«O fai sesso con me o rispedisco le nostre figlie all'estero» Skip to content

«O fai sesso con me o rispedisco le nostre figlie all’estero»

Maltrattata per anni e violentata: il marito sarà processato. Si faceva consegnare i soldi guadagnati dalla donna minacciandola di ucciderla
Il tribunale di Grosseto

MONTE AMIATA. Costretta a subire rapporti sessuali, minacciata di morte se non consegnava al marito le somme che guadagnava a lavorare, picchiata e umiliata. «Non capisci nulla, devi stare solo in cucina», le ripeteva spesso. Insieme alla minaccia di non far venire in Italia le loro figlie o di rispedirle nel loro Paese d’origine. 

Per questo un uomo di 48 anni, originario della Tunisia, sarà processato: lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari Sergio Compagnucci. L’uomo, difeso dall’avvocato Marco Biagioli, è accusato di maltrattamenti e violenza sessuale

Anni di soprusi e minacce

Quando si arrabbiava e litigava con la moglie, spaccava oggetti e mobili anche di fronte alle due figlie della coppia. Senza curarsi della loro presenza, senza nemmeno porsi il problema del trauma che avrebbe causato loro. 

Per anni, la donna ha subito i suoi atteggiamenti da marito-padrone. Si faceva consegnare i soldi che la donna guadagnava lavorando, minacciandola di ucciderla o di portare le loro figlie in Tunisia. Tanto che, a febbraio dell’anno scorso, aveva anche preso i passaporti delle due ragazze. 

La donna non poteva avere un momento per sé, non poteva uscire, non poteva fare nulla che potesse renderla felice. E in più, la costringeva a subire rapporti sessuali, sempre minacciandola che avrebbe fatto tornare le loro figlie in Tunisia. Violentata più volte, alla fine di febbraio dell’anno scorso la donna è riuscita a scappare, nonostante che il marito fosse riuscito a immobilizzarla sul letto. Era scappata fuori di casa e aveva chiesto aiuto a un passante perché il quarantottenne le aveva strappato dalle mani il telefono, per evitare che desse l’allarme. 

Quella sera però, la donna, che si era più volte rivolta alle forze dell’ordine, era riuscita a mettere la parola fine alla loro relazione. Era poi andata via da casa, insieme alle figlie, trovando rifugio in una struttura protetta. 

La donna e le due figlie della coppia, assistite dall’avvocata Stefania Vichi del foro di Siena, si sono costituite parte civile al processo. 

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