Omicidio di Riotorto: «Adriana ha agito con crudeltà» | MaremmaOggi Skip to content

Omicidio di Riotorto: «Adriana ha agito con crudeltà»

Secondo i giudici livornesi Adriana Pereira Gomes avrebbe ucciso Maria Simonetta Gaggioli per motivi economici avvelenandola con i farmaci
La rimozione del cadavere di Maria Simonetta Gaggioli
La rimozione della salma della donna

FOLLONICA. La carcassa di un piccolo cinghiale e un sacco a pelo. Entrambi in un fosso che corre lungo la statale Aurelia, all’altezza di Poggio alle Forche, nel  comune di Piombino. Sono le 7,30 del mattino del 3 agosto 2019, quando un uomo di origini nigeriane che vive poco distante da quel punto fa una scoperta terribile. Sotto al ciglio della strada, accanto al cinghiale morto, c’era il cadavere di una donna, Maria Simonetta Gaggioli.

Il nigeriano fermò un uomo con lo scooter chiedendogli di chiamare i carabinieri. Il corpo di Maria Simonetta era in avanzato stato di decomposizione ed era avvolto in un lenzuolo. Non indossava la dentiera e aveva addosso ancora la camicia da notte bianca e un orologio grigio al polso. La sua scomparsa era stata denunciata dal figlio, Filippo Andreani, la sera prima.

Per l’omicidio di Maria Simonetta Gaggioli, il collegio, composto dalla presidente Tiziana Pasquali e dal giudice a latere Matteo Bagnoli, ha  condannato a 24 anni la nuora Adriana Pereira Gomes, accusata anche di occultamento di cadavere. Il figlio della donna, che aveva utilizzato il bancomat della madre scomparsa, è stato condannato a un anno di reclusione.

La scomparsa della donna

Maria Simonetta Gaggioli, la sera del 26 luglio 2019, parlò per l’ultima volta al telefono con le sue amiche. Aveva fissato con una di loro per andare al mare  e avrebbe dovuto portare con sé i suoi tre nipoti, figli di Filippo e della moglie Adriana Pereira Gomes, che erano andati a vivere con lei nell’appartamento di Riotorto da qualche tempo. Filippo non lavorava, lo stesso Adriana.

Dal giorno successivo però, né le amiche e nemmeno i parenti riuscirono più a mettersi in contatto con lei, tanto che alla fine fu un nipote di Maria Simonetta a costringere Andreani a sporgere denuncia ai carabinieri.

Adriana però, il 29 luglio era in quella piazzola lungo l’Aurelia, che camminava avanti e indietro. L’aveva vista un automobilista che – il giorno del ritrovamento del cadavere – andò a dirlo ai carabinieri. La donna era arrivata fin lì a bordo della Fiat Punto, ma poi era rimasta a piedi. Ed era andato il compagno con un amico a recuperarla prima di chiamare il carroattrezzi per far rimuovere l’auto.

La confessione di Adriana

Nell’aula del tribunale dove si è svolto il processo per omicidio e occultamento di cadavere a carico della nuora di Maria Simonetta Gaggioli, è stata ascoltata l’intercettazione ambientale registrata la sera del 3 agosto nella caserma dei carabinieri di Livorno. È Adriana a dire a Filippo che sua madre è stata trovata morta proprio lì dove le si era fermata l’auto. «Alla luce di quanto succederà di lì a poco, quando la Pereira Gomes confesserà di aver occultato il cadavere della Gaggioli – scrivono i giudici nella motivazione della sentenza –  è certo che I ‘imputata, nel corso di tutta la conversazione, ha spudoratamente mentito all’Andreani, il cui stupore e la cui disperazione (la Corte ha ascoltato l’audio della conversazione) appaiono invece effettivamente sinceri».

Andreani viene interrogato come indagato: spiega che si voleva trasferire in Brasile con compagna e figli per iniziare una nuova vita, che Adriana aveva lavorato fino a metà luglio, che erano in situazioni economiche pessime, che avevano dovuto dormire in macchina. Nell ‘ultimo periodo c’ erano state discussioni con la madre per il fatto che erano ospiti in casa sua.

Adriana con la suocera Maria Simonetta
Adriana con la suocera Maria Simonetta

La stessa sera, Adriana viene perquisita e e in una taschina della sua borsa vengono rinvenuti due blister vuoti da 10 compresse da 0,25 mg ciascuno del farmaco Xanax. Farmaco che sua suocera assumeva regolarmente.

È stata Adriana, nel corso del dibattimento, a raccontare che la sera prima aveva preso un caffè con la suocera. Subito dopo, la settantaseienne si sarebbe sentita male e la donna si sarebbe accorta che non respirava più. Versione questa, che in aula non ha riconfermato. «In dibattimento, ha candidamente ammesso di aver detto un’altra bugia  – si legge nelle motivazioni – allorché dichiarò che quella notte la Gaggioli le disse che, se le fosse successo qualcosa, avrebbe voluto essere portata al cimitero di Follonica vicino al marito: durante l’esame del 16 giugno 2021, per la prima volta, ha negato che tutto ciò sia successo e (verosimilmente avendo concordato la versione con l’Andreani) ha affermato di aver deciso di occultare il cadavere presa dal panico per la possibilità che i figli le fossero portati via dal Tribunale per i minorenni».

Uccisa con i farmaci che assumeva

Maria Simonetta Gaggioli è morta a causa del Duotens, il farmaco per l’ipertensione, assunto in un cocktail micidiale con lo Xanax. Ma Maria Simonetta, secondo i giudici della corte d’assise di Livorno, non si sarebbe mai suicidata. «Lo hanno sostenuto anche gli amici e i parenti – scrivono i giudici nella motivazione – spiegando come la donna fosse attaccata ai nipoti, quanto si preoccupasse per loro, di come non li avrebbe mai lasciati, e, in generale, di quanto si sentisse indispensabile per l’intera famiglia (cui, nei fatti, forniva sostentamento). La Gaggioli aveva una vita sociale attiva, aveva amiche ed amici con cui si incontrava regolarmente, per andare con loro al mare, per giocare a carte o intrattenendosi in altro modo. Aveva addirittura pianificato una serie di attività per i giorni successivi agli eventi».

Per il tribunale, l’unica ricostruzione plausibile è che la Pereira Gomes abbia somministrato alla Gaggioli i farmaci che si sono rivelati letali, sciogliendoli nella bevanda calda che le ha dato da bere dopo il rientro a casa e dopo che l’Andreani e i bambini si erano addormentati in camera. Nello stomaco della donna infatti, non sono state trovate le capsule che contengono il farmaco. La sostanza quindi, sarebbe stata sciolta nel caffè, fatto bere poi dalla vittima.

«La Pereira — ce lo ha raccontato lei stessa, pur cambiando versione parecchie volte, come emerge chiaramente dalle puntuali contestazioni mosse dal pm — la mattina (o forse già durante la notte) si accorge che la Gaggioli prima respira male, si sente male, e poi non respira più – si legge nelle motivazioni – Mentre si rende conto che la donna sta male e sta addirittura morendo, si guarda bene dal chiamare aiuto, di avvertire il compagno, di telefonare al 118, ed anzi aspetta — lucidamente — la morte della donna. Magari sarebbe stato sufficiente chiamare l’ambulanza e forse la vittima si sarebbe salvata. Dopodiché, invece di avvertire Filippo, decide di trascinare il cadavere sotto il lettino della camerina dei bambini e di far sparire cellulare, borsa e gli effetti personali. Non prima, però, di aver sottratto il bancomat dal portafoglio. Decide quindi — si deve presumere: durante la notte — di dissimulare la morte della vittima, facendone sparire il cadavere».

Il movente

Adriana avrebbe ucciso Maria Simonetta Gaggioli e ne avrebbe occultato il cadavere per i tanti dissidi che si creavano in famiglia per le questioni economiche. La famiglia di Maria Simonetta era una famiglia benestante  ma piano piano, i conti si erano prosciugati, le case erano state vendute e le difficoltà si erano presentate. «Alla fine, la situazione economica della Gaggioli è precipitata – scrivono i giudici – La pensione, con cui aveva la possibilità di vivere dignitosamente, veniva erosa dai finanziamenti che la donna aveva contratto, tanto che a un certo punto la donna non è più riuscita a pagare l’affitto dell’abitazione in cui viveva a Follonica con la famiglia del figlio».

C’era poi la preoccupazione per i figli piccoli della coppia, oltre alle liti continue tra Adriana e Filippo, gelosissimo della moglie che a volte aveva rapporti con altri uomini.

C’era poi il bisogno di Adriana di trovare i soldi per andare in Brasile. Progetto questo, che a Maria Simonetta non andava giù. «Non c’è dubbio, peraltro, che la coppia (o forse solo la Pereira) avesse necessità di denaro anche impellente, in primis per comprare i biglietti aerei per il Brasile – scrivono i giudici – E pacifico, infatti, che i due si sono recati (almeno in due occasioni) presso agenzie di viaggio della zona per ottenere preventivi per biglietti aerei per il Brasile. La volontà di trasferirsi in Brasile è stata più volte ribadita anche in sede di esame dibattimentale. Andreani era, infatti, disoccupato e la Pereira aveva lasciato il lavoro part time a Tirrenia (risulta che nelle occasioni in cui si recava al lavoro, dormiva in auto con l’ Andreani)».

Dall’appartamento erano spariti anche ori e preziosi che secondo i giudici sono stati presi da Adriana.

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