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«L’Europa affonda i pescherecci», protesta all’Argentario

Coldiretti Toscana: «Contro le nuove politiche Ue che vogliono vietare la pesca a strascico e tagliare le aree di pesca»
Pescherecci a Porto Santo Stefano
Pescherecci a Porto Santo Stefano

PORTO SANTO STEFANO. I pescherecci suoneranno sirene e clacson in segno di protesta. Nella mattina di oggi 6 maggio, dalle 10, in Toscana la manifestazione sarà condivisa anche dal porto di Viareggio.

«Contro le nuove politiche Ue che vogliono vietare la pesca a strascico e tagliare le aree di pesca» dice Coldiretti Toscana. Così scendono in piazza le marinerie italiane con varie iniziative nei porti per far sentire la propria voce di dissenso rispetto alle politiche che ha intenzione di imprimere l’Europa.

Nei principali scali italiani i pescherecci suoneranno all’unisono le sirene in segno di protesta. In Toscana la protesta interessa Porto Santo Stefano e il porto di Viareggio (Lucca). Ma diverse iniziative sono in programma anche in altri scali, in vista della giornata dell’Europa che si celebra il 9 maggio. È stato varato anche l’hashtag #SOS_EU_Fishing: seguirà l’ondata di manifestazione.

Un settore a rischio

Coldiretti racconta di un settore prezioso quanto delicato. «Solo in Toscana il settore della pesca a strascico vale 30 milioni di euro – dice l’associazione – il 60% dell’intero fatturato sviluppato dalla pesca in regione». I pescatori di Coldiretti Impresapesca che hanno avviato la protesta lanciano un allarme che rimbalza nei porti lungo tutta la penisola con l’obiettivo di far arrivare la protesta a Bruxelles e al commissario alla pesca ed all’ambiente Virginijus Sinkevicius.

«La misura più dirompente proposta dall’Ue – sottolinea Coldiretti Impresapesca – è il divieto del sistema di pesca a strascico che rappresenta in termini di produzione ben il 65% del pescato nazionale, operando di media non più di 130 giorni all’anno».

«Le nuove linee prevedono anche la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali – denuncia Coldiretti Impresapesca – con scadenze ravvicinate nel 2024, nel 2027 per concludersi nel 2030».

La manovra non terrebbe in conto di quanto invece è già stato fatto

L’associazione bolla queste scelte come frutto di un “estremismo ambientalista”. «Lontano dalla logica, che non tiene conto, peraltro, di quanto già promosso dalla stessa Unione europea sul fronte della tutela degli stock, con le norme di contenimento dello sforzo di pesca nel Mediterraneo – dice Coldiretti Impresapesca – in particolare per Adriatico e West-Med, avviate nel 2019 e seguite dai pescherecci italiani, che, a detta della stessa Commissione, cominciano a dare risultati positivi sulla conservazione delle risorse ittiche. Un risultato raggiunto grazie ai sacrifici delle marinerie italiane».
«Sacrifici che vengono ora di fatto cancellati – dice l’associazione -mentre le stesse regole non vengono seguite dai pescherecci dei Paesi extraUe che si affacciano sul Mediterraneo, liberi di fatto di pescare anche più di prima approfittando delle restrizioni a cui sono obbligate quelle nazionali.
 

L’italia rischia di perdere un’importante fetta di pescato

«L’eliminazione della pesca a strascico senza che siano state peraltro previste risorse adeguate alla riconversione significa per l’Italia – calcola Coldiretti Impresapesca – la rinuncia ai 2/3 del pescato nazionale. Aggravando ulteriormente una situazione che nel 2022 ha visto arrivare in supermercati e ristoranti del nostro Paese oltre 1 miliardo di chili di prodotto straniero tra fresco e trasformato, pronto spesso per essere servito come tricolore nei ristoranti».
 

L’emergenza climatica non aiuta: scomparse il 33% delle imprese

 
Anche gli effetti combinati del surriscaldamento, dei cambiamenti climatici non aiutano. «Il risultato – spiega Coldiretti Impresapesca – è che nello spazio di un trentennio sono già scomparsi il 33% delle imprese e ben 18.000 posti di lavoro, con la flotta ridotta ad appena 12mila unità».
 

Il pesce in provetta

 
«E intanto bussa già alla porta il pesce in provetta – spiega Coldiretti Impresapesca – dalla Germania arrivano i primi bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare. Mentre negli Usa con un’abile strategia di marketing si stanno buttando sul sushi in provetta. La società tedesca Bluu Seafood impegnata nel progetto – conclude Coldiretti Impresapesca – promette di ricreare in laboratorio la carne di salmone atlantico, trota iridea e carpa partendo da cellule coltivate e arricchite di proteine vegetali».
 
Il business si apre a praterie grandi e inesplorate. «A livello globale – conclude Coldiretti – ogni persona consuma oltre 20 chili di pesce vero all’anno, mentre gli italiani ne mangiano circa 28 chili pro capite, sopra la media europea che è di 25 kg».
 

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