Troupe aggredita, muore il cameraman: il dramma della giornalista orbetellana | MaremmaOggi Skip to content

Troupe aggredita, muore il cameraman: il dramma della giornalista orbetellana

Sarebbero stati i familiari di due donne uccise nei raid israeliani ad aggredire l’inviata Rai Lucia Goracci e il cameraman Nicois, rimasti illesi. Il racconto in diretta: «Ci hanno lanciato una pietra contro l’auto, poi ci hanno seguiti»
Lucia Goracci (foto tratta dal suo profilo di Facebook)
Lucia Goracci (foto tratta dal suo profilo di Facebook)

GROSSETO. Apprezzata, pluripremiata, preparata. Lucia Goracci, inviata di guerra del Tg3, ha viaggiato in Africa, Europa, Siria, Iraq, Afghanistan, Israele e territori palestinesi, America Latina, e nel resto del Medio Oriente. 

Originaria di Orbetello, dopo la laurea in giornalismo alla Luiss, ha lavorato alla Rai in Sicilia. Poi, ha cominciato a realizzare il suo sogno, quello di raccontare il mondo, di guardarlo con i suoi occhi e restituirlo ai suoi telespettatori. Lo ha fatto in Libia, lo ha fatto in Siria, lo ha fatto, in queste ultime settimane in Libano, dove martedì 8 ottobre è stata aggredita, insieme alla sua troupe a Jiyeh. Con lei c’erano il cameraman Marco Nicois, accompagnati dalla fixer Kinda Mahaluf e l’autista Ahmad Akil Hamzeh. L’autista è morto sotto gli occhi della giornalista e del resto della troupe, ucciso da un infarto, dopo essere stati aggrediti dai familiari di due donne uccise nei raid israeliani. 

La presenza della troupe, alle 9 ore locali, era stata segnalata dalla stringer agli Hezbollah locali. 

La giornalista in lacrime in diretta tv

Un racconto drammatico quello della giornalista orbetellana in tv. Inviata in Libano per documentare la guerra in Medioriente, Lucia Goracci ha visto l’autista che stava accompagnando lei e la sua troupe morirle davanti agli occhi. 

Dopo aver subito un’aggressione. 

«Stavamo lavorando senza problemi, la gente ci parlava. Poi è spuntato un uomo, è andato verso Nicois tentando di strappargli la telecamera. Siamo tornati in auto pronti ad allontanarci in fretta, ma sono arrivati altri uomini che hanno preso a spintonare noi e l’auto – ha raccontato – L’uomo di prima ha provato a tirarci una grossa pietra. C’era chi lo tratteneva e chi lo aizzava. Siamo andati via veloci, in auto, sembrava che ci stessero inseguendo. Quando Ahmad si è fermato a un distributore ormai fuori da Ghazieh, l’uomo ci è venuto addosso, ha strappato le chiavi ad Ahmad, ha tentato di rompere la telecamera di Marco entrando dai finestrini aperti, mentre nessuno ci veniva in aiuto».

«Quando Ahmad ha cercato di tranquillizzarlo uscendo dall’auto – prosegue il racconto di Goracci – è allora che si è accasciato a terra. Abbiamo subito chiamato i soccorsi, è arrivata l’ambulanza, l’abbiamo seguita. Purtroppo quando l’abbiamo raggiunta ci hanno detto che era morto dopo lunghi tentativi di rianimarlo».

La troupe procedeva con tutti i permessi in regola delle autorità locali. Gli aggressori avrebbero inseguito l’auto degli inviati in sella ad una moto.

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