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La startup maremmana che cura le vigne ammalate – Il Video

Il grossetano Mario Guerrieri ha brevettato un prodotto contro il temibile “mal dell’esca”, che sta sperimentando anche in Maremma, da Mantellassi e Biondi Santi

GROSSETO. Chiunque abbia avuto a che fare con i vigneti lo conosce bene, perché attacca e, nella maggior parte dei casi, fa velocemente annichilire poi disseccare le viti. Il mal dell’esca, così si chiama la malattia causata da funghi e batteri patogeni che colonizzano e occludono i vasi linfatici della pianta, finora non aveva una “cura” ammessa ed efficace. 

Fino a oggi sono stati usati preparati che hanno dato effetti deludenti e che in molti casi sono risultati risultati tossici per l’uomo. Dunque, quando le viti vengono colpite, non resta che estirparle e bruciarle. Contro il mal dell’esca funziona più che altro la prevenzione, ma con esiti scarsi, dato che si sta diffondendo rapidamente e con gravi danni, nei vigneti di tutto il mondo. 

Ora le cose stanno cambiando grazie a una startup di recente costituzione, in parte anche maremmana, chiamata Escafix. È in fase sperimentale, ma sta dando grandi risultati in termini di recupero delle piante malate, che tornano a produrre uva di qualità.

Un grossetano nella startup 

Nel gruppo di studiosi che hanno messo a punto la pasta cicatrizzante Escafix, che pochi giorni fa ha ottenuto anche il brevetto europeo (dopo quello italiano ottenuto nel 2021), c’è un grossetano: Mario Guerrieri, 62 anni, agronomo tropicalista con 20 anni di esperienza in Africa.

È lui che ha immaginato il prodotto e la sua innovativa tecnologia. E che insieme ad altri due agronomi, Roberto Ercolani, di Tarquinia, e Alberto Passeri, direttore dell’azienda vitivinicola La Gerla di Montalcino, ha creato la startup,  mettendo a disposizione conoscenza e contatti, per fare in modo che i brevetti arrivassero alla fine di un percorso molto complicato.

Da sinistra, Guerrieri, Ercolani e Passeri
Da sinistra, Guerrieri, Ercolani e Passeri fondatori di Escafix srl

«Nel 2017 – racconta – ho avuto modo di approcciarmi a una tecnologia di nuovissima derivazione, di origine quantica. Che si basa, cioè, sull’interazione con i microrganismi, cosiddetti “competitor”. È questa la formulazione alla base del composto che poi è stato assemblato da Roberto Ercolani e che 4 anni dopo la prima intuizione è arrivato alla fondazione di una startup».

Tanto, infatti, è durata la fase di studio per passare dalla teoria alla pratica, nella quale è stato coinvolto anche il CREA (il Consiglio per la ricerca in agricoltura) di Arezzo. L’istituto ha avvalorato le precedenti ricerche dei tre esperti confermando e certificando gli eclatanti risultati ottenuti. Convincendo così il gruppo di lavoro ad avviare il percorso per il riconoscimento del brevetto, oltre a dare vita alla startup.

Un prodotto biologico, in commercio dal 2024

«Escafix è un prodotto registrato come biologico, atossico, che dunque può essere utilizzato anche nella viticoltura biologica», riprende Mario Guerrieri. «In questa fase lo stiamo sperimentando nelle aree di produzione del Brunello di Montalcino, del Chianti, del Morellino di Scansano, nelle denominazioni Soave e Valpolicella in Veneto, con l’idea di coinvolgere anche altre regioni italiane. Abbiamo, infatti, appurato che, applicando il protocollo Escafix, l’espansione della malattia nelle zone di sperimentazione si è abbassata dal 5% all’1.2%. Mentre l’ 85% delle viti già malate ritorna a produrre uva di qualità». 

La pasta cicatrizzante non guarisce la pianta, ma è in grado di stabilizzare la malattia e rendere di nuovo la vite produttiva. «Una volta individuate le viti colpite dal mal dell’esca, il loro tronco viene spaccato, viene tenuto divaricato con un  sasso, quindi spennellato con il prodotto», aggiunge Guerrieri, che in Maremma sta sperimentando Escafix nell’azienda Mantellassi e al Castello di Montepò – Biondi Santi.

La sperimentazione nella vigna e una vite trattata con Escafix, di nuovo produttiva
La sperimentazione nella vigna e una vite trattata con Escafix, di nuovo produttiva

Dati i risultati, il gruppo di lavoro ha avuto contatti con diverse multinazionali del settore dell’agrofarmaco, ma, riprende Guerrieri, «abbiamo declinato le offerte per motivi etici e abbiamo concluso un contratto con un grosso distributore europeo specializzato in viticoltura biologica. La commercializzazione partirà dal 2024».

Dal mal dell’esca ad altre malattie della vite

I risultati raggiunti con Escafix hanno indotto Guerrieri, Ercolani e Passeri ad aprire un altro filone di ricerca, con lo stesso approccio metodologico e lo stesso prodotto. Questa volta però unito a un booster, per combattere un’altra grave malattia della vite: la Flavescenza dorata.

La sperimentazione partirà quest’anno, in Veneto, in collaborazione con il Cnr di Napoli.

 

 

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