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Sposarsi? Ormai è solo un ricordo. Anche in Maremma

Sposarsi è solo un ricordo. La crisi delle unioni “certificate” è ormai irreversibile. I dati degli ultimi anni in Italia e Europa. E i divorzi sono il 68%
Federico Chiesa e Lucia Bramani all'uscita dal Duomo di Grosseto (foto Ezio Cairoli)
Il matrimonio di Federico Chiesa in Duomo a Grosseto

GROSSETO. Sposarsi o comunque unirsi anche civilmente in matrimonio, è sempre stato un passo importante per una coppia: aldilà dell’amore, “convolare a giuste nozze”, per la popolazione, specialmente in Italia una delle patrie del cattolicesimo, è un rito da consacrare con amici e parenti. E poi quel “pezzo di carta”, serve per mille cose: la più importante su tutte, avere la “delega” sul coniuge, fondamentale in uno stato di diritto, anche se il mondo va in più direzioni.

I numeri parlano chiaro

L’andamento degli sposalizi in Italia è oscillante a guardare gli ultimi anni, secondo i dati Istat nel suo ultimo report (dicembre 2023). Nel 2022 c’è stata una ripresa, mentre nel 2023 una nuova riduzione.

I matrimoni in Maremma

I numeri anche in Maremma certificano che sposarsi non è più una priorità, come poteva essere nel dopoguerra. A certificarlo gli uffici anagrafe dei Comuni.

A Grosseto per esempio nel 2023 i matrimoni in totale sono stati 232 le unioni civili sono stati 191, e quelli in chiesa 41. Nel 2024, fin qui, in totale 205 matrimoni: quelli civili 179 e in chiesa 26 .

A Follonica nel 2023 i matrimoni sono stati 62: le unioni civili (di cui uno dello stesso sesso) 53 , e in chiesa 11. Fin qui nel 2024 i matrimoni sono in netto calo: 47 di cui le unioni civili sono state 35, e in chiesa 9.

A Castiglione della Pescaia nel 2023 i matrimoni sono stati 38: le unioni civili sono state 30 e in chiesa 8. Stessi numeri, fin qui, per il 2024. Sempre 38 matrimoni: unioni  civili 32 e in chiesa 6.

A Orbetello nel 2023 i matrimoni sono stati 47: le unioni civili 34 e in chiesa 13. Nel 2024 in totale fin qui 50 matrimoni: 37 le unioni civili e  13 i riti in chiesa. 

Ci si sposa sempre meno

Da oltre 40 anni il ridimensionamento dei matrimoni è evidente. Sempre dai dati Istat, il percorso di crescita è molto diversi rispetto al passato: appena possibile il matrimonio era visto come una necessità di “fuga” dai genitori, formare una nuova famiglia appunto con le nozze. Purtroppo anche il ridimensionamento numerico delle nuove generazioni, che è dovuto alla bassa fecondità, incide molto e provoca un effetto strutturale negativo anche sui matrimoni. Le generazioni più giovani sono meno numerose di quelle dei loro genitori, e di conseguenza si riduce la numerosità della popolazione in età da matrimonio e anche a parità della voglia di sposarsi, il numero assoluto delle nozze cala inesorabilmente.

Un andamento altalenante degli sposalizi

Nel 2022 in Italia sono stati celebrati 189.140 matrimoni, il 4,8% in più rispetto al 2021 e il 2,7% in più rispetto al 2019, l’anno precedente la crisi pandemica durante la quale molte coppie hanno deciso di rinviare le nozze. Ma l’aumento degli sposalizi si è subito frenato nei primi otto mesi del 2023: gli ultimi dati disponibili dell’Istat mostrano una nuova diminuzione dei matrimoni (- 6,7%) rispetto allo stesso periodo del 2022.

Rito civile, seconde nozze e matrimoni misti

Secondo sempre i dati Istat, nel 2022 il 56,4% dei matrimoni è stato celebrato con rito civile, in continuità col valore dell’anno precedente (54,1%) e sempre in linea con l’aumento tendenziale osservato negli anni pre-pandemici (52,6% nel 2019). Aumentano inoltre le seconde (o successive) nozze, che nel 2022 sono state 42.918, il valore più alto mai registrato (la quota sul totale dei matrimoni è del 22,7%). Nel 2022 sono state celebrate 29.574 nozze con almeno uno sposo straniero (pari al 15,6% del totale dei matrimoni), in aumento del 21,3% rispetto all’anno precedente. I matrimoni misti (in cui uno sposo è italiano e l’altro straniero) ammontano a 20.678 e rappresentano la parte più consistente dei matrimoni con almeno uno sposo straniero (69,9%).

Tabella matrimoni religiosi in Europa

Ci si sposa sempre più tardi

In Italia ci si sposa sempre più tardi, rileva sempre l’Istat. I motivi sono tanti: il mutamento nei modelli culturali, l’allungamento dei tempi formativi, l’aumento della scolarizzazione, le difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro e la sua precarietà. E i tempi di uscita dalla “comfort zone” della famiglia di origine si allunga sempre di più: la quota di giovani che resta nella propria famiglia fino alla soglia dei 35 anni è pari al 61,2% (quasi tre punti percentuali in più in meno di 20 anni). Tale protratta permanenza comporta anche un effetto diretto sul rinvio delle prime nozze.

I matrimoni in Italia crescono al Centro e al Nord, in calo nel Mezzogiorno

A guardare i dati in ogni singola regione, il lieve aumento dei matrimoni del 2022 è la sintesi di due situazioni contrapposte: nel centro e nel nord la variazione positiva è stata ben più consistente (rispettivamente +14,2% e +10,5%) mentre nel mezzogiorno la variazione è negativa rispetto sia al 2021 (- 4,5%) sia al 2019 (- 2,3%). Nel 2022 i primi matrimoni (146.222 nel 2022, 77,3% dei matrimoni totali), dopo aver subito un dimezzamento nel 2020, sono tornati ai livelli del 2019.

Tabella matrimoni in Italia dal 1960

Salgono del 31% le unioni dello stesso sesso

La diminuzione tendenziale dei primi matrimoni, al netto delle oscillazioni di breve periodo, è strettamente connessa alla progressiva diffusione delle libere unioni. Le unioni “civili” sono dunque triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2021-2022 (da circa 440 mila a più di 1,5 milioni), un incremento da attribuire soprattutto alle libere unioni di celibi e nubili appunto.

In aumento le seconde nozze

Risposarsi però è un dato in controtendenza. Un divorzio non significa che poi le persone non vogliono più sposarsi. L’aumento dell’instabilità coniugale contribuisce alla diffusione delle seconde nozze e delle famiglie composte da almeno una persona che abbia vissuto una precedente esperienza matrimoniale, fenomeno che genera nuove tipologie familiari.

Al tendenziale aumento di questa tipologia di matrimoni in Italia, registrato soprattutto nel biennio 2015-2016 come conseguenza dell’introduzione nel 2015 del “divorzio breve”, ha fatto seguito una progressiva stabilizzazione che si è protratta fino al 2019. Nel 2022 le seconde (o successive) nozze sono state 42.918, finora il valore più alto mai registrato (la quota sul totale dei matrimoni è del 22,7%). L’aumento delle seconde nozze è del 12,9% rispetto al 2021, del 13,1% rispetto al 2019.

In crescita i matrimoni con almeno uno sposo straniero: in Toscana il 23%

Nel 2022 sono state celebrate 29.574 nozze con almeno uno sposo straniero (il 15,6% del totale dei matrimoni), in aumento del 21,3% rispetto all’anno precedente. La quota di matrimoni con almeno uno sposo straniero è notoriamente più elevata nelle aree in cui è più stabile e radicato l’insediamento delle comunità straniere, cioè al nord e al centro. In queste due aree del paese un matrimonio su cinque riguarda almeno uno sposo straniero mentre nel mezzogiorno questa tipologia di matrimoni è pari all’8,9%. A livello regionale in cima alla graduatoria ci sono la provincia autonoma di Bolzano (27,9%) e la Toscana (23,0%).

In ripresa il “turismo matrimoniale”

L’Italia esercita una forte attrazione per numerosi cittadini provenienti dall’estero, soprattutto da paesi a sviluppo avanzato, che scelgono il belpaese come luogo di celebrazione delle nozze. Nel 2022 sono stati 3.754 “destination wedding”, tra sposi entrambi stranieri e non residenti. Un dato più che raddoppiato rispetto al 2021 ma ancora distante dai livelli pre-pandemia (- 8,3% rispetto al 2019).

Più di un matrimonio su due celebrato con rito civile

Ormai le unioni civili stanno nettamente aumentando e superando i matrimoni religiosi. Nel 2022 il 56,4% dei matrimoni è stato celebrato con rito civile, in continuità con il valore dell’anno precedente (54,1%) e in linea con l’aumento tendenziale osservato negli anni pre-pandemici (52,6% nel 2019). La quota particolarmente elevata di matrimoni civili osservata nel 2020 (71,1%) ha costituito quindi un’eccezione, determinata dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria che hanno colpito soprattutto le celebrazioni con rito religioso.

Quanti sono i matrimoni in Italia

L’anno con più matrimoni celebrati in Italia è il 1963: 420 mila matrimoni. Nel 2020 sono 97 mila, meno di un quarto. Il 2020 è stato un anno speciale, in mezzo alla pandemia. La tendenza però è inesorabile: nel 2019 i matrimoni celebrati erano stati 184 mila, un dato comunque in calo. Negli anni Sessanta (1960-69) si celebrarono 4 milioni di matrimoni, negli anni Settanta 3,7 milioni, negli anni Ottanta 3 milioni, negli anni Novanta 2,9 milioni, negli anni duemila 2,5 milioni. E dagli anni duemila dieci, 2,1 milioni.  

In Europa il tasso di nuzialità (crude marriage rate, nel linguaggio internazionale), che è il rapporto tra numero di matrimoni contratti durante l’anno e la popolazione del paese, si esprime per mille abitanti. Per l’Italia quindi 97 mila matrimoni in rapporto a circa 60 milioni di abitanti risulta in un tasso di nuzialità di 1,6 matrimoni ogni mille abitanti. Il grafico riporta un confronto tra alcuni paesi europei.

Nel Regno Unito i matrimoni religiosi sono il 19%, in Francia il 15%, in Spagna il 10%, in Germania addirittura il 3%. Tutti dati influenzati negativamente dalla pandemia, ma che c’è da scommettere non risaliranno così tanto neanche dopo il 2021.

In Italia quindi ci si sposa poco, ma ci si sposa (ancora, un po’) religioso. Le differenze regionali però sono molto ampie. In alcune regioni del centro-nord – Valle d’Aosta, Liguria, Provincia di Bolzano, Emilia Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia – i matrimoni religiosi sono meno del 20%, mentre in molte regioni del sud (Sardegna, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia) la percentuale ha comunque superato il 60% nonostante l’anno di crisi.

Primi e secondi matrimoni in Italia e in Europa

Un indicatore di cambiamento sociale è anche il numero di secondi matrimoni, conseguenza della crescita di divorzi e separazioni che analizzeremo in seguito. I dati Eurostat riportano in realtà il dato opposto, ossia la percentuale di primi matrimoni rispetto al totale dei matrimoni celebrati in un anno.

Il dato sembra essere molto falsato dalla pandemia, che ha probabilmente influito negativamente soprattutto sui primi matrimoni, almeno nei paesi più tradizionalisti. I paesi mediterranei e dell’est Europa, che solitamente hanno percentuali oltre l’80% di primi matrimoni, sono finiti agli ultimi posti con percentuali tra il 20 e il 40%. Rimangono invece più elevate le percentuali di paesi del centro-nord, che invece solitamente sono in fondo alla classifica. Vistosa eccezione è l’Ungheria, in cui nel 2020 l’85% dei maschi e il 94% delle femmine erano al primo matrimonio.

Fatta eccezione di nuovo per l’Ungheria, dove dal 2016 è in crescita, è una percentuale in diminuzione ovunque. Pensate ad esempio che in Italia nel 1990 il 95% degli sposi maschi era al primo matrimonio contro il 22% del 2020 (dato influenzato dalla pandemia, ma che comunque era al 44% nel 2019), e percentuali molto simili si riscontrano anche per le femmine.

Tabella matrimoni in Europa

Quando ci si sposa in Italia e in Europa

Altro indicatore determinante per cogliere il cambiamento dell’istituto del matrimonio in Italia e in Europa è l’età media a cui ci si sposa.

L’Italia è quindi tra i paesi dove ci si sposa più tardi in Europa. I paesi dove ci si sposa prima sono quelli dell’Est Europa. Questi dati fanno riferimento alla popolazione femminile. Per ottenere i valori dei maschi dovete aggiungere in media due-tre anni.

Il cambiamento nel tempo anche di questo indicatore è evidente. I primi dati messi a disposizione da Eurostat rispetto all’età media del primo matrimonio per le donne e gli uomini europei fanno riferimento al 1990. Prendiamo quindi come riferimento il periodo 1990-2020 e analizziamo il fenomeno in termini storici. In Italia, ad esempio, la situazione è questa.

Nell’arco di 30 anni l’età media delle donne al primo matrimonio è aumentata di 7,7 anni e quella degli uomini di 7,5. Un cambiamento notevole, figlio dei cambiamenti sociali ed economici che hanno mutato i percorsi di transizione all’età adulta dei giovani, con percorsi formativi più lunghi e ingressi molto precari e graduali nel mondo del lavoro, ma anche con scelte che sono ora molto più accettate socialmente, come quella di non sposarsi oppure di dedicare più tempo anche ad esperienze di piacere e crescita personale.

Un cambiamento che attraversa trasversalmente tutti i paesi europei, anche se in misura diversa. Possiamo quindi affermare che è vero, ci si sposa sempre più tardi. E i figli? Il matrimonio è (ancora) vissuto come un passo preliminare alla procreazione?

Tabella età media primo matrimonio in Europa

Figli dentro e fuori dal matrimonio in Italia e in Europa

Come abbiamo visto all’inizio, l’etimologia della parola matrimonio mette l’accento sui fini procreativi dell’unione, e d’altra parte sia nel rito religioso che in quello civile il riferimento alla prole è evidente.

Tuttavia, anche qui, un conto è la carta e un conto sono i comportamenti sociali. Comportamenti che, anzitutto, va detto, vanno nella direzione di una diminuzione dei figli, per una serie di cause sociali ed economiche tra cui, e per fortuna, una accresciuta libertà di scelta di persone e coppie.

Ciò premesso, consideriamo l’indicatore del numero di figli che nascono fuori dal matrimonio come un indicatore del cambiamento di quest’ultimo e della società. Si tratta di un dato che è in netta crescita ovunque, mostrando come matrimonio e procreazione non siano più necessariamente conseguenti.

Tabella percentuale bambini nati fuori dal matrimonio in Italia

In Italia il 34% delle nascite è avvenuta fuori dal matrimonio nel 2018. Nel 1970 questo dato era al 2%. Un mutamento straordinario, che pure ci lascia ancora agli ultimi posti fra i paesi europei dietro a Grecia – dove solo il 13,8% delle nascite avviene fuori dal matrimonio – Croazia, Polonia, Lituania, Ungheria, Romania e, sorpresa, Germania.
Il paese europeo con il più alto tasso di nascite fuori dal matrimonio è la Francia, dove sei bambini su dieci nascono da coppie non sposate, seguita da Bulgaria, Portogallo, Slovenia, Svezia, Danimarca, Olanda.

Sorprende in questa classifica trovare alle posizioni più alte anche paesi mediterranei e dell’est Europa, solitamente considerati più tradizionalisti. Evidentemente, certi collegamenti non vanno dati per scontati.

Il dato che accomuna tutti i paesi è che la percentuale di bambini che nascono fuori dal matrimonio è in crescita ovunque tranne, al solito, in Ungheria, dove è passata dal 48% del 2015 al 30% del 2020.

Questi dati derivano ovviamente dal fatto che ci si sposa di meno preferendo forme di convivenza non regolate, ma anche dal fatto che il matrimonio sta diventando sempre più una scelta legata alle dinamiche di coppia più che una tappa propedeutica alla procreazione. In un numero crescente di casi il matrimonio diventa una tappa successiva, maturata anche anni dopo la nascita di uno o più figli.

Tabella percentuale bambini nati fuori dal matrimonio in Europa

I divorzi e le separazioni in Italia e in Europa

L’ultimo indicatore che consideriamo è naturalmente il numero di divorzi e separazioni che, visto il quadro dipinto finora, supponiamo essere in crescita un po’ ovunque. È così? Ni.

Nel 2020 ci sono stati 66.662 divorzi e 79.917 separazioni. Entrambi i dati sono in calo rispetto al 2019, probabilmente per effetto della pandemia. Le separazioni si mantengono ormai da almeno dieci anni intorno alle 80-100 mila unità annue.

Per quanto riguarda i divorzi, furono 18 mila nel 1971, primo anno in cui si poteva divorziare. La cifra si è poi stabilizzata intorno alle 10-15 mila unità all’anno per i successivi 15 anni. Il vero boom è iniziato a metà degli anni ottanta, con una crescita di divorzi proseguita fino ad oggi, anche se il dato negli ultimi anni segna un calo dopo il picco di 99 mila divorzi nel 2016.

In pratica, per ogni 100 matrimoni ci sono circa 68 divorzi. Erano 2,9 ogni 100 nel 1975, 20 ogni 100 solo nel 2007. Per un confronto con gli altri paesi europei dobbiamo fare ricorso a un altro indicatore: se per i matrimoni avevamo utilizzato il tasso di nuzialità, dobbiamo usare qui quello che possiamo chiamare tasso di divorzialità, ossia il rapporto tra numero di divorzi avvenuti durante l’anno e popolazione del paese, che si esprime per mille abitanti.

Per l’Italia quindi 66 mila divorzi in rapporto a circa 60 milioni di abitanti risulta in un tasso di 1,1 divorzi ogni mille abitanti, il più basso dell’Unione Europea. I paesi del centro-nord Europa presentano i dati più alti, dati che in ogni caso sono in crescita ovunque, almeno fino al 2010. Da lì in poi in molti paesi il dato è stabile o in leggera flessione.

Le unioni civili

Chiudiamo questa lunga carrellata dedicata ai cambiamenti del matrimonio in Italia e in Europa con i dati sulle unioni civili in Italia. Le unioni civili sono state introdotte nel 2016 dalla cosiddetta legge Cirinnà. Nel periodo compreso tra luglio 2016 e il 31 dicembre 2020 sono state costituite in totale 13.356 unioni civili, di cui il 66% tra uomini (8,8 mila unioni) e il 33% (4,5 mila) tra donne.

Come quello dei matrimoni, anche il dato delle unioni civili è in calo nel 2020 a causa della pandemia, anche se a dire la verità lo era già negli anni precedenti dopo il boom del 2016/2017 quando sono state istituite.

Tabella unioni civili in Italia

Per quanto riguarda il 2020, a livello regionale il Lazio è la regione con il maggior numero di unioni civili in rapporto agli abitanti (4,5 per centomila abitanti), seguita da Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Liguria. Agli ultimi posti Calabria e Basilicata con un tasso inferiore allo 0,5 per centomila abitanti.

Il matrimonio è cambiato

Una cosa sicuramente da dedurre è che l’istituto del matrimonio è molto cambiato. In generale, ci si sposa sempre meno, sempre meno con il rito religioso, e sempre più tardi. In termini molto generali, e almeno in Italia, dal dopoguerra in poi il matrimonio era considerato un passaggio quasi obbligato e propedeutico al fare figli. Dagli anni ottanta le cose hanno iniziato a cambiare: molte coppie non si sposano, altre si sposano ma non hanno figli, altre hanno figli e poi si sposano, altre si separano, con molta più accettazione sociale di prima.

Salta in sostanza il passaggio lineare matrimonio-procreazione e si aprono traiettorie di vita molto più diversificate, come succede peraltro in molti altri aspetti della vita, come lo studio e il lavoro. Qualcuno la chiamerebbe postmodernità. Questo mutamento, che è profondo delle relazioni sociali, investe molti contesti occidentali, anche se non tutti allo stesso modo. Nei paesi del nord Europa, ad esempio, il matrimonio è sempre stato qualcosa di diverso, legato più alle scelte individuali che ad un passaggio socialmente regolato preliminare all’avere figli. In evidenza però come lo stesso istituto, nel tempo e nello spazio, possa assumere significati molto diversi tra loro ed è la bellezza, quasi magica, di quell’insieme di relazioni, norme e  comportamenti che chiamiamo società.

 

 

Autore

  • Giornalista di MaremmaOggi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni in un quotidiano. E da allora non mi sono mai fermato, collaborando con molte testate: sport, cronaca, politica, l’importante è esagerare! Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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