GROSSETO. Qualcuno di loro, a casa, la toga la vede da quando è piccino, perché la indossano il babbo o la mamma avvocati. Qualcun altro invece l’ha vista solo nei film o nelle immagini dei telegiornali. Mercoledì 4 giugno, gli studenti della 2ªN del liceo economico sociale Antonio Rosmini, in collaborazione con l’associazione Ciak Toscana e la fondazione Polo Universitario Grossetano, proprio in un’aula dell’Università, hanno simulato un processo minorile. E hanno indossato la toga, mettendosi, alcuni di loro, sulle orme dei loro genitori.
A processo per evitare quello vero
Un progetto, quello del Bianciardi, che serve proprio – attraverso la conoscenza e la rappresentazione di tecnica e regole del processo penale minorile nelle aule di giustizia – a scongiurare l’entrata dei minori nel circuito penale.

Con la simulazione del processo infatti, gli studenti hanno percepito dal vivo quali potrebbero essere gli esiti di una condotta antigiuridica e le situazioni dalle quali sarebbe difficile uscire, se non attraverso l’intervento della giustizia minorile, dei servizi sociali e della società civile.
I giovani “giocatori” imparano ad apprezzare le regole della democrazia (rispetto reciproco, contraddittorio, fair play e coltivazione del dubbio) toccando con mano che cosa significa commettere
un reato e quali conseguenze ne potrebbero derivare.
Gli studenti partecipano in veste di attori (giudici, pubblici ministeri, imputati, persone offese e testimoni) con l’ausilio, la supervisione e la presenza di giudici, avvocati e personale esperto in tematiche psicologiche e sociali.
Un processo vero studiato per i giovani
Il processo simulato si sviluppa su copioni liberamente redatti da esperti professionisti e basati su fatti realmente accaduti e su vicende affrontate in diversi procedimenti penali già effettivamente trattati dal tribunale per i minorenni.
La 2ªN del Rosmini ha sviluppato il progetto confrontandosi con una vera aula di tribunale, essendosi recata al tribunale dei minori di Firenze lo scorso aprile e avendo quindi vissuto un’esperienza
straordinaria che difficilmente potrà essere dimenticata.
A Grosseto, alla presenza del presidente dell’Ordine degli avvocati Alessandro Oneto, i ragazzi del Rosmini hanno portato in aula il caso di “Una palestra da sballo”, simulando lo spaccio di droga in una palestra e di un giovane che, sotto l’effetto degli stupefacenti, provoca un incidente dagli effetti gravissimi.
Codici alla mano, si arriverà all’istruttoria, alla discussione ed alla sentenza, guidati dai formatori nella lettura dei codici e nella comprensione delle leggi, dopo che gli insegnanti avranno assegnato i vari ruoli agli studenti.
A dare il benvenuto ai giovani studenti c’erano anche l’avvocato Niccolò Antichi, membro del cda della fondazione Polo Universitario Grossetano, la professoressa Maura Mordini del dipartimento di
giurisprudenza dell’Università di Siena e la professoressa Roberta Capitini, dirigente del liceo Rosmini. Il progetto è stato presentato dal dottor Luciano Trovato, già presidente del tribunale dei minori di Firenze e la professoressa Cristina Citerni, referente del Liceo economico sociale Rosmini.
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