complicate. Ma dietro a queste sigle c’è una cosa chiara: aumenta la tassa dei rifiuti.
Pagheremo tutti di più, più o meno il 4%.
Che, sia chiaro, non è una stangata, sono poche decine di euro, che comunque per molte famiglie sono un peso perché si sommano a tanti altri aumenti, ma a fronte di quelle poche decine di euro ci aspettiamo tutti un servizio migliore.
Insomma, basta con i sacchetti abbandonati fuori dai cassonetti: in redazione ci arrivano decine di segnalazioni ogni settimana.
Se paghiamo, vogliamo vedere un servizio efficiente.
E basta con lo scaricabarile delle colpe, con l’accusa agli incivili. Gli incivili ci sono, è vero, ma tanti diventano tali se arrivano al cassonetto e lo trovano pieno: in quel caso mica si portano il sacchetto a giro a caccia di un cassonetto vuoto, una sorta di tour della spazzatura: lo appoggiano lì e vanno via.
Brutto modo di agire, ma in fondo comprensibile.
Al cittadino che paga importa poco se Sei Toscana impiega meno personale, se sono stati diminuiti i cassonetti o se i passaggi sono meno frequenti. Visto che con il metodo Arera, che poi niente altro è che l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente che detta regole uguali in tutta Italia, si paga quello che in effetti costa il servizio, che almeno quei costi siano conseguenza di un servizio ben fatto. Lo pretendono i cittadini, deve pretenderlo il Comune, che lo delega al gestore unico.
Ora, fra l’altro, c’è anche la Sei Card, che fa diventare un secondo lavoro gettare la spazzatura: “appoggia il sacchetto, pesalo, scegli il tipo, attacca l’etichetta, risolvi l’equazione, fai una piroetta…”. Dovrebbe consentire almeno di migliorare la differenziata, visto che l’altro effetto promesso (“farà pagare solo i costi effettivi e risparmierete”) è stato smentito dai fatti. Magari nei prossimi anni aiuterà anche a evitare l’evasione, dopo quella recuperata dall’ufficio tributi con gli accertamenti sugli anni scorsi.
Detto questo, nell’ultimo consiglio comunale, dopo i soliti scontri fra maggioranza, opposizione e maggioranza che fa l’opposizione, sono state approvate le nuove tariffe della Tari. Che, mediamente, vedono un aumento del 4%, decimale più o meno. Il nuovo metodo di calcolo, di fatto, penalizza più chi ha una casa piccola rispetto a chi ha una casa grande.
Ato, Arera e altre sigle
Diamo qualche spiegazione. L’Ato è l’Ambito territoriale ottimale, cioè un territorio su cui sono organizzati i servizi pubblici integrati, come i rifiuti, o l’acqua. E, fateci caso, più questi ambiti e aree diventano grandi, più province abbracciano, e meno sono vicini ai cittadini, meno ne capiscono problemi e esigenze. L’Ato Toscana Sud è costituito dai Comuni compresi nelle Province di Siena, Arezzo e Grosseto: il gestore unico di ambito, per i rifiuti, è Sei Toscana. Sei Toscana gestisce anche i sei Comuni della provincia di Livorno che sono in provincia di Livorno per caso, perché affini in tutto alla Maremma (Piombino, San Vincenzo, Sassetta, Suvereto, Castagneto Carducci e Campiglia Marittima).
La tariffa dei rifiuti è determinata da una parte indicata dall’Ato e una parte dal Comune. L’anno scorso l’Ato ha chiesto circa 900mila euro in più, quest’anno è sceso di 200mila, restando comunque 700mila sopra a due anni fa. Il Comune, quest’anno, ha aumentato di circa 40mila euro.
L’Arera è l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente che, in tutta Italia, detta regole per l’applicazione delle tariffe. Regole uguali per tutti e non solo per i rifiuti, ma anche per energia elettrica, acqua, ecc ecc.
Nei giorni scorsi, ma il metodo era noto da tempo, Arera ha ufficializzato un nuovo regolamento per la determinazione delle tariffe. Un insieme di parametri di cui tenere conto ma che, in sostanza, dice che in bolletta va recuperato il costo effettivo del servizio e non una stima previsionale.
Ecco due obiettivi indicati da Arera
- definizione di un meccanismo perequativo che permetta un beneficio maggiore ai fruitori del servizio che siano attivi in contesti con soddisfacenti livelli di raccolta differenziata e di efficacia nella preparazione per il riutilizzo e il riciclo
- introduzione di una regolazione di accesso agli impianti “minimi” che preveda un limite alla crescita annuale dei corrispettivi e la possibilità, per i soggetti competenti alla loro individuazione, di definire criteri di prossimità a beneficio delle comunità ricadenti in aree limitrofe
Tradotto in italiano comprensibile a tutti: se il servizio funziona bene, se si fa la differenziata, se ci sono economie di scala e se si evitano sprechi, si risparmia. Altrimenti si paga di più.
I numeri e l’aumento
La parte Ato del 2019 era circa 15,166 milioni di euro, è salita a 16,780 l’anno scorso e 16,579 quest’anno. La parte comunale era 3,171 nel 2019, è scesa l’anno scorso a 2,656 e salita a 2,698 quest’anno.
Il totale Ato+Comune era 18,338 nel 2019, 19,437 l’anno scorso e 19,278 quest’anno.
Poi ci sono le voci in attivo, in particolare il recupero dell’evasione (500 mila euro) e l’Ida, l’indennità di recupero ambientale, che spetta ai Comuni che ospitano gli impianti. Sono circa 600mila euro.
Complessivamente, quindi, le bollette devono coprire 18 milioni di euro (18.014.784). E, complessivamente, la parte in più è 700mila euro, quella che porta gli aumenti.
Quindi il Comune, avrebbe dovuto trovare 700mila euro per non gravare sui cittadini. In altre città dell’Ato (Follonica, ma anche Siena) questo è successo. Il Comune di Grosseto, però, ha sulle spalle spese importanti, come ad esempio le tante assunzioni di inizio anno. Spostandole avanti di 3-4 mesi avrebbe risparmiato qualcosa. Anche se poi, va detto, il problema si sarebbe riproposto l’anno prossimo.
Il dibattito. Il no di Cerboni. La risposta del Comune
«Dopo 5 anni di riduzioni – scrive Giacomo Cerboni, ex assessore al bilancio – la maggioranza al Comune di Grosseto (con il mio voto contrario) ha approvato l’aumento, in media del 4%, della Tari 2022 per famiglie ed attività economiche. La maggioranza ha giustificato gli aumenti con nuovi metodi normativi imposti ai Comuni. Non è del tutto vero e, inoltre, il Comune non ha fatto nulla da parte sua per ovviare a questo problema, vanificando in pochi mesi anche il mio lavoro degli ultimi 5 anni: meno tasse e bilancio in ordine».
Il Comune: «Siamo ostaggio del nuovo metodo Arera»
«Il pef (piano economico finanziario, ndr) comunale di quest’anno – scrive il sindaco sul suo profilo istituzionale su Facebook – risente pesantemente del nuovo sistema di calcolo Arera imposto agli ambiti territoriali rispetto al quale i Comuni non possono sottrarsi, che ha causato un aumento del 6,4% sul pef. L’aumento è dovuto a tre principali effetti negativi: oltre all’introduzione del nuovo metodo Arera, un elemento problematico è costituito da una politica regionale che non investe su termovalorizzatori e discariche, con conseguente aumento dei costi di gestione. Infine, la mancanza dei fondi covid da parte dello stato, ha inciso per oltre 1.3 milioni di euro».
«Inoltre, gli incassi per la vendita dei rifiuti nobili, sempre secondo il sistema di misurazione Arera e Ato, non va più interamente al Comune ma ci sottrae il 20% che da 701mila euro scendono a 550mila. Questo avviene nonostante l’aumento della raccolta differenziata sul nostro territorio dal 31% del 2016 (al netto del nuovo metodo di calcolo più restrittivo), arrivando al 59.4% del 2022, per un incremento totale del 30% in 6 anni».
«L’Amministrazione comunale ha cercato di attutire l’impatto sulle tariffe Tari generando un aumento del 62% delle detrazioni interne da parte dell’ufficio ambiente: partendo da un risparmio di 468mila euro nel 2017 siamo arrivati ora a 1.2 milioni, grazie all’indennità di disagio ambientale e al recupero dell’evasione, possibile proprio grazie alla volontà dell’Amministrazione di introdurre il nuovo sistema di isole informatizzate accessibili con la tessera Sei Toscana».
«A partire da queste considerazioni, oggi siamo di fronte ad un aumento medio per Grosseto della Tari del 3,95% (4,27 per quanto riguarda quelle domestiche e 3,24 per quelle non domestiche). Andiamo a vedere però nella pratica in cosa consistono questi aumenti. Prendendo in considerazione la fascia maggiore dei grossetani, possiamo notare che risiede in case di mq da 51 a 100 mq e con componenti pari a 1/2 a nucleo familiare. L’aumento delle tariffe Tari si tradurrà così nel caso di un’abitazione di 100 mq con 2 componenti di 5,42 euro rispetto al 2019 e sempre per una casa di 100 mq con 3 componenti di 14 euro circa all’anno. Nel caso della stessa superficie con un componente si assiste invece ad un decremento del 3,54 euro. Si tratta certamente di aumenti non auspicabili, ma che fortunatamente sono rimasti contenuti».
«Il Comune perciò ha fatto quanto in suo potere per intaccare quanto imposto dal metodo Arera, influendo in maniera estremamente positiva su quei fattori modellabili, non potendo nulla nel momento in cui si inseriscono gli enti sovraordinati. Grosseto non è la sola vittima di questo sistema: in tutta la Toscana assistiamo ad aumenti vertiginosi, partendo dal 2,6% in più per Ato Toscana Costa, fino ad arrivare al 7% per quanto riguarda l’Ato Toscana centro».
«Un sistema che va certamente rivisto, in un periodo in cui i cittadini sono colpiti da aumenti indiscriminati dovuti alla crisi geopolitica. Il Comune di Grosseto ha fatto il possibile e continuerà ad essere al fianco dei cittadini: lo dimostrano i fatti, lo dimostra l’abbattimento, nel corso di 5 anni di amministrazione, dell’imposizione tari del 21%».
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Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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