Omicidio di via della Pace, condanna a 10 anni | MaremmaOggi Skip to content

Omicidio di via della Pace, condanna a 10 anni

La sera della sparatoria in via della Pace rimase ferito al collo da un colpo di pistola: ora non si trova
L'auto finita contro il palo della luce la sera dell'omicidio di via della Pace
L’auto finita contro il palo della luce la sera dell’omicidio di via della Pace

GROSSETO. La sera del 23 dicembre 2019, in via della Pace a Grosseto, Edikson Bernard Genao sparò e uccide Omar Sar. Ma ferì anche gravemente Mor Talla Diop, senegalese di 42 anni, residente nel bresciano che insieme a Sar, a Khadim Diakhate, a Diego Fernardo Rosero Lopez e a Alioun Fall era arrivato a Grosseto per consegnare cocaina al giovane dj dominicano, che per l’omicidio e lo spaccio sta scontando una condanna a 17 anni.

Il quarantaduenne, difeso dall’avvocata Federica Ambrogi, è stato condannato questa mattina a 10 anni di carcere e al pagamento di 49.000 euro. Era accusato di spaccio e rapina aggravata. I sostituti procuratori Anna Pensabene e Giovanni De Marco avevano chiesto una condanna a 11 anni e 180.000 euro di multa.

Il collegio, presieduto da Laura Di Girolamo (giudici Marco Bilisari e Andrea Stramenga), ha assolto l’uomo dal porto d’armi abusivo.

Rapina finita nel sangue

L’uomo era accusato di rapina: secondo il racconto di Edikson Bernard Genao, il quarantenne senegalese, insieme al trentatreenne morto alle Scotte di Siena la vigilia di Natale, voleva rapinarlo. Era in corso una trattativa per piazzare un certo quantitativo di cocaina, ma i due, che avevano con sé soldi falsi, avrebbero tirato fuori le pistole e minacciato il ventinovenne dominicano che, dopo aver disarmato Diop, ha fatto fuoco con una pistola 6.35.

Diop era stato colpito al collo da un proiettile: dopo essere stato soccorso poco lontano dal Sacro Cuore era stato portato all’ospedale Misericordia. Agli uomini della mobile aveva raccontato di non sapere nulla della cocaina: una tesi questa che non sarebbe stata ritenuta credibile da parte degli investigatori. Secondo la ricostruzione della squadra mobile, l’uomo avrebbe saputo cosa sarebbe successo nell’appartamento di via della Pace, dove era arrivato da Brescia insieme a Omar Sar.

I due senegalesi avrebbero dovuto consegnare 2,2 chili di cocaina al dj sudamericano ma a un certo punto sarebbe spuntata una pistola con la quale avrebbero minacciato Bernard Genao.

«L’accusa si basa esclusivamente sulla versione dei fatti resa dal vero protagonista della vicenda – ha scritto l’avvocata Ambrogi nella sua memoria difensiva – Secondo l’accusa il sudamericano avrebbe disarmato Diop che insieme a Sar si sarebbe impossessato della cocaina e avrebbe poi utilizzato quella pistola per fare fuoco. Raggiunta l’auto dei rapinatori però, Genao non avrebbe trovato la cocaina ma solo banconote, molte delle quali contraffatte».

È questa la ricostruzione fatta dalla squadra mobile, che ha svolto le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Giovanni De Marco e Giampaolo Melchionna. «Ma non c’è traccia della cocaina che sarebbe stata oggetto di cessione – scrive l’avvocata – tanto che l’accusa immagina di poter applicare il caso della “droga parlata” proprio perché non si può disquisire di “droga vista”, tantomeno di “droga toccata”». La “droga parlata”, è quella a cui si fa riferimento nelle intercettazioni. «Ma in questa indagine non ci sono intercettazioni – aggiunge – e ci si vorrebbe affidare solo alle dichiarazioni di un imputato, anche di omicidio, che tenta di alleggerire la propria posizione».  A casa di Bernard Genao erano stati trovati 55,5 grammi di cocaina.

C’è poi la questione della pistola, la 6.35 che Genao utilizzò per sparare e uccidere Omar Sar e ferire Talla Mor Diop. Pistola che non è mai stata trovata: il sudamericano, durante la fuga verso la Spagna, ha spiegato di essersene disfatto gettandola lungo l’Aurelia. «Neppure dell’effettivo possesso della pistola da parte del Diop esiste certezza – scrive ancora Federica Ambrogi nella memoria difensiva – Genao era ben in grado di difendersi da solo dalla scacciacani che impugnava Omar Sar perché aveva una pistola vera in mano».

E infatti, sul punto della pistola, il tribunale ha assolto il senegalese  perché il fatto non sussiste. Talla Mor Diop ora è ricercato: una volta uscito dal carcere, si è reso irreperibile. Il tribunale, una volta scontata la condanna, ha anche disposto la sua espulsione dall’Italia.

 

 

 

 

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