La peste suina scende verso la Maremma. 600 allevamenti a rischio | MaremmaOggi Skip to content

La peste suina scende verso la Maremma. 600 allevamenti a rischio

600 allevamenti in allarme per la peste suina. Protestano gli agricoltori grossetani a Lucca: «Bisogna impedire che il contagio arrivi in Maremma»
La peste suina si sta spostando verso sud in Toscana, è allarme anche in Maremma
La peste suina si sta spostando verso sud in Toscana, è allarme anche in Maremma

GROSSETO. Allarme peste suina in Maremma, o almeno è il grido lanciato dagli agricoltori.

Il virus è veicolato dai cinghiali, e in piazza a Lucca cinquecento agricoltori sono arrivati da tutta la regione, con la paura di contagio che sta facendo tremare i 600 allevamenti suinicoli del grossetano.

Il contagio è una bomba ad orologeria

A rischio è la patria del prosciutto toscano Dop e della cinta senese Dop, del salame e della salsiccia senza dimenticare l’ospitalità rurale. Al momento la preoccupazione è geograficamente ancora lontana dalla provincia di Grosseto, ma la corsa del virus è verso sud, complice il numero fuori controllo dei cinghiali e le insufficienti misure di prevenzione e contenimento, a partire dagli abbattimenti, fanno presagire il peggio.

Gli ultimi casi rilevati a Piazza al Serchio in Garfagnana

Sono quattro cinghiali infetti risultati positivi al virus negli scorsi giorni a Piazza al Serchio, e l’inserimento anche di Abetone Cutigliano tra i comuni in restrizione, hanno allargato moltissimo l’area epidemiologica: 43 comuni e 3 province coinvolte in appena un anno e mezzo.

Una specifica ordinanza per la Toscana

Uno sviluppo preoccupante, che ha costretto il commissario straordinario nazionale Filippini a predisporre una specifica ordinanza per la Toscana purtroppo oggi quasi o totalmente disattesa dalle istituzioni regionali che avrebbero dovuto prendere in carico l’emergenza.

Timori condivisi dagli allevatori ed agricoltori della Maremma scesi in piazza a fianco dei colleghi delle province che stanno già affrontando la pandemia suina. La richiesta è semplice: affrontare l’emergenza sanitaria con determinazione ed urgenza prima che il contagio diventi incontenibile.

Castelli: «Il rischio è alto, la peste suina va gestita subito»

«Se non gestita con tempestività e fermezza la peste suina può portare alla decimazione del patrimonio suinicolo, con danni economici enormi alle aziende oltre a penalizzare il settore turistico. E’ giusto che anche la Maremma sia in piazza: vogliamo evitare di dover fronteggiare questo pericolo – ha detto il presidente di Coldiretti Grosseto, Simone Castelli dal palco della protesta – I cinghiali sono oggi una calamità nella calamità: devastano i nostri raccolti e trasmettono il virus. Sono una sciagura per le nostre attività, per la sicurezza sanitaria, pubblica e stradale. Chiediamo un cambio di passo alle istituzioni regionali per fermarlo prima che sia troppo tardi attivando tutte le misure previste dal piano emergenziale, dal depopolamento all’installazione delle gabbie. Non è giusto che siano ancora gli agricoltori a dover pagare il prezzo più alto».

Il diffondersi a tempi record del virus sta creando apprensione tutta la filiera della trasformazione e del commercio delle carni suine. Un settore che vale, per la sola Cinta Senese Dop e Prosciutto Toscano Dop, 50 milioni di euro.  

Le conseguenze per le attività agricole in zona di restrizione sono devastanti: riguardano il rischio di affrontare perdite economiche nel caso di contrazione del virus negli allevamenti per le conseguenti richieste di abbattimento di tutti i capi, costi aggiuntivi per le misure di biosicurezza rafforzata richieste nelle stalle, limitazioni alla libera movimentazione dei capi e l’obbligo di comunicare tempestivamente alle autorità dati e informazioni legati alle mortalità dei capi.

«Siamo in mobilitazione – conclude il presidente di Coldiretti Grosseto – Torneremo in piazza se entro un paio di settimane non vedremo il cambio di passo che abbiamo richiesto con un fattivo e chiaro impegno di tutte le istituzioni toscane. Il 12 novembre parteciperemo con una delegazione all’incontro con il commissario straordinario Filippini. La peste suina sarà il primo punto all’ordine del giorno sul tavolo dei nuovi assessori all’agroalimentare e alla sanità della Regione Toscana».

Cos’è la peste suina africana e come si combatte

La peste suina africana (PSA) è una malattia virale che colpisce esclusivamente cinghiali e maiali domestici. Non è pericolosa per l’uomo, ma ha effetti devastanti sugli allevamenti e sull’economia agricola.

Il virus si trasmette attraverso contatti diretti tra animali infetti, tramite il sangue, le carcasse o materiali contaminati come abiti, veicoli e mangimi.

I sintomi più comuni nei suini sono febbre alta, perdita di appetito, difficoltà a camminare, lesioni cutanee e morte improvvisa. Non esistono cure né vaccini efficaci: per questo, la prevenzione è fondamentale.

Le misure di contenimento prevedono la sorveglianza sanitaria, la limitazione dei movimenti dei suini, la disinfezione delle aree a rischio e la rimozione dei cinghiali infetti. Anche la collaborazione di allevatori, cacciatori e cittadini è essenziale per evitare la diffusione del virus.

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