Maltrattamenti nella rsa: l'allarme partito dall'istituto | MaremmaOggi Skip to content

Maltrattamenti nella rsa: l’allarme partito dall’istituto

È stata la presidenza del Falusi a contattare i carabinieri e a dare il via alle indagini: l’operatore è ai domiciliari, sospeso dal lavoro. La presidente: «La nostra è una struttura sana, ci tuteleremo in ogni sede»
L’istituto Falusi di Massa Marittima

MASSA MARITTIMA. Quattro anziani, non autosufficienti, affetti da demenza senile. Che fortunatamente non avrebbero subito danni permanenti a seguito dei maltrattamenti ai quali sarebbero stati sottoposti. E un istituto, il Falusi di Massa Marittima appunto, che ha avuto un ruolo centrale nell’indagine dei carabinieri della compagnia di Follonica, che ha portato ai domiciliari Alessandro Bernardini, 36 anni, operatore socio sanitario che si sarebbe dovuto occupare dell’assistenza degli ospiti non autosufficienti. 

E che ora è invece accusato di maltrattamenti in famiglia ed è stato posto agli arresti domiciliari. Sospeso dal lavoro, al momento. 

L’indagine cominciata dalla segnalazione del Falusi

È stato l’istituto Falusi a dare il via alle indagini che hanno portato all’arresto del trentaseienne, dopo una giornata di formazione organizzata lo scorso ottobre e dedicata appunto al tema della psicologia sociale maligna, che si occupa proprio delle interazioni svalutanti nelle relazioni di cura.

Un operatore, una volta terminato il corso, aveva infatti segnalato alla direzione dell’istituto, il comportamento tenuto il giorno prima dal suo collega. Un episodio al quale l’operatore aveva assistito e che, dopo aver partecipato al corso, aveva ritenuto quantomeno non adatto all’ambiente in cui si era verificato. 

Il direttore del Falusi, aveva subito avvisato i carabinieri, dando così il via alle indagini.

«L’istituto ha operato nella massima professionalità e correttezza – dice il sindaco di Massa Marittima Marcello Giuntini – Per la nostra città, il Falusi è un simbolo, è un’istituzione al quale i cittadini sono molto legati. Ci teniamo in maniera particolare così come tutta la comunità. Queste cose purtroppo possono accadere, non è  un caso isolato: ringrazio le forze dell’ordine per il lavoro svolto». 

Le rassicurazioni del Falusi: «Il nostro un istituto aperto»

Francesca Mucci, presidente del consiglio di amministrazione e il direttore Renato Vanni, si sono trovati per la prima volta a dover affrontare una vicenda che ha scosso tutto l’istituto. Che ha scosso gli operatori, gli ospiti, i loro familiari. 

«Vogliamo rassicurarli perché la situazione all’interno dell’istituto è sempre stata e sempre sarà seguita – dicono – I familiari dei nostri ospiti prima di firmare un contratto con noi, ci danno una stretta di mano e il ruolo e l’importanza della qualità e dell’accoglienza sono il nostro primo obiettivo».

Le quattro vittime, per fortuna, stanno bene. «Hanno vissuto in maniera inconsapevole questi episodi – dice Vanni – sono tutti affetti da demenza senile e la malattia li porta a resettare i ricordi velocemente. Questa però non è un’attenuante, anzi. Noi non siamo potuti intervenire, quando abbiamo saputo di quell’episodio, proprio per permettere il regolare svolgimento delle indagini». 

Indagini che sono andate avanti mesi e che si sono avvalse anche delle intercettazioni ambientali disposte dalla procura.

Garantita la sicurezza degli ospiti

La sicurezza di tutti gli ospiti, è stata garantita proprio dalla “presenza” degli occhi elettronici dei carabinieri. «Non ci sono mai stati casi in cui gli anziani siano stati in pericolo – aggiunge Vanni – altrimenti i carabinieri sarebbero intervenuti». Parole offensive, soprattutto, ma anche atti denigratori e qualche volta aggressioni fisiche. 

Sono queste le accuse mosse a Bernardini, dipendente di una cooperativa che lavora per il Falusi. L’uomo nei prossimi giorni sarà interrogato dal gip.

«Gli operatori lavorano sempre in coppia – spiega Vanni – hanno un coordinatore e ogni giorno devono fare un report. Tutto questo perché quello che ci interessa è la sicurezza dei nostri ospiti. Il nostro è un istituto aperto, dove i familiari entrano quando vogliono. Abbiamo 62 ospiti e una 50 di dipendenti, tra quelli diretti e quelli delle cooperative che lavorano per noi. Sia gli utenti che i familiari, in questa circostanza, ci hanno dimostrato vicinanza, così come hanno fatto i dipendenti. Purtroppo questa cosa è successa e ora aspettiamo l’evolversi dell’indagine, dopodiché, ci tuteleremo anche in sede giudiziaria». 

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