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L’ultimo saluto a Riccardo Lari sulle note dei Nomadi

Tutta Castiglione ai funerali del volontario della Vab, scomparso a 47 anni. Sirene delle camionette e la canzone “Io vagabondo” prima della sepoltura – Il video e la fotogallery

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Tutta Castiglione ha salutato Riccardo Lari, il volontario della Vab scomparso a 47 anni. Una folla commossa ha partecipato alla funzione religiosa nel salone San Francesco della chiesa Santa Maria Goretti, alla presenza di molte associazioni cittadine.

Nel piazzale antistante la chiesa le camionette della Vab, con la sezione di Castiglione di cui Lari era socio fondatore, e della Racchetta. E ancora gli stendardi del Palio marinaro (Riccardo era il capitano della Piazza) e anche tante fatine di Insieme in Rosa.

Sul feretro, trasportato dalle onoranze funebri Zazzeri, la bandiera della Vab e l’elmetto d’ordinanza, una maglia della Juventus di cui “Lillo” era tifosissimo e un fazzoletto della Piazza.

L’omelia toccante di don Paolo Gentili

La funzione del parroco di Castiglione, don Paolo Gentili, ha toccato tutti presenti, soprattutto quando ha letto uno stralcio di un racconto di un volontario Vab, che proprio Lari aveva riproposto più volte nella sua pagina: «Chi si dona agli altri ha già vinto – ha detto don Paolo – e Riccardo è un vincitore».

Il racconto del volontario antincendio

Ecco il racconto del volontario.

«L’incendio del volontario, vorrei che lo capiate cosa è un volontario. Stai facendo il tuo turno AIB, hai lasciato i tuoi impegni, il tuo lavoro e la tua famiglia, per essere li, con i tuoi fratelli volontari e, invece di essere al mare a cazzeggiare, se li a sudare dentro una divisa, a fare chilometri dentro un mezzo scomodo e caldo.

Che sia tu a vedere l’incendio o che qualcun altro te lo segnali è indifferente, quando è il momento di intervenire l’adrenalina comincia a salire, il cuore batte forte e il respiro accelera.

Chi guida impazzisce per trovare la strada più veloce e sicura per arrivare più velocemente possibile sul fronte del fuoco, il capo squadra sta litigando con due radio e il cellulare perché le sale operative, le sale radio e chiunque si senta un minimo responsabile deve sapere in maniera tempestiva anche quante volte ci puliamo il naso e, chi sta dietro, comincia a prepararsi, indossa la giacca, prepara il casco e i guanti e, nel frattempo, l’autista riesce a prendere tutte le buche possibili e immaginabili, comprese quelle che ancora non esistono… e li dentro sembra di essere una pallina del flipper!

Ti sei avvicinato, ormai la colonna di fumo è netta, visibile ed inequivocabile: c’è quell’attimo di silenzio che avvolge tutti, tutti concentrati ad osservare la situazione per capire quanto sia grave, quanto sia grande l’incendio.

Finalmente l’orizzonte si apre, lo vedi li, proprio di fronte a te, il fronte fuoco è vasto, le fiamme sono alte e il vento soffia forte e teso… e poi ti accorgi che il fuoco ha superato anche la cima della collina quindi i fronti sono almeno due.

Il silenzio s’interrompe di colpo. Il capo squadra prima strilla le solite raccomandazioni, poi strilla per radio che serve ausilio immediato di altre associazioni, e come sempre la risposta sarà: “Mi fai un via filo in sala?”, “Ma la radio cosa ce l’avete data a fare?”

Finalmente il fenomeno dell’autista ci porta fronte fuoco, tutti a terra, si accende il modulo, si srotola il naspo, e l’acqua comincia a correre, intorno a te il crepitio delle fiamme, il vento, il rumore dei motori del mezzo e del modulo, il casco che ovatta tutto, e poi fa caldo, il sole picchia, le fiamme ti circondano e a terra c’è tanta brace, senti la stanchezza che ti schiaccia, e nonostante tu sia un volontario e potresti anche fermarti e aspettare, non molli, sei li in prima linea, e sai che il benessere di altri dipende anche da quello che stai facendo tu.

Ti ricordi delle nozioni imparate durante i corsi, delle accortezze insegnate dagli anziani, dei trucchetti di chi è del mestiere, sei attento anche se ogni tanto prendi qualche piccolo rischio.

Arrivano le altre squadre in ausilio, arrivano tutte insieme, una colonna di mezzi e persone che accorrono, e per te che sei sul fronte già da un po’ sembra che sia arrivato il settimo cavalleggeri.

Ognuno si prende una fetta del fuoco ed a quel punto non esistono più nomi, associazioni, divise, esiste solo una grande famiglia che combatte il nemico comune.

Da dietro senti qualcuno che strilla “Elicottero”. Alzi lo sguardo ed è sopra di te, è arrivato anche lui e sta già scaricando i suoi 800 litri d’acqua, ma ormai l’unica cosa che puoi fare è lanciarti a terra ed aspettare l’impatto, ti da la sensazione di un gavettone mentre dormi, arriva pesante, violento ma passa in fretta, e tu sei ormai zuppo, infangato, controlli te e i tuoi fratelli che stiano tutti bene, e mentre il caposquadra “bestemmia” per radio per il gavettone ricevuto, tu riprendi il naspo e ricominci da dove avevi lasciato.

L’armonia e la collaborazione di quei momenti raggiungono dei livelli incalcolabili, tutti aiutano tutti, non esiste nessuno che viene lasciato da solo e tu sei sempre li, il cuore che batte a mille, e mille sono gli occhi che ti sono spuntati perché devi stare attento a tutto quello che ti circonda, tu guardi i tuoi fratelli e loro guardano te.

Dopo ore l’incendio viene estinto, si tolgono i caschi, si alleggerisce l’attrezzatura ed il vestiario, si prende una boccata d’aria “fresca”, finalmente si possono anche scambiare quattro chiacchiere con gli altri volontari, si sorride per gli episodi buffi successi. Si ripone il materiale e si torna in sede, sudati, puzzolenti e sporchi, pronti per un altro intervento.

Sono più divertenti le giornate al mare, il lavoro per quanto soddisfacente è indispensabile, la famiglia non si tocca, ma niente è paragonabile alle emozioni e alla soddisfazione che ti può dare una giornata da Volontario».

I ringraziamenti della famiglia e le parole del fratello Daniele

«Posso solo ringraziare tutta Castiglione e chi è venuto a rendere omaggio al nostro Riccardo – ha detto Daniele in chiesa – sono sicuro che gli ha fatto tanto piacere, come a noi».

Poi la bara è passata davanti al picchetto d’onore nel piazzale della chiesa, fra due ali composte dai volontari e dai rappresentanti delle associazioni, scortata dai labari del Palio con in testa quello della Piazza.

Il suono delle sirene e la canzone dei Nomadi “Io vagabondo (che non sono altro)” hanno salutato per l’ultima volta Riccardo, tumulato nel cimitero cittadino.

 

 

 

Autore

  • Giornalista di MaremmaOggi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni in un quotidiano. E da allora non mi sono mai fermato, collaborando con molte testate: sport, cronaca, politica, l’importante è esagerare! Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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