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Rincari: una famiglia su cinque taglia la spesa

I prezzi sono schizzati alle stelle per molti prodotti, ecco quali sono i maggiori rincari, i rischi per le famiglie e le previsioni Coldiretti
Un carrello vuoto in un supermercato

GROSSETO. Sempre più ampio è il ricorso a offerte e buoni spesa nei supermercati. Le famiglie maremmane si difendono anche così dall’inflazione e dall’aumento sregolato dei prezzi. In particolare, sono discount alimentari a far segnare il balzo più elevato di vendite nella distribuzione alimentare (+10,1%). Le famiglie si sono rivolte maggiormente ai mercati contadini per tagliare le intermediazioni e i costi di trasporto, guardando di più ai prodotti di stagione.

Nonostante gli espedienti però i prezzi sono cresciuti e così le difficoltà: una famiglia maremmana su cinque (27%) si è vista costretta a ridurre gli acquisti.

Questi sono i dati che emergono dal sondaggio online di Coldiretti Toscana sulle strategie adottate dalle famiglie per far fronte agli effetti della guerra sulla spesa.

Una foto della bottega Campagna amica di Grosseto

I rincari

Coldiretti sottolinea che a sostenere l’accelerazione della crescita dei prezzi oltre all’energia c’è anche il prezzo degli alimenti, cresciuto in media del 7,1% per effetto di aumenti generalizzati di tutti i prodotti a partire dall’olio di semi di girasole: + 40% in sei mesi, sulla base dei dati dell’Osservatorio prezzi del Mise per la provincia di Grosseto.

Considerando gli aumenti medi dei prezzi, la pasta di semola di grano duro è cresciuta di prezzo di un buon +19%, il burro del 17%, il pane fresco del 14%. E il banco della carne non è da meno: i petti di pollo segnano un +11%, il prosciutto cotto +6%. Tra gli atri scaffali spiccano i rincari della passata di pomodoro (+5%), del latte fresco intero (+1,2%) e del gelato in vaschetta (+8%).

Milena Sanna direttrice Coldiretti Grosseto

«Tutte le principali voci della spesa alimentare hanno subito aumenti anche consistenti – analizza Milena Sanna direttrice Coldiretti Grosseto – Il dato dell’aumento delle vendite dei discount è un risultato dovuto esclusivamente al caro prezzi, le quantità di prodotti alimentari acquistati si riducono dello 0,8%. Le borse della spesa delle famiglie sono sempre più leggere ed il portafogli sempre più vuoto». 

La corsa ai ripari dei consumatori

La corsa alle offerte e ai buoni sconto è corredata anche da comportamenti virtuosi. La riduzione degli sprechi, ad esempio, è messa in pratica dal 19% di chi ha risposto al sondaggio. Un andamento che si coniuga bene anche con il rispetto ambientale. «In un Paese come l’Italia in media nella spazzatura – sottolinea Coldiretti Toscana – finiscono quasi 31 chili all’anno di prodotti alimentari pro capite. A farsi spazio sulle tavole sono tornati maggiormente piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. Ricette che aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato, come la ribollita toscana o la pappa al pomodoro. Per abbattere i costi attraverso gli acquisti all’ingrosso, il 6% ha deciso invece di rivolgersi ai gruppi di acquisto solidale. 

Le previsioni di Coldiretti

 L’aumento dei costi non lascia ben sperare in un periodo come questo. «L’inflazione nel comparto alimentare è salita al 7,1%, già dal mese di maggio e colpisce il carrello della spesa mettendo a rischio alimentare almeno 2mila famiglie del territorio che già oggi si trovano in una condizione di povertà relativa – afferma Coldiretti Toscana – Di questo passo molte persone non avranno più la capacità minima per accedere ai principali prodotti alimentari e saranno costrette ad acquistare cibo di scarsa qualità e a far ricorso alle mense dei poveri e ai pacchi alimentari. Più la guerra sarà lunga più questi effetti saranno pesanti per le famiglie».

Se i prezzi per le famiglie salgono, anche le aziende agrarie non se la passano meglio. Come precisa Coldiretti Toscana: «L’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne è in crisi: più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e circa 1/3 del totale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, (secondo i dati crea). In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio».

Per Coldiretti Toscana la soluzione su cui puntare sono gli accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali: «Con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi – affermano dall’associazione di categoria – e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni».

 

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