Ricatto a luci rosse: patteggia due anni | MaremmaOggi Skip to content

Ricatto a luci rosse: patteggia due anni

La trentenne, arrestata dai carabinieri, aveva minacciato di divulgare un video hot se il suo ex amante non gli avesse consegnato 2mila euro
Il tribunale di Grosseto

MASSA MARITTIMA. Il giorno in cui era stato organizzato lo scambio – 500 euro in cambio della distruzione del video a luci rosse – i carabinieri erano lì, a pochi passi.

E vicino all’ostello Sant’Anna, erano scattate le manette ai polsi di una donna di 31 anni di origini polacche. “Bambolina”, era il nome che l’uomo, che con lei aveva avuto una breve relazione, le aveva riservato nella rubrica del suo cellulare. 

Ewa Katarzyna Dabal, difesa dall’avvocata Sara Malossi, ha patteggiato di fronte al giudice per l’udienza preliminare Sergio Compagnucci, una pena a due anni di reclusione e 400 euro di multa. 

L’estorsione dopo la videochiamata hot

Tutto sarebbe cominciato dopo una videochiamata hot organizzata su Facebook. L’uomo, un 52enne, aveva conosciuto sui social una ragazza che, dopo pochi giorni, gli aveva chiesto di fare una videochiamata hot: il 52enne aveva detto di sì, si era spogliato e aveva cominciato a masturbarsi di fronte alla videocamera. Anche la donna si era tolta i vestiti, ma era sempre rimasta di spalle. 

Il giorno dopo erano cominciate le richieste di pagamento: duemila euro, che l’uomo aveva versato: lei gli aveva infatti detto di aver registrato quella videochiamata. Se non avesse pagato, il video sarebbe diventato pubblico.  

L’incubo però, non era finito: dopo qualche giorno, il 52enne era stato contattato di nuovo da un numero di telefono che non conosceva: gli erano stati chiesti altri soldi per non divulgare il video. 

A quel punto, si era rivolto alla polizia postale, presentando denuncia contro ignoti. 

Un nuovo ricatto a luci rosse dopo gli incontri

Passa un mese e l’uomo conosce la trentunenne. Si vedono qualche volta, hanno qualche rapporto sessuale. Poi lui decide di non frequentarla più. Lei sarebbe ricomparsa pochi giorni dopo, con un numero di telefono diverso da quello che lui aveva. Dicendogli di essere riuscita a recuperare il video hard registrato durante la videochiamata e che sarebbe stata in grado di farlo sparire se lui le avesse portato 2.000 euro in contanti

A quel punto, l’uomo ha chiesto aiuto ai carabinieri di Monterotondo Marittimo: i militari hanno aspettato che avvenisse lo scambio per far arrestare la donna, con l’accusa di estorsione.

Prima della richiesta di patteggiamento, accordata dalla sostituta procuratrice Valeria Lazzarini, la trentunenne ha consegnato all’uomo un assegno da 1000 euro come risarcimento

 

Riproduzione riservata ©

Condividi su

Articoli correlati