Truffa del ristorante: commercialista condannato | MaremmaOggi Skip to content

Truffa del ristorante: commercialista condannato

Il professionista e il suo braccio destro dovranno scontare 4 anni e 6 mesi e 2 anni e 6 mesi, oltre a pagare una provvisionale di 80.000 euro
I carabinieri davanti al ristorante La Lanterna
I carabinieri e la guardia di finanza davanti al ristorante La Lanterna

PORTO AZZURRO. La mattina del 21 novembre 2020, quando carabinieri e fiamme gialle arrivarono a Porto Azzurro per mettere i sigilli al ristorante, avevano in mano anche un’ordinanza di sequestro firmata dal giudice: l’attività, compresa la concessione demaniale di un tratto di spiaggia, valeva infatti 350.000 euro. Era stata quella la cifra pattuita per la cessione della Lanterna, contrattata nel 2019. Soldi che Giorgio Galvani, storico titolare della palafitta a Porto Azzurro, non ha mai incassato. 

Il ristorante era passato a Shpetim Citozi ma le indagini della procura di Grosseto, avevano scoperto che in realtà, dietro a quella operazione, c’era il commercialista Evans Capuano che, dopo essere stato messo ai domiciliari nell’ambito dell’indagine per estorsione aggravata dal metodo mafioso, aveva scelto di tornare a scontarli sull’isola della quale era originario, l’Elba. Qui, avrebbe continuato a fare affari. 

La sentenza nell’aula semi deserta

Il commercialista Evans Capuano, difeso dall’avvocato Guiscardo Nicola Italo Allescia non era presente in aula, quando la presidente del tribunale Laura Di Girolamo, affiancata dai giudici Marco Bilisari e Andrea Stramenga, ha letto il dispositivo di condanna. A processo per truffa e trasferimento fraudolento di valori, oltre al professionista, c’era anche Shpetim Citozi, un uomo di origini albanesi di 34 anni che vive a Follonica da tempo e che sarebbe stato il braccio destro del commercialista. Anche lui, mercoledì 20 luglio, ha preferito non essere in aula.

È a Citozi che era stato intestato il ristorante finito al centro dell’inchiesta dei carabinieri del nucleo investigativo che proprio nel novembre di due anni fa andarono a mettere i sigilli al locale insieme alla guardia di finanza. 

In aula c’era solo il difensore del commercialista che questa mattina ha sostituito anche il collega che assisteva il 34enne albanese. 

Confermate, dal collegio, le richieste di condanna formulate dalla sostituta procuratrice Anna Pensabene: il commercialista dovrà scontare 4 anni e 6 mesi oltre al pagamento delle spese processuali. Il commercialista è stato anche interdetto per 5 anni dai pubblici uffici.

Citozi invece, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi. Entrambi dovranno risarcire il danno alla Galvani srl, danno che verrà quantificato in sede civile, e il tribunale ha anche disposto il pagamento di una provvisionale di 80.000 euro. I due imputati dovranno poi pagare le spese della costituzione di parte civile, liquidate in 5000 euro ed è stata anche disposta la confisca delle quote della società. Le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni.

Estorsione con metodo mafioso, fissata la data dell’Appello

Il 13 settembre, al tribunale di Firenze, prima sezione penale, è stata fissata l’udienza d’appello presentato dai pubblici ministeri che hanno coordinato le indagini della direzione distrettuale antimafia sul commercialista di Follonica accusato tra gli altri reati anche di estorsione con metodo mafioso, insieme ad altri sei imputati.  I reati contestati, inoltre, erano stati quelli di minacce, danneggiamento, incendio, lesioni, furto, corruzione e porto abusivo di pistola. 

Durante il processo di primo grado l’aggravante del metodo mafioso però, era caduta

La pena più alta era stata quella comminata proprio al professionista follonichese, che sta scontando 12 anni di reclusione e 16mila euro di multa. Angelo Murè, ritenuto uno dei più stretti collaboratori di Capuano, difeso dagli avvocati Riccardo Sensi del foro di Pistoia e Salvatore Volpe del foro di Roma, è stato condannato invece a nove anni di reclusione e 9.100 euro di multa, mentre per Ausilio Cataldo, difeso dagli avvocati Giovanni Maria Flora ed Eriberto Rosso, entrambi del foro di Firenze, la pena è stata di dieci anni e 9 mesi e 2.500 euro di multa. Tre anni invece per l’ex cancelliere del tribunale Cesare Ferreri, difeso dall’avvocato Alessandro Oneto mentre per Dante Martignetti (difeso dagli avvocati Felice Iafelice e Nicola Muncibì) la pena è di quattro anni e quattro mesi e 2.500 euro di multa. 

Giuseppe Imparato, difeso dall’avvocata Barbara Fiorini,  dovrà scontare due anni con pena sospesa così come Manuel Bernardini, assistito dall’avvocata Francesca Carnicelli, che dovrà pagare anche un multa di 500 euro.

Tutti gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e delle spese di custodia cautelare in carcere.

Capuano, Muré e Cataldo sono stati anche interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, mentre Martignetti e Ferreri per cinque anni. Il tribunale ha anche disposto la libertà vigilata per la durata di tre anni per Evans Capuano e Ausilio Cataldo e di un anno per Angelo Murè e Dante Martignetti. Il commercialista, Murè, Bernardini e Imparato dovranno risarcire la parte civile Arietto Giovannelli e intanto, oltre al pagamento delle spese di costituzione, per 4mila euro, dovranno anche versare una provvisionale di 40mila euro. Muré inoltre dovrà risarcire le parti civili Luca e Antonio Marchionni e il Tahiti Camping srl, pagando anche 4mila euro per le spese di costituzione. Assolto invece per l’estorsione nei confronti di Antonio Marchionni e per non essere stato il mandante dell’incendio nel capannone in uso a Giovannetti.

Ora per i sette imputati si apre il processo d’appello, di fronte al collegio. 

 

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