Scoppia petardi, al cane viene l'ansia: finisce sotto processo Skip to content

Scoppia petardi, al cane viene l’ansia: finisce sotto processo

Trentasettenne accusato di maltrattamento di animali: avrebbe fatto scoppiare dei petardi nel suo giardino, al confine con un Centro cinofilo, per far chiudere l’attività

GROSSETO. Se uno volesse trovare un appiglio letterario alla questione dibattuta in un’aula del tribunale di Grosseto, di fronte alla giudice Agnieszka Karpinska, potrebbe rifarsi alla “Vergine cuccia” di Parini. 

Il passo del “Mezzogiorno” però non prevedeva che fossero scoppiati petardi, come invece sarebbe successo da febbraio a giugno del 2021 nel giardino dell’abitazione confinante con un centro cinofilo. Petardi che sono costati a un trentasettenne grossetano un’imputazione per maltrattamento di animali e disturbo della quiete pubblica.  

Indagato per lo scoppio dei petardi

Tutto sarebbe cominciato quando, nel terreno accanto all’abitazione dove viveva il 37enne, sono cominciati i lavori per livellare il terreno per realizzare appunto il centro cinofilo. Il proprietario della villetta, dopo ver chiamato il presidente del centro per manifestargli la sua contrarietà, avrebbe cominciato a scoppiare petardi e a spaventare così i cani. Animali che frequentavano il centro, proprio per superare alcune problematiche comportamentali. 

I lavori, però, sono andati avanti e, dopo l’apertura del centro, i rapporti tra i due uomini, che fino ad allora erano stati cordiali, si sono guastati. Prima il trentasettenne avrebbe fatto volare un drone sopra al Centro cinofilo, per vedere se fosse tutto in regola, poi, sarebbe cominciato lo scoppio dei petardi. L’uomo non sarebbe stato infastidito dai cani, ma dal via vai delle persone che portavano il proprio quattro zampe al centro cinofilo per l’addestramento. 

Scoppi di petardi che sarebbero cominciati alla fine di gennaio del 2021 per finire intorno a giugno dello stesso anno. Uno dei quali, avrebbe spaventato così tanto un golden retriver da causargli un attacco di ansia. 

Il trentasettenne, difeso dall’avvocato Alessandro Antichi però, quella sera non sarebbe stato nel giardino. Almeno così ha ricordato in aula al vice procuratore onorario Massimiliano Tozzi, il proprietario del centro cinofilo durante la sua testimonianza. 

Cinque cani spaventati dai petardi

Incalzato dall’avvocato di parte civile, il titolare del centro cinofilo ha spiegato che cinque o sei cani avrebbero avuto, dopo lo scoppio dei petardi, alcuni problemi legati alla gestione dell’ansia. «Spiegare l’ansia è difficile – ha detto in aula il presidente del centro cinofilo – la prima reazione è l’iperventilazione, e quindi l’aumento del battito cardiaco. Una sera a un cane, dopo lo scoppio del petardo, abbiamo fatto il massaggio cardiaco». 

Dal controesame condotto dall’avvocato Antichi, è emerso che nei confronti del centro cinofilo, che si trovava a una distanza di oltre 70 metri dall’abitazione dell’imputato, era stato aperto un procedimento penale dopo la verifica della pratica edilizia sulla legittimità dei permessi rilasciati. 

In aula sono sfilati cinque testimoni. Clienti del centro cinofilo e familiari del presidente. Che hanno confermato di aver sentito scoppiare i petardi, nel periodo tra gennaio e giugno. Allo scopo di far cessare l’attività del centro. Ma di non aver visto chi fosse stato a lanciarli.  

Il proprietario del centro cinofilo si è costituito parte civile al processo insieme all’Enpa, rappresentati dagli avvocati Bellandi e Biagiarelli. A fine giugno, si torna in aula dove saranno sentiti altri testimoni e i consulenti. 

 

 

 

 

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