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L’ultimo saluto a Michele, fra il silenzio e la musica

Centinaia di persone al Santissimo Crocifisso per l’ultimo saluto a Michele Scuffiotti, morto a soli 43 anni
Un momento del funerale di Michele Scuffiotti
Un momento del funerale di Michele Scuffiotti

GROSSETO. Un ora prima. Silenzio, quello dell’attesa, quello che porta alla visione di un tramonto sul mare calmo, a sentire il garrire delle rondini, ad assaporare l’acqua di sorgente. Il silenzio degli alberi immobili ma vivi.

L’ultima parola riporta alla realtà, che si chiama Michele. Aspettiamo lui, il suo feretro. Si cancella il tramonto, sparisce il mare, cessa il garrire. Restano una chiesa e gli alberi.

E un vuoto senza ritorno, rimarcato dal vento freddo e la nuvola che copre il sole. Dov’è la musica della vita, dove sono nascoste le canzoni, chi ha rapito l’allegria di mille incontri vissuti ridendo? Dov’è l’edicolacustica? Lontano, troppo lontano, vicina, troppo vicina.

Sul muro vicino alla tua edicola, oltre ad una sedia vuota, c’è una scritta: “Hai mai parlato col silenzio?”.

È il momento di farlo, perché tu sei diventato silenzio, sei aldilà del muro, sei invisibile e reale. Scopriamo, allora, la magia del silenzio, interlocutore sapiente e paziente, a cui affidare qualunque pensiero, qualsiasi orizzonte. La gente, tanta, che è venuta davanti a questa chiesa è a colloquio col silenzio. Lo si avverte in maniera esponenziale. Tra gli abbracci, le lacrime e l’incredulità circola il silenzio, che ammanta tutto, veste chiunque, sfugge alla logica terrena.

Una folla attende Michele in silenzio

Michele arriva tra il silenzio, a stringergli la mano migliaia di dialoghi muti, di confronti tra la fede e l’ateismo. La folla sale le scale, occupa la chiesa, lo accompagna ammutolita.

Solo a quel punto la musica, la tua musica, si fa strada allagando il sagrato, spuntando improvvisa e dolce, fuggendo tra i rami degli alberi, il tramonto sul mare calmo e il garrire delle rondini. Sono le melodie della tua orchestra, quelle che hai seguito con l’anima e con la mente.

Il concerto non vola via, resta intenso e aggrappato alla tua ultima dimora, prosegue alzando il volume e l’intensità, diventa cascata straripante.

Ritorna il silenzio a offendere le orecchie, la musica si allontana insieme a Michele, tutto riappare com’era.

Permane la stranezza di aver parlato col silenzio. Con te.

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