Scatta lo sciopero, in 20 cacciati dalle Poste centrali | MaremmaOggi Skip to content

Scatta lo sciopero, in 20 cacciati dalle Poste centrali

Alle 12 in piazza della Vasca ci sono decine di clienti, ma a fine turno gli impiegati incrociano le braccia e fanno uscire tutti. Urla e proteste, chiamati i carabinieri
Il bancone delle Poste centrali senza impiegati
Il bancone delle Poste centrali senza impiegati

GROSSETO. «Ora è sciopero, andatevene tutti».

Succede a mezzogiorno di sabato 20 novembre, alle Poste centrali. Suonano le campane del Duomo, dodici lenti rintocchi a segnare la metà del giorno, e i pochi impiegati presenti delle Poste centrali di piazza della Vasca, o piazza Rosselli come la chiamano in pochi, forse neppure tutti i grossetani sanno che in realtà si chiama così, incrociano le braccia.

Poco conta se, in quel momento, nei saloni maestosi di epoca fascista progettati da Angelo Mazzoni negli anni ’30, ci sono una ventina di persone, forse qualcuna in più. Alcune delle quali sono lì da un’oretta, anche un’oretta e mezzo, ad aspettare di ritirare una raccomandata o un pacco. Lo sciopero è sciopero, è un diritto dei lavoratori. E poco importa se le Poste, pur private, danno un servizio pubblico.

Così qualcuno, che magari ha perso la mattinata in quelle interminabili code a guardare lo schermo dei turni che sembra non cambiare mai, si arrabbia e alza la voce. Urla, proteste, gli impiegati chiamano anche i carabinieri.

Che poi, quando passano, è ormai tutto finito e i portoni del palazzo del ventennio sono ormai chiusi. I clienti delle Poste, che magari più avanti si rivolgeranno a un altro servizio, se ne sono andati a passare il sabato in famiglia, contando di riprovarci lunedì.

Il portone delle Poste chiuso
Il portone delle Poste chiuso

«Non è possibile stare due ore in coda e poi sentirsi cacciare per uno sciopero», urla un signore con uno sgualcito numerino A e qualcosa in mano. «I cartelli che avvertono dello sciopero ci sono» replica un’impiegata. E, in effetti, qualche cartello esposto c’è. Nel quale le Poste si scusano anche.

Il cartello che avverte dello sciopero
Il cartello che avverte dello sciopero

Sciopero delle Poste per gli straordinari

E, in effetti, si scopre che la “cacciata” dei clienti è avvenuta a mezzogiorno proprio perché è l’ora di fine turno. E lo sciopero è legato agli straordinari.

Lo sciopero dello straordinario è stato indetto dal 2 novembre al primo dicembre dai sindacati della base dei lavoratori Cobas Poste, Cub Poste e SLG-CUB Poste, che spiegano: «Scioperiamo perché le cose non sono come le rappresenta la propaganda aziendale sui mass-media e in politica. C’è bisogno di assunzioni vere, stabili e congrue. C’è bisogno di rispetto reale per le condizioni di lavoro, in merito alla sicurezza e alla salute. C’è bisogno di lealtà da parte aziendale, che non deve scaricare sui lavoratori le proprie spese, come quelle dei tamponi».

Poste, per i sindacati mancano 90mila dipendenti

«C’è un vuoto – proseguono – di 90.000 unità, da riempire seriamente, con i trasferimenti volontari di sede richiesti, da anni, dai lavoratori fissi e le stabilizzazioni degli ex precari che attendono, invano, in graduatoria, per abolire l’incivile sistema di consegna della posta “a giorni alterni e rarefatti” e ripristinare il servizio di consegna giornaliera, per riaprire gli sportelli chiusi e i 1.900 uffici postali soppressi, a livello nazionale, e per lavorare in modo decente. C’è bisogno di non affossare il servizio pubblico, perché altrimenti si perderanno altri posti di lavoro e perché la cittadinanza ha il diritto a un servizio di livello europeo e non da terzo mondo. C’è bisogno di meno speculazione e più serietà».

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