Le salme dei due fratelli torneranno in Albania | MaremmaOggi Skip to content

Le salme dei due fratelli torneranno in Albania

Sarà organizzata una piccola cerimonia funebre ad Arcille. «Mio cognato non aveva la patente, si era avvicinato al lavoro perché la strada era pericolosa»
Mersin e Aklen Myftarago
Da sinistra Mersin e Aklen Myftrago

SCANSANO. «Ci stanno dando una mano tutti, ci sono tutti vicini. Ora stiamo solo aspettando che ci diano il nullaosta per salutare Mersin e Aklen. Poi ci saranno i funerali, anche ad Arcille. Dopo però, li riporteremo in Albania». È rotta dal dolore la voce di Migert Kacabumi, cognato di Mersin Myftarago, morto insieme al fratello Aklen  nel terribile incidente avvenuto sabato 2 aprile sulla provinciale Scansanese.

Il lavoro, la famiglia e un altro bambino in arrivo

La tragedia che ha colpito la famiglia di Mersin e Aklen è la tragedia di due donne che hanno visto i loro mariti andarsene una mattina all’alba per raggiungere il posto di lavoro e non tornare più. «Mersin non aveva la patente – ricorda il cognato – non l’aveva mai presa e per questo da Pancole si era trasferito ad Arcille, così come Aklen. Lavoravano nella stessa azienda anche per questo, per andare insieme e per percorrere una strada meno pericolosa rispetto a quella sulla quale erano costretti a viaggiare da Scansano».

Sabato mattina, dopo il terribile schianto, Migert è corso a Chessa, dove era appena successo l’incidente. Ha visto con i suoi occhi Mersin e Aklen, ha partecipato al riconoscimento.

Le salme dei due uomini sono ancora all’obitorio di Sterpeto: la sostituta procuratrice Valeria Lazzarini ha disposto l’autopsia. «Quando ci restituiranno le salme le riporteremo in Albania – dice Kacabumi – ma organizzeremo anche una piccola cerimonia di saluto qua, ad Arcille. Sono venute le maestre della scuola frequentata dai miei nipoti, è venuto don Marius. Tutti ci stanno aiutando e noi vogliamo ringraziare chi ora ci è vicino».

Mersin e Aklen vivevano ad Arcille da tre anni. Prima erano stati a Magliano, poi si erano trasferiti a Pancole. «Mersin non aveva mai voluto prendere la patente – dice ancora Migert – perché diceva che ormai aveva più di quarant’anni e pensava di non riuscirci». Sono piccoli frammenti di una quotidianità spazzata via dalla morte quella che ci regala il cognato del quarantaquattrenne morto sulla Scansanese.

«Si erano trasferiti per essere più vicini al lavoro e per evitare di dover percorrere ogni giorno tutta questa strada – aggiunge – e invece sono morti in questo modo».

Marsin ha lasciato tre figli di 14,12 e 10 anni, Aklen due bambini di 5 e due anni. «E uno è in arrivo – aggiunge – nascerà tra un mese». Un bambino che non conoscerà mai suo padre se non attraverso i racconti della mamma e dei parenti.

I due fratelli erano benvoluti da tutti, ad Arcille. «Erano lavoratori, erano persone perbene – aggiunge il cognato – e le persone che li conoscevano ora ci stanno dando una mano. Io vorrei ringraziare tutti: dal sindaco, all’assistente sociale, al parroco e a tutte le persone che ci sono vicine».

 

 

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