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Il politico condannato replica: «Tema violenza usato in modo pretestuoso»

L’uomo, assistito dall’avvocato Carlo De Martis, farà ricorso in appello: «Nessuna scorciatoia, voglio anch’io giustizia»
Il tribunale di Grosseto
Il tribunale di Grosseto

GROSSETO. L’esponente politico maremmano condannato, in primo grado, a un anno e cinque mesi di reclusione con la sospensione condizionale subordinata, entro tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza, al pagamento del risarcimento all’ex moglie di 10.000 euro, dà la sua versione dei fatti.

Annunciando che, assistito dall’avvocato Carlo De Martis, farà ricorso in appello contro la condanna per maltrattamenti.

«Tema della violenza usato per altri obiettivi»

«Ho appreso – scrive – dalla lettura di MaremmaOggi l’intervista rilasciata dalla mia ex moglie dopo che il Tribunale di Grosseto mi ha condannato per i maltrattamenti che avrei usato nei suo confronti».

«Un’intervista del tutto legittima ma dai contenuti parziali ed estremamente fuorvianti, che mi hanno indotto a scrivere alcune considerazioni che avrei piacere venissero ugualmente pubblicate, sempre nel rispetto dell’anonimato a tutela di nostro figlio».

«Il tema della violenza sulle donne è talmente importante e complesso che deve sempre essere trattato con la massima ampiezza, ma anche con la necessaria attenzione, perché a fronte di una
grande maggioranza dei casi nei quali dietro una denuncia esiste una reale storia di violenza, accade, raramente ma accade, che quel tema sia invece utilizzato, in modo pretestuoso e strumentale, per ottenere ben altri obiettivi».

«Ad esempio l’affidamento di un figlio o l’ottenimento di una somma di denaro, come è stato nella vicenda nella quale sono stato coinvolto. Accade così, ad esempio, che si provi prima a sottrarre il figlio all’affetto paterno nel corso della separazione, salvo poi – quando il ruolo del padre viene comunque riconosciuto frustrando le aspettative della madre – ricorrere, abusandone, allo strumento della denuncia penale».

«Ora da padre, da uomo e, non ultimo, da politico non posso che volere che la giustizia faccia il suo corso. Non ho mai cercato scorciatoie, non ho accettato accordi che magari mi avrebbero
risparmiato questo processo al prezzo tuttavia di privare mio figlio della necessaria presenza paterna. Sapevo che non sarebbe stato un percorso semplice, ma la dignità ed il ruolo di padre mi
impongono di andare avanti affinché sia resa giustizia».

«Dopo che saranno depositate le motivazioni proporrò appello avverso la decisione di primo grado, rammentando sempre che non si può affermare la colpevolezza di una persona, e tantomeno pretendere di giudicarla, fin quando non sia stata pronunciata una sentenza di condanna definitiva».

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