Agricoltura: lievitano i costi e crollano le produzioni | MaremmaOggi Skip to content

Agricoltura: lievitano i costi e crollano le produzioni

Le coltivazioni di meloni portano un esempio della crisi: ne vengono coltivati in Maremma quasi 200 ettari e chi li coltiva spende il 67% in più
Una piccola pianta in una delle prime fasi della crescita

GROSSETO. Addio ad un campo di meloni su cinque in provincia di Grosseto. La filiera di questo prodotto di stagione è uno dei termometri che misurano la febbre che incombe sull’agricoltura oramai da mesi. L’aumento dei costi di produzione fa crollare la coltivazione di melone anche in Maremma, la seconda provincia per ettari coltivati.

Nelle campagne maremmane si coltivano quasi 200 ettari di meloni per una produzione di circa 55 mila quintali. Ma per produrre i meloni gli agricoltori dovranno spendere molto di più, anche fino al 50%, tanto da spingere molte aziende a rinunciare a coltivarli dopo che nell’ultimo anno le superfici destinate erano tornare a crescere.

Rincari e scarsi compensi per chi coltiva

Marco Tamantini un coltivatore di meloni associato Coldiretti

È il risultato del perfetto combinato disposto dell’effetto dei rincari e degli scarsi compensi riconosciuti gli agricoltori: a denunciarlo è Coldiretti Grosseto che stima una riduzione di almeno il 20% delle superfici coltivate tra quelle in serra e campo aperto.

Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana dichiara che: «Oggi un’impresa ortoflorovivaistica spende mediamente fino al 67% in più per produrre gli stessi prodotti a causa del costante aumento dei costi dei principali fattori produttivi come sementi, piantine, gasolio, cassette, concimi.  Ma senza ottenere di contro nessun adeguamento per i maggiori costi sostenuti da parte della distribuzione organizzata».

Nel 2021 le superfici destinate a melone erano tornate a crescere anche in maniera consistente (+61%).

«Più di un’azienda su dieci ha i conti in rosso – dice Filippi – sta lavorando in perdita e rischia la serrata. Lo tsunami di rincari ha costretto i produttori di meloni a ridurre le superfici rinunciando a parte di una coltivazione importante per la nostra regione. Produrre il melone toscano, che è tra i più apprezzati per qualità, quest’anno costerà tra il 30% ed il 40% in più: un aumento esponenziale e senza precedenti che costringe le aziende a margini ridottissimi se non addirittura a lavorare in perdita». 

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