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Piazza Lulli, i residenti: «Col campetto noi non viviamo»

Scrivono: «Il campo limita il godimento della proprietà privata, lede la libertà di una normale qualità di vita, l’equilibrio psico-fisico ed il rispetto dei residenti»
Il campo di basket di piazza Lulli com'è adesso e (nel riquadro) com'era prima del rifacimento
Il campo di basket di piazza Lulli com’è adesso e (nel riquadro) com’era prima del rifacimento

GROSSETO. C’è un gruppo di residenti, fra via Cimarosa e via Battisti, con gli affacci su piazza Lulli, che quel campino da basket a cui è stato segato da qualcuno uno dei canestri, non l’ha mai digerito.

È vero, c’era anche prima, c’è da decenni, ma era in condizioni così brutte che ci giocavano in pochi.

E non c’era illuminazione, quindi al calare delle prime ombre della sera, anche quei pochi sparivano. 

Certo, con il buio ai pochi ragazzi si sono sempre sostituiti gli spacciatori. Ogni mattina, o quasi, si trovavano resti di bivacchi notturni, di vario genere.

Alla fine, però, a chi vive con le finestre affacciate sul campetto, i ragazzi che giocano a basket e le luci accese fino a tardi, danno più fastidio. E la ristrutturazione del campetto, con tanto di illuminazione, ha aumentato loro i problemi.

I residenti che protestano sono una ventina.

Da tempo scrivono email al Comune, almeno un paio negli ultimi mesi (a settembre e a novembre scorsi), chiedendo un regolamento di utilizzo del campo che consenta anche a loro di vivere senza disagi.

In questi giorni, peraltro, è in corso un’ulteriore raccolta di firme. Con l’intenzione di fare ulteriori passi, non meglio identificati.

Due email per chiedere un regolamento d’uso

Già a settembre i firmatari della email lamentavano «le grosse problematiche poste in essere con il restyling del suddetto campo, inerenti all’illuminazione, la mancanza di regolamentazione, il continuo ed ossessivo rumore senza limiti di orario».

E a novembre 2021 scrivono una nuova email al sindaco: «Dopo la nostra email di settembre è avvenuto lo spegnimento dell’intrusivo impianto illuminante alle ore 22 e l’apposizione sui pali di due foglietti volanti in formato A4 con il regolamento recante gli orari (9-22) ed i comportamenti cui i fruitori devono attenersi, compreso quello dell’Amministrazione: “che declina ogni responsabilità in merito all’uso improprio della struttura ricreativa non custodita”».

«Ora, a distanza di un mese (a novembre, ndr), da queste “misure” la situazione è nuovamente tornata la medesima. Le torri faro, che come già precedentemente esposto, in più maniere, illuminano e disturbano l’interno delle abitazioni, sono tornate ad accendersi fino alle ore 24, dando così modo ai giocatori di fruire indisturbati e liberamente di detto campo sino a tale ora e talvolta anche oltre».

«Si fa presente che l’attività sportiva ha spesso inizio alle ore 8 e perdura ininterrottamente per l’intera giornata con bivacchi, urla, musica, schiamazzi e il rimbalzare rumoroso ed incessante del palleggiamento a terra e quello dello sbattere violento ed esasperante sui tabelloni dei canestri. Un sottofondo insopportabile che supera addirittura la barriera delle finestre chiuse».

E proseguono: «In aperto contrasto con quanto riportato nel regolamento, l’area videosorvegliata è sottoposta a sanzioni in caso di inosservanza delle norme relative alle attività rumorose, anche se non si comprende però da parte di chi, se il Comune declina ogni responsabilità rispetto ad un uso improprio del campo».

«Infatti, ad una richiesta di intervento la Polizia Municipale ha risposto di non essere competente».

I firmatari chiedono quindi di porre rimedio: «Si tratta di un impianto sportivo di libero accesso che con la sua ubicazione a confine e vicino ai fabbricati di civile abitazione, limita il godimento della proprietà privata, lede la libertà di una normale qualità di vita, l’equilibrio psico-fisico ed il rispetto dei residenti, in palese violazione del diritto alla quiete pubblica».

«Non sono state previste misure di contenimento illuminotecnico né quelle dell’inquinamento fonico. Anzi, sono state espiantate piante di alto fusto sui confini, che fungevano almeno da barriera visiva causando, altresì, con la loro estirpazione il cedimento dei muri di recinzione privati, dove a meno di 50 cm sono stati impiantati torri faro alte 10 mt e pali per reggere una maglia a rete di protezione, altrettanto alta, che non impedisce, comunque, l’accesso dei giocatori alle proprietà altrui per recuperare i palloni».

«Una struttura pubblica così turbativa ed inconciliabile all’interno di un’area verde e di un quieto contesto esclusivamente abitativo, non trova uguali in città. Alla luce di quanto nuovamente esposto, chiediamo che vengano posti in essere seri e reali provvedimenti e controlli, in ordine a quanto riportato nel vostro regolamento, ponendo parzialmente fine all’intollerabile disagio provocato a quanti hanno avuto la sfortuna di trovarsi un campo di basket all’interno delle mura domestiche».

 

 

 

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