SORANO. Era una delle “ragazzine terribili” della Resistenza romana. Rossana Banti aveva 96 anni ed è morta a Palermo, dove si era trasferita per stare accanto alla figlia. Ma il nome di una delle ultime partigiane d’Italia, di una donna che ha messo la sua vita al servizio della libertà e ha lottato per la Liberazione d’Italia, è profondamente legato all’Elmo di Sorano, dove Rossana, fin dagli anni Settanta, ha trascorso i periodi più belli della sua vita, prima di lasciare il casolare in campagna per trasferirsi in un appartamento a Pitigliano.
La liceale con il cappottino rosso tra i ricercati dai nazi-fascisti nella Capitale, nel borgo sulle colline del Fiora, aveva messo su un cenacolo “rosso” del quale faceva parte anche Maurizio Ferrara, padre di Giuliano e a lungo segretario di Palmiro Togliatti, la cui famiglia ha ancora un casolare ai Pianetti di Sovana.
L’eroina della Resistenza inglese
È stata una vita di grande coraggio e impegno quello della partigiana Banti. Reclutata dall’esercito inglese per fare da ponte con le brigate del nord, si occupava dei volontari che venivano lanciati dietro le linee nemiche. Parlava perfettamente inglese, e lei, comunista fin da ragazzina quando studiava filosofia e storia con gli amici adolescenti del quartiere Prati di Roma, aveva cominciato con il produrre manifesti clandestini.

È stata la stessa Rossana a raccontare la sua vita in un’intervista conservata nell’archivio “Noi Partigiani” dell’Anpi. Era lei la ragazzina con il cappotto rosso che portava le copie dell’Unità – giornale allora clandestino – da una parte all’altra di Roma. Ed era lei che per quell’azione era dovuta entrare, giovanissima in clandestinità, prima di diventare una staffetta per portare esplosivi.
Da Roma, parte per Monopoli per entrare a far parte del Fany, la N.1 special Force e diventa un elemento prezioso per tenere i contatti con la Resistenza italiana al Nord. Era ei che traduceva, trasmetteva e annunciava dove sarebbero stati lanciati cibo e armi.
Il cenacolo rosso a Sovana
Giornalista e assistente regista, Rosanna Banti ha lavorato in Rai e anche per la Bbc. All’Elmo, Rossana era molto conosciuta. Sposata con Giuliano Mattioli, il soldato Julian, figlio del banchiere Raffaele Mattioli, Rossana è stata insignita da tre onorificenze.

«Una vita lunga, avventurosa e coraggiosa quella di Rossana Banti – dice il sindaco di Sorano Pierandrea Vanni – che era diventata da molto tempo nostra concittadina e partecipava con passione ad attività culturali e politiche, sempre coerente con le sue idee che l’ avevano portata ancora studentessa liceale, a militare nelle formazioni partigiane comuniste. Partecipo sentitamente al lutto della famiglia».
Erano gli anni ’70 quando Rossana a Sorano mise su un laboratorio teatrale frequentato anche da un giovane Giuliano Ferarra, oltre che dal padre Maurizio, e da Mattia Sbragia, figlio dell’attore Giancarlo Sbragia e attore lui stesso. Un “cenacolo rosso” dove si potevano incontrare personaggi come Miriam Mafai, e tutta quell’intellighenzia di sinistra che gravitava in quegli anni intorno al Pci e all’Unità.

45 anni, redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l’ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi
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